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Museo Nazionale di Ravenna

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Museo Nazionale di Ravenna

Visita il museo Nazionale di Ravenna, esploralo seguendo un percorso speciale per i bambini e aguzza la vista: potrai svelarne i segreti!

Visita il museo Nazionale di Ravenna assieme con Focus Junior e il Mibact, il Ministero per i beni, le attività culturali e il turismo.

 

Il museo Museo Nazionale di Ravenna occupa gli spazi di un antico monastero, sorto prima dell’anno Mille intorno alla basilica di San Vitale. Durante la visita delle sale si può percepire ancora l’originaria atmosfera claustrale, molto suggestiva. 

Il museo è diviso in tre sezioni principali: il lapidario, cioè la raccolta di antiche iscrizioni o sculture su lastra di pietra, i reperti provenienti dagli scavi archeologici e le collezioni di arte minore. La più famosa è quella degli avori di epoca tardoantica e bizantina. Il Rinascimento è testimoniato dalla sezione dei piccoli bronzi e delle placchette e dalla raccolta di armi e armature. Le raccolte più consistenti sono quella delle ceramiche, quella delle icone e la collezione numismatica. Infine, al piano terra, nell’antico refettorio del convento, è esposto un ciclo di affreschi trecenteschi, opera di Pietro da Rimini. Vediamo alcuni dei reperti più interessanti custoditi in questo bel museo.

 

Stele funeraria 

Nel chiostro più antico del monastero (XV secolo) sono ospitate le stele dei marinai della flotta di Classis, il porto militare di epoca romana. In alcuni casi i defunti, oltre a essere ricordati attraverso i dati personali, sono rappresentati nei ritratti. Questa è la stele di Publio Longidieno, faber navalis, cioè costruttore di navi: puoi vederlo, in basso, mentre ripara un’imbarcazione. 

 

Erme di età imperiale 

Le erme erano dei pilastrini quadrangolari, sormontati da una testa umana scolpita a tutto tondo. In questa sala ce ne sono cinque di epoca imperiale, copie di originali greci andati perduti, insieme ad altre sculture romane. Sono state ritrovate a Roma, nel 1500: da lì furono spedite a Ferrara via mare, ma il carico si perse in un naufragio. I cinque busti sono stati alla fine ripescati vicino a Ravenna, all’inizio del Novecento. 

 

Incredibile ma vero

Questa piccola statuina è un pezzo degli scacchi. Il re, per essere precisi: nota la spada nella mano destra e il falcone sulla sinistra. Viene dal Nord Europa, dove è stata realizzata tra la fine del XII e gli inizi del XIII secolo. Ma la cosa interessante, oltre la bellissima fattura, è che è stata intagliata... in un dente di tricheco! 

 

Pavimento a mosaico 

Guarda, non sembra un tappeto? Si tratta invece di un mosaico pavimentale, realizzato con materiali lapidei policromi di varia provenienza, ritrovato negli anni Trenta del secolo scorso nella chiesa di San Michele in Africisco, oggi scomparsa. I disegni decorativi geometrici, resi più aggraziati dalla presenza di motivi floreali, sono gli stessi che si ritrovano nella produzione tessile dello stesso periodo!

 

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Calamaio 

Hai letto bene: questa piccola scultura in bronzo, che rappresenta un satiro seduto con un vaso fra le mani, serviva proprio a contenere l’inchiostro in cui si intingeva la penna per scrivere! Nel Rinascimento, statuine di questo tipo (bronzetti) erano molto diffuse e avevano la funzione di oggetti d’uso comune: saliere, candelieri e altro ancora. 

 

Ercole e la cerva di Cerinea 

È un rilievo in marmo bianco, probabilmente prodotto a Costantinopoli nel VI secolo d.C. Descrive una delle dodici fatiche di Ercole, qui intento a catturare la cerva dalle corna d’oro. Serviva a decorare un luogo pubblico della città, nel periodo in cui Ravenna passò dalla dominazione del re dei Goti Teodorico ai territori riconquistati dall’Impero Bizantino. 

