Visita la Rocca Demaniale di Gradara assieme con Focus Junior e il Mibact, il Ministero per i beni, le attività culturali e il turismo.
E' una fortezza medievale edificata dai Malatesta intorno a una torre dell’XII secolo, ampliata e trasformata in dimora rinascimentale da Giovanni Sforza: la Rocca di Gradara è un “mix architettonico” di stili tra Medioevo e Rinascimento.
La Rocca di Gradara è un edificio ricco di storia, con stratificazioni accumulate nel tempo. L’aspetto attuale si deve a Umberto Zanvettori, facoltoso ingegnere che l’acquistò nel 1920 e realizzò un imponente lavoro di recupero architettonico, reinventando però gli interni secondo i gusti dell’epoca, con l’intento di ricreare negli ambienti l’atmosfera di una corte rinascimentale. La parte decorativa si ispira all’araldica malatestiana e sforzesca, rivisitata in stile liberty, mentre tra le opere esposte ci sono arredi di varia provenienza e dipinti dal XV al XX secolo, acquistati sul mercato antiquario , insieme a oggetti del primo Novecento.
Mensola
È uno dei numerosi elementi “erratici” raccolti da Umberto Zanvettori, ultimo proprietario della Rocca, che collezionava oggetti d’arte di vario genere. La mensola in pietra arenaria, detta anche doppio barbacano, proviene dal castello di Novilara (Pesaro): se osservi attentamente, puoi leggere le iniziali di Galeazzo e Pandolfo Malatesta in lettere gotiche. Fu acquistata dallo Zanvettori nel 1922.
Stemma
Questo stemma si trova nel cortile d’onore, ma non si conosce la sua provenienza. Si tratta di un’insegna araldica dei Malatesta, sormontata da un cappello vescovile. L’animale al centro è un grifone, creatura di fantasia nata dall’unione di un uccello rapace e un leone.
Incredibile ma VERO...
La bocca di questo pozzo, oggi chiusa da un coperchio di legno, dà su una grande cisterna, che era fondamentale per garantire la sopravvivenza in situazioni gravi, come l’assedio. Infatti, se il castello di Gradara esiste ancora, ciò è dovuto, come dimostrano numerose testimonianze, proprio alla presenza del capiente serbatoio, che a un certo momento fu collocato al di sotto del cortile.
Cappella
Non si sa molto dell’uso a cui era destinato questo ambiente, oggi adibito a cappella. Nel 1700 si trovava sul piano nobile nella Sala di Sigismondo e Isotta. Il grande affresco a lunetta alle spalle dell’altare, che raffigura la Rocca di Gradara, risale al 1800. La pala con la Madonna col Bambino e santi è stata realizzata da Andrea della Robbia.
Insegna sforzesca
Prima di diventare il nome di un’illustre casata, Sforza era il soprannome del capitano di ventura Giacomo Attendolo, detto Muzio. Come simbolo aveva un ramo di melo cotogno, a cui fu aggiunto poi il leone rampante, concesso da Roberto di Baviera nel 1402 e che rimase nello stemma di famiglia. Ai lati dello scudo si trovano le iniziali di Giovanni Sforza: IO e SF.
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Madonna della Misericordia
Noti niente di strano? Gesù Bambino non è tenuto tra le braccia da Maria, ma è nel suo ventre! È un’immagine che rimanda alla tipologia detta della Madonna del parto, diffusa tra la fine del 1300 e l’inizio del 1400 nell’area adriatica, tra le Marche e Venezia. Se osservi bene, puoi leggere la data in cui la tavola è stata dipinta: 11 dicembre 1494.
Sala della Passione
La sala prende il nome dall’affresco raffigurante le Storie della Passione di Cristo, attribuito ad Amico Aspertini, pittore bizzarro, inquieto ed eccentrico, che lo realizzò tra la fine del 1400 e l’inizio del 1500. Fu commissionato da Giovanni Sforza nell’ambito dei lavori di restauro ed abbellimento della rocca, e raffigura gli ultimi tre giorni di vita di Gesù, partendo dalla Lavanda dei piedi, fino ad arrivare alla Resurrezione e all’Ascensione.
