Tenerissimo, puccioso, adorabile: in una parola...Kawaii!
Negli ultimi anni la cultura pop è stata invasa dal mondo Kawaii, ma il fenomeno è molto più vecchio di quanto si pensi...
La parola - di chiara matrice giapponese - può essere tradotta con "carino", "dolce", "amabile" sebbene possieda sfumature del tutto originali.
Il termine kawaii, così come l'aggettivo italiano "puccioso", si applica infatti ad un oggetto, un animale o un personaggio non solo molto tenero, ma con connotazioni infantili, che esprimono innocenza e ci fanno istintivamente venire voglia di "spupazzarlo" tutto.
Un gatto che gioco con un gomitolo è "carino", un micino dal pelo morbido con grandi occhi e guanciotte piene è kawaii!
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Sebbene il mondo Kawaii sia penetrato in Occidente solo negli ultimi decenni - con un impetuoso ritorno di fiamma proprio in questi anni grazie alle tante YouTuber che adorano questo tipo di oggettistica - la predilezione per ornamenti e ninnoli graziosi era già in voga nel Giappone del XVII secolo.
I manga e gli anime poi, con i loro personaggi dagli occhi sgranati e i tantissimi gadget di una dolcezza quasi smielata, hanno contribuito a portare la cultura Kawaii fino a noi.
Secondo alcuni esperti, il meccanismo è il molto simile a quello sviluppato in millenni di evoluzione nei nostri bebè.
L'amorevole aspetto dei neonati, le risate soavi e i versetti tenerissimi infatti sarebbero una sorta di "strategia biologica" che induce gli adulti, dai quali i bimbi piccoli dipendono, a prendersi cura di loro.
Secondo tale teoria quindi esistono precise caratteristiche estetiche che rendono una persona, un disegno o un oggetto assolutamente irresistibile.
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Ebbene tale processo si attiverebbe anche di fronte agli oggetti kawaii, così dolci e coccolosi da farci esclamare «Awwww ma quanto è belloooo!»
Fonti: PLOS ONE