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Museo Archeologico nazionale Eboli e della media Valle del Sele

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Museo Archeologico nazionale Eboli e della media Valle del Sele

Visita il Museo Archeologico nazionale Eboli, esploralo seguendo un percorso speciale per i bambini e aguzza la vista: potrai svelarne i segreti!

Visita il Museo Archeologico nazionale Eboli e della media Valle del Sele assieme con Focus Junior e il Mibact, il Ministero per i beni, le attività culturali e il turismo

 

La sede espositiva, inaugurata nel marzo 2000, occupa gli spazi dell’ex convento di San Francesco, complesso monumentale costruito nel XIII secolo ma ampiamente rimaneggiato nel corso del Seicento. 

Il museo raccoglie i tanti oggetti rinvenuti nel corso di indagini archeologiche eseguite nella zona di Eboli. Si tratta di reperti che provengono soprattutto da corredi funerari, di grande interesse per la posizione del territorio, allo sbocco di importanti itinerari naturali e, nei periodi più antichi, linea di frontiera fra ambiti territoriali appartenenti a culture diverse. Di particolare rilievo, i corredi funerari femminili dell’Età del ferro, con abbigliamenti ricchi di decorazioni in bronzo dorato e in ambra, mentre fra gli ornamenti personali si distinguono spille in bronzo e ambra dalle svariate fogge, collane, orecchini, fermatrecce, bracciali, cavigliere, orecchini, decorazioni per le acconciature. Ecco alcuni degli oggetti custoditi!

Stele eburina

Il reperto che vedi era la base di una statua, purtroppo perduta. L’aggettivo “eburina” viene da Eburum, antico nome della città di Eboli. L’iscrizione latina che vi è incisa fa riferimento a un certo Tito Flavio Silvano, uomo politico e patrono di Eburum, e testimonia che nel II secolo d.C. la città aveva lo statuto di municipium romano. 

Vasi d’argilla 

Questi oggetti vengono dalla Preistoria e più precisamente dall’età del Rame! Facevano parte del corredo funebre di un guerriero vissuto nel III millennio a.C. Si tratta di vasi, per bere e versare liquidi, realizzati con un impasto di argilla grezza e cotti in forni all’aperto, per cui diventavano di colore bruno o rossastro. Accanto puoi vedere due pugnali di selce, trovati vicino al defunto. 

 

Scarabeo 

Si tratta di una piccola scultura dell’VIII sec. a.C., che riproduce l’insetto sacro agli Egizi. Quello che vedi qui si portava al dito, incastonato in un anello, e serviva come sigillo. In pratica, era un vero e proprio timbro: si stampava la parte incisa incisa su un piccolo pezzetto di argilla, che serviva per chiudere documenti importanti o cofanetti pieni di cose preziose. Aveva anche significato beneaugurante, si riteneva cioè un portafortuna. 

Tutulus 

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Anche nell’antichità le donne avevano cura dei propri capelli, che pettinavano in acconciature spesso complesse, tenute insieme da spille e fermagli. Uno di questi era il tutulus, una decorazione in bronzo che le abitanti dell’Alta valle del Sele inserivano sapientemente fra i capelli. 

Pendaglio d’argento 

Il pendaglio d'argento che potete vedere nella fotogallery, proviene da una tomba della seconda metà dell’VIII secolo a.C. Faceva parte del corredo funebre di una ragazza di circa 12 anni, insieme a bracciali, cavigliere, spille e altri oggetti. Era appeso a una collanina, forse di cuoio, che non si è conservata, e vi era inserito uno scarabeo in faience egiziana (simile alla porcellana). 

Cratere

Il cratere era un vaso dalla bocca molto larga, usato per mescolare il vino con l’acqua (questo è del IV sec. a.C.). Spesso si aggiungeva anche miele: a volte perfino formaggio grattugiato! Così, il vino era pronto per il simposio, un rito per soli uomini. Alle donne, infatti, era vietato partecipare! 