Battaglia fra Romani e Sabini
Anche questo affresco fu fatto eseguire da Giovanni Sforza, in onore della giovane moglie Lucrezia Borgia. Si trovava però sulla parete sinistra del loggiato, da dove è stato staccato. È attribuibile alla bottega di Guido Aspertini, fratello di Amico, con la partecipazione di Iohannes Hispanus, pittore spagnolo trapiantato nelle Marche.
Madonna in trono
Questo bellissimo dipinto è un trittico della seconda metà del 1400, che raffigura la Madonna in trono col Bambino fra i Santi Agostino e Sebastiano. Il dipinto, forse realizzato dal pittore bolognese Cristoforo di Benedetto, presenta elementi sia del passato stile gotico, nell’architettura della cornice, sia dello stile rinascimentale nella parte pittorica.
Camera di Francesca
L’arredamento della stanza ricostruisce fedelmente la scenografia della tragedia Francesca da Rimini, scritta da D’Annunzio nel 1901. Secondo tradizione, infatti, le tragiche vicende di Paolo e Francesca, già narrate da Dante nella Divina Commedia, si sarebbero svolte proprio nel castello di Gradara, ma non c’è certezza dell’accaduto.
Pala di Giovanni Santi
Sei davanti al quadro più importante della Rocca: il primo dipinto realizzato da Giovanni Santi, padre di Raffaello. La pala, datata 1484, raffigura la Madonna in trono col Bambino. Ai lati della Vergine ci sono S. Stefano, S. Sofia, l’Arcangelo Michele e S. Giovanni Battista. S. Sofia, protettrice del castello di Gradara, ne regge in mano il modellino in miniatura indicandolo con la mano destra.
Insegne araldiche
Ecco un altro elemento “erratico”: questo stemma vuole ricordare lo splendore della famiglia Sforza. Osserva il riquadro centrale: ci sono due leoni rampanti che reggono un ramo di melo cotogno. Il leone simboleggia le virtù del condottiero, mentre il cotogno richiama la località d’origine degli Sforza, Cotignola, vicino a Ravenna, dove si coltivano quei frutti.
Pala robbiana
Nella cappella puoi vedere un’importante opera in terracotta invetriata di Andrea Della Robbia (1435-1525), nipote e allievo di Luca Della Robbia. Al centro della pala, che risale al 1480-90, è raffigurata la Madonna col Bambino, alla sua destra Santa Maria Maddalena e San Girolamo; alla sua sinistra Santa Caterina d’Alessandria e San Ludovico di Tolosa. La tecnica della terracotta invetriata, molto apprezzata fin dal Rinascimento, fu inventata dai Della Robbia.
Scena romana
Sul loggiato , un tempo chiuso da pareti con finestre e all’interno diviso in stanze, si conservano solo pochi frammenti delle pitture della bottega di Aspertini che lo abbellivano. Fra questi l’affresco con Scena romana, qui a fianco, che raffigura il sacrificio di Marco Curzio Dentato che, per placare l’ira degli dei, che avevano fatto aprire una voragine senza fondo nel Foro romano, vi si getta con il cavallo.
Lampadario
Sopra l’ingresso della cappella puoi vedere un grande lampadario in stile liberty: è uno dei tanti elementi di decoro trovati sui mercati d’antiquariato degli anni Venti del 1900 da Umberto Zanvettori, ultimo proprietario della Rocca. È in ferro battuto, con decorazioni a riccioli e foglie, forgiato probabilmente da artigiani locali in una delle tante botteghe del territorio.
Giochi di putti
Gli affreschi conservati sulle pareti di questa sala raffigurano scene di bambini, i putti, impegnati nella caccia o a giocare con gli animali. Li fece eseguire Giovanni Sforza, probabilmente per festeggiare la nascita, nel febbraio 1510, del suo primo e unico figlio maschio Costanzo II. Gli autori sono i pittori Girolamo Marchesi e Francesco Zaganelli.
POLO MUSEALE DELLE MARCHE ROCCA DEMANIALE DI GRADARA
Piazza Alberta Porta Natale - Gradara (PU) - Tel. 0541 964181
Barriere architettoniche: sono normalmente accessibili tutti gli ambienti al piano terra ma non c’è alcun ausilio per salire al piano nobile.