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Roma | Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia

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Roma | Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia

Visita il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma, segui il percorso speciale per i bambini, aguzza la vista ed esploralo per svelarne i segreti straordinari!

Visita il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma assieme con Focus Junior e il Mibact, il Ministero per i beni, le attività culturali e il turismo, potrai scoprirne gli straordinari segreti!

 

Il museo occupa la villa rinascimentale di Papa Giulio III, a cui si aggiungono due ali moderne, costruite all'inizio del Novecento, che cingono il giardino cinquecentesco. L'attuale area espositiva si articola su un totale di 40 sale, disposte su due livelli.

 

Nato nel 1889 intorno a reperti archeologici che raccontavano la storia dei popoli confinanti con quella che sarà la futura Roma, dai Falisci ai Sabini dagli Umbri ai Latini, il museo ha assunto una connotazione fortemente etrusca nei primi anni del Novecento, con gli scavi che hanno portato alla luce i resti di Cerveteri e Veio. Tra i numerosi oggetti esposti, da non perdere i vasi attici a figure nere e a figure rosse, molto apprezzati dagli Etruschi, che insieme ad altri oggetti preziosi accompagnavano i defunti nella vita ultraterrena, e la collezione degli ori con gli oggetti antichi e le riproduzioni ad essi ispirate prodotte alla fine dell’Ottocento.

 

Lamine di Pyrgi

Se la lingua etrusca per noi non è più misteriosa il merito è anche di queste lamine d’oro, della fine del VI secolo a.C., con incisa la dedica a un luogo sacro di Pyrgi, uno dei porti dell’antica Caere, l’odierna Cerveteri. Due sono scritte in etrusco ma la terza è in fenicio: in questo modo gli studiosi hanno potuto decifrare quell’antica lingua italica, completamente dimenticata dopo la conquista romana.

 

Sarcofago degli sposi

Bello, vero? Risale alla metà del VI secolo a.C. ed è uno dei capolavori dell’arte etrusca. Non farti ingannare dagli occhi allungati e obliqui dei due sposi: gli Etruschi non erano un popolo orientale! Questi tratti somatici non sono altro che il riflesso della grande influenza che la cultura greca ha avuto sulla loro produzione artistica.

 

 

Incredibile ma vero

L’edificio dietro al busto di Felice Barnabei, il fondatore del museo, è una ricostruzione, realizzata con lo studio dei resti di un luogo sacro scavato ad Alatri tra il 1882 e il 1885: puoi farti un’idea di come doveva essere un tempio etrusco-italico del III-II secolo a.C.

 

Tomba del letto funebre

Avresti mai pensato a immagini così festose per accompagnare un defunto? Uomini e donne che banchettano, gare di pugilato, corse acrobatiche a cavallo, danze, lancio del disco e suonatori di flauto.Tutto per salutare il defunto, forse evocato dal letto funebre che campeggia nella parete di fondo, sopra i delfini guizzanti del mare dell’aldilà. È quanto raccontano questi affreschi, staccati da una tomba di Tarquinia del V secolo a.C.

 

Urna cineraria

Quest’urna in bronzo, destinata a raccogliere le ceneri di un defunto, è stata realizzata a forma di capanna: una vera fortuna per noi, perché ci consente di sapere com’era una casa etrusca nell’VIII secolo a.C. Tutti i particolari sono resi con grande fedeltà: dalle pareti di canne coperte d’argilla al tetto a doppio spiovente, con due aperture sul frontone per fare uscire il fumo del focolare.

 

Olpe in bucchero

L’olpe era una piccola brocca per il vino, mentre il bucchero è un tipo di ceramica, nera e lucida, molto utilizzata dagli Etruschi. Questa è importante perché riporta in lettere etrusche i nomi di Giasone e Medea e testimonia che il mito greco degli Argonauti aveva preso piede anche in Etruria.

 

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Tomba del carro

Ecco cosa hanno trovato gli archeologi entrati nel 1965 in questa tomba a camera, sepoltura di un principe del VII secolo a.C. La statuina sopra il piccolo carro da parata, simbolo di potere, rappresenta il defunto. La cerimonia del banchetto è evocata dai vasi del corredo, associati a oggetti per il taglio e la cottura delle carni.

 

Apollo di Veio

In terracotta policroma, decorava il tempio di Portonaccio, a Veio, insieme a gruppi di altre statue che illustravano i miti greci legati al dio. In questo caso si trattava della terza fatica di Ercole: l’eroe tiene tra le gambe la cerva dalle corna d’oro appena catturata, ma verso di lui incede il bel dio, un po’ contrariato perché la cerva è sacra a sua sorella Artemide.

 

Tomba dei vasi greci

Per capire quanto fossero di successo le ceramiche prodotte ad Atene tra il VI e il V secolo a.C., basta contare quanti vasi provengono da questa tomba di Cerveteri. La famiglia proprietaria ne accumulò più di cento nell’arco di varie generazioni. Le ceramiche attiche, spesso firmate da grandi maestri, che componevano i sontuosi servizi da banchetto di cui i signori etruschi andavano particolarmente fieri, svolsero un ruolo importantissimo per la diffusione di temi, usi e costumi greci.

 

Apollo dello Scasato

È rimasto solo il torso di questa statua: viene dal frontone del tempio detto dello Scasato nell’antica Falerii, l’odierna Civita Castellana. Rappresenta Apollo e testimonia l’alto livello artistico raggiunto dagli Etruschi, maestri nella modellazione della terracotta, sotto l’influenza dei canoni stilistici greci della tarda età classica.

 

Piatto con elefante

I pachidermi che terrorizzarono i Romani nello scontro con il re dell’Epiro Pirro rivivono in una serie di piatti, creata per ricordare il trionfo del generale romano Manio Curio Dentato nel 275 a.C. Questo reperto è stato trovato in una tomba di Capena, piccolo centro sull’ansa del Tevere, dotato di una certa autonomia rispetto ai vicini Etruschi, Romani e Sabini.

 

Oreficerie antiche

Tra i pezzi più notevoli spiccano alcuni esemplari come il pettorale in oro e ambra e le fibule d’oro della tomba Galeassi di Palestrina, e molti altri gioielli provenienti da tombe etrusche, testimonianza dell’abilità raggiunta dagli antichi nell’arte della lavorazione dell’oro, appresa dall’Oriente.

 

Olpe Chigi

Questo vaso usato per versare il vino nei simposi (olpe), prodotto a Corinto alla metà del VII secolo a.C., faceva parte della collezione della famiglia Chigi. È un’opera molto importante: le miniature a colori, che raffigurano scene di caccia al leone e alla lepre, un combattimento fra opliti e Paride nel momento della scelta fra le tre dee, ci danno infatti l’idea di come doveva essere la grande pittura greca di quel periodo.

 

Cista Ficoroni

La cista era un contenitore di forma cilindrica, usato nell’antichità per custodire oggetti di toeletta, trucchi o gioielli. Ficoroni, invece, è il nome dell’antiquario che nel Settecento ha trovato questo bellissimo cofanetto, finemente decorato: l’incisione intorno al corpo racconta un episodio della spedizione degli Argonauti.

 

POLO MUSEALE DEL LAZIO MUSEO NAZIONALE ETRUSCO DI VILLA GIULIA - Piazzale di Villa Giulia, 9 – Roma Tel. 06 3226571

 

Nel museo non ci sono barriere architettoniche. Si eseguono visite guidate per non vedenti e sono disponibili video con sottotitoli per non udenti.  

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