Quanti sport esistono in cui i cosiddetti normodotati giocano insieme ai cosiddetti disabili o diversamente abili? A me, ragazzi, non ne viene in mente nessuno. Anzi, no! Uno ce n’è! Si chiama Baskin, è una disciplina sportiva nata a Cremona poco più di quindici anni fa. E sapete in quale contesto? A scuola, attraverso la collaborazione tra genitori, professori di educazione fisica e di sostegno! Il Comune di Cremona lo ha patrocinato e sostenuto da subito, e nel 2006 è nata l’Associazione Baskin Onlus. Ma non solo il Baskin permette ai normodotati e ai portatori di disabilità di giocare nella stessa squadra, ma anche a maschi e femmine senza distinzione di sesso né di età.
In questo sport ogni giocatore marca e deve essere marcato da un avversario con le stesse competenze motorie, e in ogni squadra c’è un tutor-giocatore per i compagni che abbiano bisogno di un aiuto. La parola Baskin è l’unione di “basket” e “inclusivo”.
Il Baskin si gioca in un normale campo da basket, ma con diverse variazioni nella struttura. Ci sono infatti quattro aree di attacco/difesa, visto che alle due aree del tradizionale campo di basket, se ne aggiungono due più piccole che si trovano a metà dei lati più lunghi del campo e sono chiamate, appunto, aree laterali. Ogni area laterale ha due canestri di differente altezza, che aggiunti agli altri due nelle aree tradizionali (uno per ogni area) fanno un totale di ben sei canestri! Ogni squadra può fare canestro sia nell’area tradizionale che in quella laterale.
In campo ci sono sei giocatori, e un ruolo fondamentale lo riveste il pivot, persona di ridotte capacità motorie, che sosta nell’area laterale aspettando che un suo compagno vi entri per consegnargli la palla. Quando il pivot la riceve, tira verso uno dei due canestri laterali.
I ruoli sono cinque. Il ruolo 5 è coperto da chi ha ottime capacità motorie, mentre il ruolo 4 da chi ha buone capacità motorie ma scarsa familiarità col gioco del basket (può essere normodotato o disabile). Il ruolo 3 è ricoperto da un giocatore di limitate capacità motorie, che gli permettono comunque di correre fermando il palleggio, passando e tirando. I ruoli 1 e 2 sono i pivot di cui abbiamo parlato poco fa. I ruoli 3, 4 e 5 si muovono nel campo e tirano al canestro frontale oppure entrano nell’area laterale per dare la palla al pivot. Visto che uomini e donne giocano insieme, i ruoli 5 uomini non possono stoppare i ruoli 5 donne. La somma dei numeri dei ruoli in campo non può superare il totale di 23.
Una partita è suddivisa in quattro tempi di otto minuti ciascuno. Ogni ruolo 5 ha a disposizione tre tiri al massimo per tempo, mentre i giocatori di altri ruoli possono realizzare tre canestri a testa per tempo.
Per assegnare un ruolo ad un giocatore, si affrontano specifici test valutati da una commissione tecnica.
Per i fondatori del Baskin, l’ingegnere cremonese Antonio Bodini e l’insegnante di educazione fisica Fausto Capellini, è soltanto attraverso attività del genere che si può realizzare la vera integrazione. Inizialmente il Baskin era praticato nel cremonese e comunque in Lombardia in ambito scolastico. Ma rapidamente si è diffuso fuori dalle scuole, tanto che oggi sono più di 80 le società sportive che ne possiedono una squadra, e tra l’altro in tredici regioni della penisola: Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Trentino, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Lazio, Campania, Puglia e Sicilia.
Ma il Baskin ha superato presto i confini italici, tanto che lo si pratica anche in Francia, Spagna, Grecia e Lussemburgo. Ogni due anni si disputa il campionato italiano, e vengono organizzati tornei nazionali ed internazionali. È uno sport riconosciuto dal Comitato Italiano Paralimpico.
Dal percorso che questo sport ha compiuto in questi anni, si sono evidenziati dei vantaggi non solo per i diversamente abili, ma anche per i cosiddetti normodotati, i quali attraverso questa disciplina stanno imparando sempre meglio ad inserirsi e ad organizzare un gruppo composto da persone che hanno abilità fisiche e mentali differenti tra loro. Per fare questo, i normodotati sono chiamati ad allenare le proprie capacità comunicative e la creatività, oltre ad un alto grado di empatia che porta spesso ad instaurare intense relazioni affettive.
Per quanto concerne i ragazzi disabili, i risultati sono stati davvero importanti, visto che hanno aumentato la fiducia in se stessi, hanno migliorato le loro abilità psicomotorie e la loro capacità di interazione con ragazzi e adulti.