Un faro è una struttura, spesso una torre, che emette segnali luminosi utili alle navi: per esempio, può avvertire della presenza di secche.
Il nome viene dall’isola di Pharos, di fronte ad Alessandria d’Egitto, dove nel III secolo a.C. fu costruita una torre di 134 m su cui era sempre acceso un fuoco.
Annoverato fra le Sette meraviglie del mondo antico, il Faro di Alessandria è rimasto in funzione per oltre 1.500 anni, prima di essere distrutto da due terremoti nel XIV sec. La sua torre era la più alta del mondo: fu superata solo nel 1300 da quella della Cattedrale di Lincoln, in Inghilterra.
Nel corso dell’Ottocento, gli Stevenson ne hanno progettati a decine lungo le coste scozzesi. L’unico a non seguire le orme del nonno, del padre e degli zii fu Robert Louis. Che però divenne più celebre di loro scrivendo libri famosi, come L’isola del tesoro!
Avete mai notato che molti fari hanno forma cilindrica? È per offrire meno superficie d’impatto al vento e alle onde. Spesso, infatti, si trovano in luoghi impervi e flagellati dalle intemperie: quello scozzese di Bell Rock sorge su uno scoglio nel Mare del Nord, a 18 km dalla terraferma più vicina.
Credits: Ipa-agency
Oggi i fari lontani dalla costa sono controllati da terra. Una volta, però, anche per quelli in mare aperto era necessaria la presenza di un guardiano, che restava nel faro fino a che non riceveva il cambio, di solito dopo un paio di settimane. Quando il mare era agitato, però, i turni saltavano.
Nel secolo scorso, fare la guardia a un faro non era un mestiere facile, ma le condizioni di lavoro non erano uguali dappertutto. I guardiani francesi, per esempio, dividevano i fari in tre categorie: Inferno (quelli in mare aperto), Purgatorio (su un’isola) e Paradiso (situati nel continente).
Il faro di Eilean Mohr, un isolotto al largo della Scozia, è al centro di un mistero mai risolto. Come ogni 15 giorni, anche il 26 dicembre 1900 arrivò sull’isola una barca partita dal continente, per dare il cambio ai tre guardiani rimasti sull’isola. I quali, però... erano scomparsi nel nulla!
Il faro più antico ancora in funzione è la Torre de Hércules, in Galizia (Spagna), costruita dai Romani nel II sec. d.C. Il più alto, con 113 m, sembra essere quello di Jeddah, in Arabia (mancano conferme ufficiali), mentre la Lanterna di Genova, prima per altezza in Italia, è quinta nel mondo.
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Esistono anche i radiofari. Si tratta di apparecchi che trasmettono segnali radio su frequenze specifiche: captandoli con un ricevitore direzionale, si può determinare la propria posizione in rapporto a quella del radiofaro. I sistemi di navigazione come il Gps, però, li hanno resi superflui.
I fari hanno la loro firma. Caratteristiche come il tipo di luce (fissa o intermittente), il colore, l’intensità e la durata rendono unico ogni faro e permettono di riconoscerlo da quelli vicini. Ma non occorre impararle a memoria: sono tutte riportate nell’Elenco dei fari, a disposizione dei naviganti.
Dove piazzare un faro di segnalazione se non “ai confini del mondo”? Significa più o meno questo Finistère, nome dell’estremità occidentale della Bretagna, protesa sull’Oceano Atlantico. Dei circa 80 fari che costellano la regione, una cinquantina si trovano intorno alle sue frastagliatissime coste.
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La Bretagna è un posto mitico per chi ama i fari. Il più leggendario di tutti è forse quello di Ar-Men:
costruito a fine Ottocento, sorge in mezzo al mare, su uno scoglio che affiora di poco dalle acque, solo quando c’è bassa marea. Per completarlo ci sono voluti 14 anni di lavoro!
Costruito nel 1870 per segnalare pericolosi banchi di sabbia, il faro di Capo Hatteras, nella Carolina del Nord (Usa), rischiava di finire in mare a causa dell’erosione della costa. Così, nel 1998 si è deciso di... traslocarlo: la torre, alta 60 m, è stata messa su rotaie e spostata 1 km più all’interno.