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La sede del museo è composta da edifici storici che un tempo avevano tre distinte funzioni: chiesa e scuola grande di Santa Maria della Carità, un’antica associazione di devozione e beneficenza, e convento dei Canonici lateranensi.
La storia del museo si lega a quella dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, una scuola per pittori e scultori che esisteva già alla metà del Settecento e che fu trasferita nella sede attuale nel 1807. Per consentire agli allievi di studiare le opere dei grandi maestri del passato, vi furono raccolti dipinti provenienti da chiese ed edifici che il governo di Napoleone Bonaparte aveva deciso di chiudere. Visitandolo oggi, potrai vedere i capolavori di artisti veneziani e veneti famosi in tutto il mondo, in un percorso che va dal periodo gotico, tardogotico e rinascimentale, ai maestri del Sei e Settecento, fino agli inizi del XIX secolo. Ecco un breve percorso con le opere più importanti!
La meditazione
Una donna è china su un teschio, assorta nei suoi pensieri. Intorno ci sono molti oggetti: libri, pennelli, una tavolozza, un compasso, una statuetta. L’autore, Domenico Fetti, ha voluto rappresentare una persona dal carattere malinconico ma capace di creatività e di immaginazione, come indicano i vari oggetti che la circondano.
Scoperta della vera Croce
Questa grande tela di formato circolare era collocata nel soffitto di una chiesa di Venezia: vedi che tutte le figure sono riprese dal basso? È come se guardassimo dal fondo dello scavo in cui i protagonisti del dipinto hanno trovato la croce di Gesù! L’autore è Giambattista Tiepolo, un pittore veneziano del Settecento, molto esperto nella decorazione dei soffitti di chiese, palazzi e ville. Anche in questo caso, ha creato un’illusione perfetta!
Incredibile ma... vero!
Il Convito in casa di Levi, di Paolo Veronese, è il dipinto più grande del museo: misura più di 12 metri! Al centro della tavolata si riconosce Gesù. Ai lati, servi, guardie, un giullare con un pappagallo, un uomo con la forchetta tra i denti e perfino un gatto e due cani!
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Prospettiva con portico
Mai sentito parlare di Canaletto? Era il soprannome di Antonio Canal, un pittore veneziano del Settecento noto per le sue vedute, cioè dipinti che raffigurano dettagliatamente l’aspetto di un luogo. Il palazzo che vedi nella foto, però, esisteva solo nella fantasia dell’autore, che l’ha rappresentato come se fosse reale seguendo le regole della prospettiva, la tecnica per riprodurre gli oggetti in modo tridimensionale.
Rinaldo e Armida
La storia del cavaliere Rinaldo che si innamora della bellissima maga Armida è raccontata nella Gerusalemme liberata di Torquato Tasso. Qui, i due innamorati sono in un giardino incantato, mentre sullo sfondo si scorgono i compagni di Rinaldo, venuti a riprenderlo. Francesco Hayez ha dipinto questo quadro nell’Ottocento, creando un’atmosfera di grande tranquillità e di pace.
Miracolo della Croce a Rialto
Grazie a questa grande tela di Vittore Carpaccio, possiamo vedere com’era il ponte di Rialto alla fine del ‘400: tutto di legno e con la parte centrale che si apriva, per far passare le imbarcazioni a vela. Il ponte in pietra di oggi fu costruito verso il 1590, quasi cento anni dopo la realizzazione del dipinto.
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San Giorgio
San Giorgio era un soldato romano, famoso per aver ucciso un terribile drago. Questo, almeno, narra la leggenda. Andrea Mantegna, un pittore del Quattrocento, lo raffigura con l’armatura, con in mano una lancia. Dietro di lui, una strada sale sinuosa sulla cima di una collina, costeggiando pareti rocciose raffigurate con grande maestria.
San Marco libera uno schiavo
L’autore del dipinto è un importante pittore veneziano del Cinquecento, soprannominato Tintoretto perché suo padre faceva il tintore di stoffe. Il quadro rappresenta la liberazione di uno schiavo, raffigurato in basso, nudo e disteso per terra, mentre viene maltrattato per ordine del suo padrone. In alto si vede san Marco che scende in volo per aiutarlo, spezzando tutti gli strumenti usati per fargli del male. Intorno, la folla osserva stupefatta.
Madonna dell’arancio
È un dipinto di Cima da Conegliano: raffigura la Madonna col Bambino, tra i santi Girolamo e Ludovico da Tolosa. Alle loro spalle spicca un albero di arance, da cui il nome con cui l’opera è conosciuta. Il castello lontano è forse quello di Collalto, vicino alla città natale del pittore.
Tempesta
Ecco un quadro davvero misterioso: una donna nuda, seduta sull’erba, allatta un bambino; un giovane sta in piedi vicino a lei e la guarda. Sullo sfondo le mura di una città, mentre un lampo si accende all’improvviso nel cielo. Quale sarà il significato? Gli studiosi non sono ancora riusciti a sciogliere l’enigma. È l’opera più famosa del Giorgione, un pittore veneto del Cinquecento: anche di lui si sa pochissimo.
Trittico della Giustizia
È un dipinto del 1421 di Jacobello del Fiore ed era esposto a Palazzo Ducale, dove si decidevano le cause dei veneziani, come in un tribunale di oggi. Al centro c’è la Giustizia con, ai lati, gli arcangeli Michele e Gabriele. Noterai alcuni particolari sporgenti e ricoperti d’oro: questa tecnica a rilievo si chiama “pastiglia”.
Incoronazione della Vergine
Si tratta di un polittico, cioè un insieme di più dipinti in un’unica cornice. Al centro, Gesù incorona la Madonna; ai lati ci sono storie di Gesù e in alto episodi relativi alla vita dei santi Francesco e Chiara. È un’opera di pittura, ma anche di raffinato intaglio e ricorda un’architettura. Fu dipinta da Paolo Veneziano, importante pittore del Trecento.
Processione a San Marco
Questo dipinto di Gentile Bellini, fratello del celebre Giovanni, raffigura la processione nel giorno della festa di San Marco... più di 500 anni fa! Hai notato la tonalità rossa della piazza? Era pavimentata in mattoni e non in pietra, come oggi. Anche i mosaici sulla facciata della Basilica sono diversi: il quadro riproduce quelli originali del Duecento, poi rifatti tra XVII e XIX secolo.
Ritratto di gentiluomo
Lorenzo Lotto ha ritratto nel ‘500 questo giovane elegante ma dal viso pallido e triste. Sul tavolo ci sono una lettera, qualche petalo di rosa appassito e un ramarro, animale dal sangue freddo. Dettagli inseriti per farci capire che il giovane è triste per la fine di una storia d’amore: il suo cuore è diventato freddo come il ramarro, senza vita come i petali di rosa.
Il museo è interamente accessibile, con ascensore, pedane ed elevatori manovrabili lungo il percorso.
Gallerie dell’Accademia, Campo della Carità – Dorsoduro, 1050 - Venezia tel. 041 5222247 – Per info su orari e giorni di apertura vai su Gallerieaccademia