In Sardegna, Focus Junior e il Mibact, il Ministero per i beni, le attività culturali e il turismo ti invitano a vivere una affascinante avventura a misura di bambini in uno dei più bei musei d'Italia, il Compendio Garibaldino di Caprera. Vieni a scoprire la storia di Giuseppe Garibaldi, nella fattoria dove scelse di ritirarsi alla fine della sua vita spericolata, attraverso i tanti oggetti e le curiosità qui custodite. Dopo la visita raccontaci le tue impressioni!
Ci si aspetta che un grande eroe abbia avuto una vita mondana ricca e intensa, fatta di grandi feste e frequentazioni illustri. Non fu così per Giuseppe Garibaldi che, dal 1856, scelse di vivere sull’isola di Caprera, in Sardegna, in modo modesto, circondato dalla famiglia, dai molti amici e dai suoi amati animali. Lì vi fece costruire una vera e propria fattoria autonoma, secondo uno schema che ricorda le fazenda del Sud America (dove aveva combattuto meritandosi l’appellativo di Eroe dei due mondi). La sua fattoria crebbe intorno al cortile: al centro vi campeggia un grande pino, che piantò alla nascita della figlia Clelia. Tutto intorno piccoli edifici: la Casa bianca, in pietra, dove abitò, una casetta di legno e una casa “di ferro”, in realtà di legno rivestito di lamiera, che gli fu spedita in regalo da un amico di Londra, contenuta in casse e con gli strumenti per montarla!
Garibaldi fu un capace agricoltore e anche uno tra i primi ecologisti. Nella tenuta si coltivava di tutto: frumento, legumi, erba medica, ulivi, viti. Il frumento veniva macinato per farne farina grazie a ben due mulini a vento; il più vecchio dei due venne dismesso perché il vento aveva scardinato le pale, che vennero ritrovate lontane chilometri! Piantò anche un aranceto con 300 piante.
Nella tenuta garibaldina si contavano centinaia di animali: 250 mucche, 400 fra capre e pecore, oltre a maiali, galline, cani… Pare che tutti fossero molto amati. C'è una lapide situata di fronte alla stalla ed è dedicata al ricordo della cavalla Marsala, sepolta nella pineta: fu sua fedele compagna durante la spedizione dei Mille, nel 1860!
Nella grande stalla Garibaldi teneva anche degli asini: i cronisti dell’epoca riportano che usasse battezzarli con i nomi dei propri avversari politici: Napoleone III, papa Pio IX…
Non sarà la batmobile di Batman ma anche la locomobile era una macchina rarissima per l’epoca: fu prodotta a Treviso nel 1854 (fino ad allora, tutti i macchinari provenivano dall’Inghilterra) e serviva a produrre energia per far funzionare il mulino anche in assenza di vento. Testimonia l’interesse di Giuseppe Garibaldi per le innovazioni tecnologiche.
C'è anche un antenato del giradischi: azionato da una manovella che mette in funzione i mantici (strumenti meccanici che producono un soffio d’aria), fa girare i dischi e li legge grazie a un braccio dotato di 24 “denti tastatori”. Garibaldi lo usava per ascoltare i dischi, in cartone pressato e traforato. È ancora conservato nello studio della Casa bianca.
Compendio Garibaldino di Caprera: tutte le informazioni cliccando questo link.