Un mix di caldo torrido e furiose tempeste: è questa l'estate che ci attende tra non molto tempo nel mondo del cambiamento climatico.
A dirlo è una ricerca firmata dal team di Carl-Friedrich Schleussner - capo del Climate Analytics in Germania - che sulle pagine di Nature Climate Change ha presentato un nuovo modello fisico-matematico sviluppato proprio per prevedere le conseguenze sul clima dell'emisfero settentrionale (cioè il nostro) derivate dall'innalzamento delle temperature.
Secondo i dati riportati dai ricercatori infatti, qualora il clima globale arrivasse davvero nei prossimi decenni a surriscaldarsi di 2°C come calcolano le stime degli studi più autorevoli, le estati d'Europa, Nord-America e parte dell'Asia muterebbero drasticamente, con ondate di calore molto più lunghe intervallate da piogge torrenziali, le quali saranno più frequenti - la ricerca parla di un aumento di probabilità del 26% - e protratte nel tempo, durando giorni, se non settimane intere.
Ciò ovviamente comporterebbe gravissimi squilibri nell'ambiente: terreni e coltivazioni inariditi dalla calura estiva, infatti, non saranno più in grado di reggere tutta quella quantità d'acqua e i casi di alluvioni e smottamenti verranno moltiplicati!
«Il messaggio principale è che, fondamentalmente, non solo avremo più caldo, ma stiamo proprio cambiando il meteo. Questo influenzerà la vita degli agricoltori, l'ecosistema e perfino il modo in cui costruiamo le città» ha affermato Schleussner in uno stralcio riportato da News Scientist.
BUONE E CATTIVE NOTIZIE
Tutto ciò sarebbe perfettamente evitabile se l'umanità riuscisse a rimanere sotto la soglia del +1,5°C, riducendo drasticamente le emissioni di gas serra e promuovendo serie -e rigide politiche ambientali.
Il problema però è che gli stessi Accordi di Parigi - ossia quei concordati internazionali che nel 2015 hanno stabilito gli obiettivi raggiungibili dai vari governi della Terra per arginare il problema inquinamento e climate change - si accontentano di non sforare i 2,5/3°C d'aumento nei prossimi decenni.
In questo modo, anche se le tutte le nazioni rispettassero alla lettera il programma stabilito negli Accordi, il nostro pianeta subirebbe comunque effetti irreparabili.