Visita Pinacoteca Nazionale di Cagliari assieme con Focus Junior e il Mibact, il Ministero per i beni, le attività culturali e il turismo. Puoi vivere qui un'affascinante avventura a misura di bambini. Il museo ospitato in una ex fortezza medievale ospita una grande collezione di oggetti inconsueti: i più particolari e curiosi li illustriamo nell'articolo, divertiti a cercarli durante la tua visita. E, dopo raccontaci le tue impressioni qui sul sito!
La pinacoteca Nazionale di Cagliari si trova nella Cittadella dei Musei, il polo museale di Cagliari che sorge nel luogo dell’antico Regio Arsenale, sulla parte alta della città. Il complesso ebbe un importante ruolo militare sino al periodo dell’Unità d’Italia.
La pinacoteca è costituita da numerose collezioni, artistiche ed etnografiche.
La più importante è quella pittorica che comprende opere dipinte in un arco di tempo che va dal Medioevo ai nostri giorni.
Le opere più significative sono sicuramente i retabli: è un termine spagnolo, che in italiano significa polittico o grande pala d’altare. Infatti, sono stati dipinti da pittori provenienti dalla Spagna. Ma ci sono anche molte e pregiate opere di maestri sardi, genovesi, napoletani e ognuna di queste è rappresentativa di una cultura diversa e legata ai Paesi di provenienza.
Raccoglitrici di olive (le vedete qui sotto) Questo quadro è opera di un grande pittore sardo del primo Novecento: Giovanni Ciusa Romagna. Riprende la raccolta delle olive, che veniva fatta soprattutto dalle donne. Ne vediamo tre, con lunghe gonne e fazzoletti chiusi intorno al viso, per non sporcarsi i capelli mentre raccolgono i frutti uno a uno. Il pittore le rappresenta con forme geometriche e pennellate di colore che creano un tutt’uno con l’ambiente.
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Giuseppe venduto dai fratelli La scena è tratta dall’Antico Testamento: Giuseppe è il figlio più giovane e amato di Giacobbe e perciò i fratelli ne sono gelosi. Allora lo cedono ai mercanti di schiavi, che lo deportano in Egitto. Ma Giuseppe ha un dono, sa interpretare i sogni. Dopo aver sognato sette vacche magre e sette grasse, avverte il Faraone di prepararsi a sette anni di abbondanza e ad altrettanti di carestia. Il sovrano accumula allora molte provviste e, per gratitudine, lo nomina viceré.
San Pietro e San Paolo Sono gli unici due pannelli rimasti di un grande retablo, le pale d’altare della tradizione spagnola. Erano collocati alle estremità della composizione e funzionavano anche come porte che conducevano al retro altare: se osservi attentamente il pannello di destra, puoi vedere la serratura! Riconosci i due personaggi? A sinistra c’è Pietro, con in mano la chiave del Regno dei cieli. A destra, invece, Paolo regge la spada con cui gli venne tagliata la testa.
Sant’Agostino in cattedra è un dipinto di Pietro Cavaro, un grande maestro del Cinquecento sardo. Nato nel IV secolo dopo Cristo, Agostino fu vescovo e filosofo ed è considerato uno dei Padri della Chiesa. Qui è raffigurato nel suo studio. Guarda in alto a sinistra, fra i libri: c’è una sfera armillare, lo strumento astronomico che mostrava il moto apparente delle stelle intorno alla Terra. La figura ai suoi piedi rappresenta le eresie, che Agostino combatté per tutta la vita.
Retablo di S. Bernardino Questo dipinto racconta la storia di S. Bernardino, un predicatore del ‘400, venerato come santo già mentre era vita. I pannelli del polittico illustrano ognuno un miracolo diverso: vedi il Santo che attraversa il fiume sul suo mantello o che guarisce gli ammalati e gli storpi? Nella predella ci sono un cacciatore salvato da un orso e un bambino scampato alle pale di un mulino. Guarda bene: talvolta il Santo appare su una nuvoletta. Significa che ha compiuto quei miracoli dopo la morte, avvenuta nel 1444. Il quadro è stato eseguito appena 11 anni dopo dai pittori catalani Figuera e Thomas, che allora abitavano a Cagliari.
