Il 15 marzo milioni di studenti sparsi per il mondo scendono in piazza per il Climate Strike, lo "sciopero del clima" che chiede a tutti i governanti del pianeta una seria presa di posizione per impedire l'inesorabile peggioramento del cambiamento climatico.
LOTTA ALL'INDIFFERENZA
Il riscaldamento globale ormai è un fatto.
Decenni di inquinamento, disastri ecologici e scellerato sfruttamento delle risorse ha provocato drastici cambiamenti nel clima terrestre, innalzando sensibilmente le temperature, sfalzando completamente l'equilibrio di interi ecosistemi e innescando un veloce scioglimento dei grandi ghiacciai antartici.
Stando alle stime infatti, la temperatura globale è destinata a salire di oltre 2°C nel giro dei prossimi vent'anni.
Eppure chi tiene in mano le redini dello scacchiere internazionale non sembra stia facendo granché per invertire la rotta in fatto di politiche ambientali. Anzi, molti tra le figure più potenti del globo insistono a classificare il cambiamento del clima come un "non-problema".
In the beautiful Midwest, windchill temperatures are reaching minus 60 degrees, the coldest ever recorded. In coming days, expected to get even colder. People can’t last outside even for minutes. What the hell is going on with Global Waming? Please come back fast, we need you!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 29 gennaio 2019
Il Tweet di gennaio con cui il Presidente U.S.A Donald Trump di faceva beffe del "Global Warming" (il riscaldamento globale) a causa dell'ondata di gelo che aveva colpito il Midwest. Il presidente però non conosce la differenza tra meteo e clima.
Per questo il 20 agosto 2018 una ragazzina di nome Greta Thunberg ha cominciato a manifestare davanti al Parlamento di Stoccolma. La sua protesta era molto semplice: perché adulti che tra quaranta/cinquant'anni non ci saranno più possono permettersi di distruggere il futuro delle nuove generazioni?
VERSO IL CLIMATE STRIKE
La contestazione di Greta è andata avanti tutti i giorni fino a settembre, poi è continuata ogni venerdì. Intanto sempre più voci si univano alla sua.
In poche settimane migliaia di ragazzi e ragazze di Svezia e Olanda hanno infatti cominciato ad aderire ai Fridays for Future, i venerdì di protesta dove gli studenti disertano le aule per invadere le strade e manifestare.
All'inizio del 2019, l'ondata giovanile aveva travolto non solo tutta l'Europa - Italia compresa - ma il mondo intero: il 30 novembre gli studenti australiani hanno disobbedito all'appello del Primo Ministro aderendo allo School Strike 4 Climate Action, mentre il 15 febbraio si è tenuto in 40 paesi diversi lo Youth Strikers 4 Climate Change.
La consacrazione del movimento però è avvenuta il 25 gennaio, quando Greta Thunberg e latri 30 coetanei sono stata invitati al World Economic Forum di Davos per parlare alla platea.
Nell'occasione, la Thunberg non le ha certo mandate a dire, affermando che molti dei presenti nell'aula erano direttamente responsabili del disastro imminente, poiché per tutelare i loro personali interessi hanno fatto finta di non vedere il catastrofico cambiamento in atto.
IL 15 MARZO
Ora tocca al Global Strike for Climate fare una nuova, partecipatissima dimostrazione di forza da parte dei giovani di tutto il mondo.
Solo In Italia, più di 100 scuole e istituti hanno già confermato la loro adesione. La manifestazione principale si tiene a Milano, dove il corteo studentesco partirà alle 9.30 da Piazza Cairoli per poi raggiungere Piazza La Scala, dove un sit-in proseguirà dalle 11.30 alle 13.00
Con il Climate Strike i ragazzi non solo chiedono il rispetto degli accordi di Parigi del 2015 riguardanti la riduzione delle emissioni dei gas serra per limitare gli effetti del global warming, ma anche l'adozione di nuove e ben più decise politiche ambientali per evitare quello che ad oggi appare come un destino già scritto.
I ragazzi vogliono riprendersi il loro futuro!