Il Brasile dal 1 gennaio 2023 ha un nuovo presidente, il suo nome è Luiz Inácio Lula da Silva (foto sotto), che ha sconfitto alle elezioni l’ex presidente Jair Bolsonaro.
Però i sostenitori di Bolsonaro non riconoscono la vittoria di Lula e hanno dato vita a un tentativo di insurrezione.
In questi giorni, in televisione, abbiamo visto scorrere le immagini di migliaia di persone in rivolta. Le proteste avvengono anche in maniera violenta e, a volte, con atti di vandalismo.
La causa delle proteste sarebbe un presunto broglio elettorale, ma non ci sono prove che supportano questa tesi. Tutto è iniziato dalle elezioni politiche brasiliane di ottobre 2022, dopo che l'attuale presidente democratico Lula ha sconfitto al ballottaggio l’ex-presidente Bolsonaro.
La tensione politica delle proteste è sfociata anche con l’irruzione dei manifestanti nei tre principali palazzi del potere: il Parlamento, il palazzo presidenziale Planalto e a sede del Tribunale Supremo Federale.
Purtroppo, la folla scalmanata ha danneggiato arredi, pc, stampanti e perfino opere d'arte!
L’ex presidente Bolsonaro dagli Stati Uniti, dove si trova in questo momento, si è dichiarato estraneo all’assalto condannando l’accaduto: “Le manifestazioni pacifiche, secondo la legge, fanno parte della democrazia. I saccheggi e le invasioni di edifici pubblici come quelli di oggi, così come quelli praticati dalla sinistra nel 2013 e nel 2017, sono illegali”.
Ma se da una parte ci sono i sostenitori di Bolsonaro, dall’altra ci sono decine di migliaia di persone a favore di Lula, che a loro volta hanno invaso le strade e le piazze delle principali città brasiliane in sostegno invece alla democrazia.
I leader di tutto il mondo hanno condannato le rivolte, tra cui il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e la presidente del consiglio Giorgia Meloni che spera in un rapido ritorno alla normalità in Brasile.