 

Adorazione dei Magi 

Gli affreschi di questa sala risalgono al 1300 e provengono dall’antica chiesa di Santa Chiara, a Ravenna. Li ha dipinti Pietro da Rimini, con scene della vita di Gesù. Nell’Adorazione dei Magi puoi vedere i tre sapienti orientali che si avvicinano al Salvatore, in braccio a Maria, per offrirgli i loro doni: oro, incenso e mirra. 

 

Rilievo di Augusto 

E' un bassorilievo del I secolo d.C. che rappresenta i principali esponenti della famiglia di Ottaviano Augusto, il primo imperatore romano. Era destinato a essere esposto in pubblico, forse in un tempio: Ottaviano è raffigurato come Giove, sua moglie Livia è nella vesti della dea Venere. È un’opera molto raffinata e probabilmente è stata eseguita da artigiani della Capitale. 

 

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Transenna di marmo 

Nelle antiche chiese ravennati, la parte destinata ai sacerdoti era sempre distinta da quella riservata ai fedeli da partizioni o barriere. Qui vedi uno di questi recinti, di marmo pregiato, eseguito con tecnica elegantissima. Di solito le transenne sono scolpite con vegetazione e motivi floreali, ma non è raro trovare all’interno di queste “siepi di marmo” simpatici uccellini, resi in maniera molto accurata. Questa viene dalla chiesa di San Michele in Africisco, andata distrutta. 

 

Sinopia di Sant’Apollinare 

La sinopia è il disegno preparatorio che si faceva sul muro prima di decorarlo, ad affresco o, come in questo caso, a mosaico. Questa traccia è stata rinvenuta sui mattoni dell’abside di S. Apollinare in Classe. La cosa singolare è che il mosaico che fu poi effettivamente realizzato, nel VI secolo, è completamente diverso: una processione di pecore invece dei pavoni e il canestro. 

 

Brocca rinascimentale 

Questo boccale faentino è stato realizzato nella prima metà del Cinquecento. Nella parte anteriore è raffigurata l’Adorazione dei pastori, ai lati dell’ansa due delle imprese di Ercole: in lotta con il leone di Nemea e mentre soffoca il gigante Anteo. Si tratta di uno degli oggetti più riccamente decorati della collezione di ceramiche, che comprende anche corredi da farmacia e i reperti degli scavi archeologici effettuati nel territorio ravennate. 

 

Elmetto da incastro 

Si tratta di un elmo che faceva parte di un’armatura da guerra, la più protettiva, da portare a cavallo: il particolare sistema di aggancio consentiva di ruotare la testa. Le armature complete hanno il loro massimo sviluppo tra il XIV e il XV secolo: nel museo puoi vedere anche quelle che si usavano nei tornei o nelle parate! 

 

Mensa in cuoio 

Già, stiamo parlando proprio della tavola dove si mangia: questa era trasportabile, probabilmente da usare durante le campagne militari, ed è di provenienza orientale. È fatta interamente di cuoio inciso, intarsiato e dorato, con tecnica molto particolare e raffinata. La qualità dei suoi ornati fa ritenere che possa essere appartenuta a un personaggio di altissimo rango, forse un pascià dell’Impero Ottomano, nel XVI secolo. 

 

Vergine della Tenerezza 

La parola icona viene dal greco eikòn, che vuol dire immagine. È la raffigurazione di un soggetto cristiano, in questo caso la Vergine Maria, dipinta su una tavola di legno e arricchita con lamine d’oro. Le icone erano venerate in quanto rappresentazioni divine, per questo non erano ammesse varianti: seguivano indicazioni precise, riproducendo fedelmente anche i dettagli più minuti. 

 

Il museo non ha barriere architettoniche. I diversi dislivelli sono superabili attraverso l’uso di servoscala, pedane in legno e ascensori. 

POLO MUSEALE DELL’EMILIA-ROMAGNA MUSEO NAZIONALE DI RAVENNA
Via San Vitale, 17 - Ravenna Tel. 0544 543724

 

 

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