Armadio reliquiario Si tratta di un armadietto a due ante, realizzato da artigiani toscani nel Cinquecento per contenere le reliquie, cioè i resti, di santi e martiri. Al suo interno si trovano soprattutto frammenti di ossa, anche di santi sardi come Antioco o Restituta. C’è anche San Lucifero, che fu vescovo di Cagliari! È in legno di mogano con intarsi in avorio e tartaruga ed è alto 150 centimetri; gli sportelli sono dipinti con le figure degli Evangelisti. I frati francescani di Cagliari lo tenevano nella sagrestia della loro chiesa.
Acquamanile Questo oggetto, unico in Italia, è un acquamanile di bronzo, cioè un boccale per l’acqua che veniva usato per le cerimonie solenni. Ha forma di uccello, mentre la linea del manico disegna il collo e la testa di un secondo volatile. La superficie è incisa con una fitta decorazione che imita le penne e le piume. Venne forgiato in Spagna da artigiani di cultura islamica nei primi decenni dell’anno Mille e fu trovato nel 1919 nelle campagne di Mores, un paese nel Nord della Sardegna, durante lavori di aratura.
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Fuga in Egitto Questo quadro, opera di un maestro fiammingo del Cinquecento, è tra i dipinti più belli del museo. Raffigura una pausa della Madonna durante la fuga da Betlemme per salvare Gesù dalla furia di Erode. Osserva il bambino che gioca con i capelli della giovanissima mamma: le due figure sono talmente realistiche da far pensare che siano i ritratti di persone realmente esistite.
Retablo di S. Eligio È tra le opere più grandi del museo: quasi 5 metri d’altezza! Prima di diventare sacerdote e poi vescovo (hai visto la mitria sul capo?), Eligio era un orafo e per questo oggi è il protettore di chi lavora i metalli. Se guardi i piccoli dipinti in basso, puoi vedere il Santo al tavolo di lavoro nella sua bottega, intento a forgiare un boccale d’oro!
Cena in casa del Fariseo Tutti conoscono l’episodio narrato nel Vangelo di Luca, con Maria Maddalena che asciuga con i suoi capelli i piedi di Gesù. In questo dipinto la scena si svolge in una grande sala, con una tavola ben apparecchiata e tante figure in abiti colorati ed eleganti, secondo la moda del Seicento. Il pittore, forse Giulio Carpioni (1613-1679), era veneto e ha voluto raffigurare i personaggi del suo tempo, raccontando un episodio di tanti secoli prima come se accadesse in quel momento.
Retablo del Presepio È stato dipinto alla fine del Quattrocento per la chiesa di San Francesco a Cagliari, da un maestro che veniva dalla Spagna. Al centro si vedono i pastori che adorano Gesù bambino. Hai notato, sulla parete sinistra della capanna, una treccia d’aglio e una cipolla? Ricordano i cibi che il popolo d’Israele mangiava in Egitto prima della fuga. Ai lati della tavola centrale ci sono San Pietro e Santa Chiara a sinistra, Sant’Antonio Abate e Santa Caterina a destra.
Incredibile ma vero... In questo museo si entra dall’ultimo piano e si procede verso il basso! Ma non è l’unica sorpresa: scendendo puoi vedere i resti di fortificazioni del Cinquecento. La pinacoteca, infatti, sorge dove c’era l’Arsenale Regio, costruito nel ‘700 ampliando mura cittadine più antiche.
Giovanni Spano è il fondatore del museo: è vissuto nell’Ottocento ed era un grande storico, oltre che linguista ed etnologo. Ha pubblicato diversi libri di archeologia, cultura sarda e pure un dizionario sardo-italiano! Era anche professore universitario: insegnava Lingue orientali e Sacre scritture all’Università di Cagliari. La croce che vedi sul suo petto è un’onorificenza ricevuta per i meriti del suo lavoro.
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La pinacoteca non presenta barriere architettoniche ed è fornita di ascensori per il passaggio da un livello all’altro dell’edificio.