Alex Polidori, nato a Roma il 16 novembre 1995, oltre che attore e doppiatore è anche cantautore e il suo ultimo brano è un appello a tutti noi per pensare al futuro del nostro pianeta e Mare di plastica, la sua ultima canzone ci ricorda che tutti possiamo fare qualcosa per l'ambiente.
Ciao Alex, parlaci di te.
«Sono un ragazzo semplice, mi piace ridere, stare in compagnia ma non troppo, sto molto bene anche da solo con me stesso e a volte ho proprio bisogno di solitudine. Mi sento fortunato, perché ho l’opportunità di fare quello che amo, coltivare le mie passioni e fare un lavoro che mi piace e che non mi annoia mai. E poi vi confesso che sono molto ritardatario (ci ho scritto anche una canzone su questo mio difetto) e un po’ maldestro. Faccio tante cavolate ma riesco sempre a rimediare bene ai miei errori e non mi perdo d’animo. Mi reputo una persona altruista».
Come mai hai deciso di cantare un brano dedicato all’oceano che muore?
«Perché sentivo la necessità di lanciare un messaggio e attraverso la musica sicuramente può essere veicolato direttamente al cuore delle persone. La musica ha questo potere. Tempo fa ho visto un servizio in tv che mi ha ispirato, ho iniziato a documentarmi e ha scrivere i miei pensieri. Poi con il mio producer Marco “Dima” di Martino e l’autore Francesco Sponta abbiamo collaborato per realizzare il brano. Penso che possa far riflettere le persone sul fatto che bisogna agire ora, senza aspettare che qualcuno risolva la situazione e ci salvi. Ci salviamo da soli con in nostri piccoli gesti».
Che cosa fai tu per l’ambiente?
«Sono ancora lontano dal fare tutto quello che potrei. Parto dalla cosa che sembra la più scontata ma non lo è, cioè fare bene la raccolta differenziata. Poi utilizzo una borraccia anziché utilizzare le bottiglie di plastica, ho acquistato qualche capo di abbigliamento in materiale biologico e biodegradabile, cover del telefono in materiale biodegradabile, spazzolini in bambù, cannucce in acciaio e utilizzo la mascherina lavabile anziché monouso».
Ho letto che la tua carriera da doppiatore è iniziata da piccolissimo. Come ti è venuta questa idea e dove hai imparato? Non è facile per un bambino.
«È nato per gioco, seguendo le orme di mio fratello Gabriele Patriarca, ora doppiatore e direttore di doppiaggio, che ha iniziato anche lui da piccolo. Io e mia madre accompagnavamo sempre Gabriele nei vari studi di doppiaggio e io rimanevo incantato da questa arte. Finché un po’ per emulare mio fratello maggiore, un po’ perché mi sembrava un gioco divertente, ho chiesto ai vari direttori di doppiaggio di darmi una possibilità di far provare anche me e loro, un po’ perché rompevo le scatole e un po’ perché mi vedevano come la mascotte del gruppo, mi hanno assecondato. A quanto pare avevo capito alcuni meccanismi: ero portato. Da lì è partito tutto».
Ricordi il primo personaggio che hai doppiato?
«Non proprio. Inizialmente doppiavo personaggi marginali, piccoli bambini che erano quasi delle comparse. Tra i primi ruoli importanti ricordo Roo di Winnie Pooh, avevo circa cinque/sei anni».
Il personaggio più difficile?
«Ce ne sono tanti. A loro modo sono tutti complessi. In questo momento credo sia Elio, il personaggio del film Chiamami col tuo nome, del regista Luca Guadagnino in cui doppio il bravissimo Timothée Chalamet, attore che ho avuto il piacere di doppiare anche in altri film importanti. Penso sia stato uno dei più complessi perché era un personaggio di poche parole, e solo con poche battute e anche brevi doveva venir fuori il suo dissidio interiore, l’amore, la confusione e la paura di sbagliare».