Hydria 

L’hydria era un vaso usato principalmente per portare l’acqua, e perciò era usato soprattutto dalle donne. Ha tre manici (gli archeologi li chiamano anse), utili per renderlo più maneggevole sia nel riempimento che nel trasporto: nel IV secolo a.C., quando è stato modellato, l’acqua si prendeva alla fontana pubblica, mica in casa come oggi! 

Coppia di fibule 

Le fibule avevano la stessa funzione delle nostre spille da balia: fermare i lembi degli abiti al posto dei bottoni. Le caratteristiche costruttive cambiano nel tempo e consentono di stabilirne la datazione. Queste, abbellite con anelli concentrici, sono del 780-750 a.C. 

Fibula a forma di cavallino 

Questo fermaglio in metallo del VII-VI secolo a.C. ha la forma di un cavallino e proviene dalla sepoltura di un bambino: con molta probabilità, serviva a chiudere il panno o le vesti in cui era avvolto il corpo. La foggia insolita dell’oggetto, invece, riporta a un giocattolo che era appartenuto al piccolo defunto. 

Statuetta 

Statuine come questa, forse l’immagine di una divinità, si lasciavano spesso come offerta nei luoghi sacri, un po’ come si fa oggi con gli ex-voto che si vedono in chiesa. Ma si trovavano anche nelle tombe. Questa è di terracotta e faceva parte del corredo funerario di un uomo sepolto nel VI secolo a.C., che in tal modo si affidava alla divinità, sperando di esserne protetto.

Cinturone in bronzo 

Un cinturone come questo attribuiva a chi lo indossava il rango di guerriero: era il segno che aveva raggiunto la maggiore età ed era pronto a combattere per la difesa del suo territorio. I ganci di questo esemplare, che è del IV secolo a.C., sono decorati con figure maschili alate. 

Stucchi barocchi 

Al secondo piano dell'edificio del museo c’è una piccola cappella: era quella dove di solito andavano a pregare i monaci che vivevano nel convento, prima che le sue stanze fossero occupate dal museo. Per renderla più bella e importante, il soffitto fu decorato da stucchi: al centro c’è una splendida colomba e ai quattro angoli si trovano i puttini (angeli). 

Stamnos di bronzo 

Lo stamnos è un tipico contenitore con due anse (manici), che serviva per il consumo del vino, raccolto nel recipiente con un mestolo dal manico lungo: creato ad Atene, presto arrivò in Italia e fu uno dei vasi preferiti dal popolo etrusco. Di solito era in argilla, ma questo è di metallo: osserva bene i due manici, hanno gli attacchi a forma di mani! 

Grande olla d’impasto 

La olla era un contenitore usato circa 3.800 anni fa per conservare provviste alimentari, come grano, orzo eccetera. Una specie di dispensa, insomma! È stata realizzata con argilla non depurata e modellata a mano. Forse apparteneva a una persona importante, visto che è decorata da bugne (le protuberanze sferiche intorno al vaso), contornate da file di triangolini. 

Incredibile ma vero!

Lo strano oggetto che vedi nella foto altro non è che... una tazza! Dopo aver bevuto, si appoggiava sul suo supporto a forma di clessidra: ha il fondo sferico e dunque non sarebbe potuta rimanere stabile su un piano senza un sostegno. Proviene da un sito preistorico di circa 3.700 anni fa. 

Cibo... di terracotta 

Guarda bene la foto: ci sono una mela cotogna, dell’uva, una melagrana, un tortarello e due dolci. Solo che non si possono mangiare: sono di terracotta! Queste riproduzioni di dolci e frutti erano delle offerte, che spesso venivano inserite nelle sepolture e anche nei santuari dove si pregavano le divinità. 

Il museo non presenta barriere architettoniche. Sono disponibili una guida in braille per non vedenti e copie dei reperti più importanti per esperienze tattili. 

Per info sul Polo museale della Campania Museo Archeologico nazionale di Eboli e della Media Valle del Sele clicca su questo link.

Piazza San Francesco,1 - Eboli (Sa) tel. 0828 332684

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