Il personaggio che, invece, che ti ha lasciato qualcosa o che ti assomiglia di più?
«L'orsetto Koda, del film Koda fratello orso, perché da piccolo ero esattamente come lui. Parlavo sempre, non stavo mai zitto. È uno dei lavori che mi ha lasciato molto perché la direttrice del doppiaggio Fiamma Izzo mi ha insegnato molto e grazie a lei, quel bagaglio me lo porto dietro ancora oggi. Tra i più recenti sicuramente Peter Parker nel film Spiderman per il fatto che a volte è maldestro e impacciato ma quando indossa il suo famoso costume diventa dinamico, ironico e sempre pieno di adrenalina e mi ricorda me quando salgo su un palco per esibirmi».
Dal doppiaggio alla musica. Come mai poi hai deciso di cantare?
«Ho sempre cantato fin da piccolo seguendo mio papà che è un cantautore. Mio padre ha girato il mondo suonando nei locali più belli d’Europa e in America. Inoltre, ha scritto canzoni per artisti come Rita Pavone e Bobby Solo. Ho sempre respirato musica in casa, fin dai primi vagiti. E da qualche anno anche io ho iniziato a scrivere e a voler intraprendere la carriera di cantante perché la musica è, forse, la mia più grande passione e sento che ho bisogno di esprimermi attraverso le mie canzoni.
Qual è stata la tua prima canzone?
«Ho scritto tante canzoni che erano veramente brutte durante l’adolescenza quando muovevo i primi passi come autore... 😂 In realtà, è un continuo sperimentare e migliorare. La prima canzone che ho pubblicato è stata Va tutto bene, un pezzo che mi dà ancora tante soddisfazioni e che ho potuto cantare su palchi importanti, uno su tutti l’Arena di Verona, nella finale di FestivalShow nel 2016».
Sei pessimista? Nella tua canzone canti: “Il mondo ci chiede aiuto ma è tra i messaggi spam”… ci spieghi meglio il concetto?
«È un pessimismo volto a svegliare le persone e a esortarle a prendere coscienza. Ho pensato che utilizzare mezzi termini non sarebbe stato efficace. Ho cercato, anche con il sound, di rendere la drammaticità della situazione anche se poi, nel testo a un certo punto c’è a la speranza e la voglia di vedere il mare più limpido e il mondo più pulito. Infatti, dico “SI PUÒ CAMBIARE” come se fosse gridato da un bimbo, proprio per far venire alla luce il tema delle nuove generazioni, quelle che, se non agiamo, si ritroveranno un mondo sempre più compromesso al livello climatico è ambientale ma anche quelle da cui partire».
Quale messaggio vuoi trasmettere ai giovani?
«Quello di documentarsi. Grazie a internet possono avere tante notizie sull’emergenza e possono capire realmente il problema. Vorrei far capire ai ragazzi che il futuro è anche nelle loro mani. Sicuramente il rispetto per la natura dipende molto dall’educazione che ognuno ha ricevuto, però è anche vero che tutti noi, e soprattutto bambini e ragazzi, siamo molto influenzati dal web. Penso all’utilizzo dei social in maniera più consapevole e green, per esempio, fare challenge e creare trend riguardanti la salvaguardia dell’ambiente… far diventare l’attenzione per il Pianeta una moda. Insomma, potrebbe essere la volta buona che i social vengano usati per influenzare le persone in maniera positiva».
RAGGI X
Mezzo di trasporto: bicicletta o automobile? Purtroppo automobile perché vivo in campagna e per arrivare in città per lavoro è l’unica soluzione. Ma a volte porto la bici pieghevole in macchina e a la uso per piccoli spostamenti in città.
Svelaci un tuo difetto: essere molto Ritardatario
Un pregio: la pazienza
Il tuo cantante preferito: John Legend
Il tuo piatto preferito: pasta alla carbonara
Il tuo personaggio storico preferito: Nelson Mandela