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Genova | Galleria Nazionale di Palazzo Spinola

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Genova | Galleria Nazionale di Palazzo Spinola

La Galleria Nazionale di Palazzo Spinola, a Genova, custodisce dei tesori! Percorri le sue sale, aguzza la vista e scoprine i segreti con il Mibact e Focus Junior! 

Visita la Galleria Nazionale di Palazzo Spinola, a Genova, assieme con Focus Junior, con il Mibact (Ministero per i beni, le attività culturali e il turismo) e con il Sed (Centro servizi educativi del Mibact), potrai scoprirne gli straordinari segreti!

 

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Il patrimonio di Palazzo Spinola è costituito da due diverse realtà: i primi due piani decorati con affreschi e stucchi, arredati come quando la dimora era abitata nel Seicento e nel Settecento, conservano la quadreria nata dalla passione per le collezioni d’arte dei proprietari di allora. Gli ultimi due piani, danneggiati durante l’ultima guerra, sono stati ristrutturati e ospitano le opere acquisite per arricchire e completare quanto già raccolto dagli Spinola, con particolare attenzione verso le opere che documentano l’interesse dell’aristocrazia genovese per il collezionismo di opere d’arte.

 

Il palazzo, da secoli di proprietà della famiglia Spinola, che lo ha donato allo Stato nel 1958, fu fatto costruire sul finire del Cinquecento dal nobile genovese Francesco Grimaldi. La facciata attuale, ricca di stucchi, si deve a Maddalena Doria, divenuta proprietaria dell’edificio nel 1734.

 

Ritratto di Ansaldo 

Questo dipinto, eseguito nel 1625 dal pittore fiammingo Anton van Dyck, ritrae Ansaldo Pallavicino. A quel tempo era solo un bambino, ma 25 anni dopo acquisterà il palazzo, diventandone proprietario: se racchiude tanti tesori è anche merito suo! Accanto a lui nel dipinto c’era il padre Agostino, ma a un certo punto qualcuno ha pensato di tagliare la tela per farne... due quadri distinti.

 

Salotto del primo piano nobile

Guardando questo salotto, puoi farti un’idea di come dovevano essere gli ambienti a metà Seicento. I dipinti che si trovano nelle sale del primo piano nobile, infatti, sono per la maggior parte ancora quelli di cui parlano gli antichi inventari conservati nell’archivio storico della dimora.

 

Incredibile ma vero...

Ecco un caso in cui la cornice è migliore del quadro! L’ha intagliata in un unico blocco di legno - quindi senza usare né colla né chiodi - lo scultore genovese Filippo Parodi, nel XVII sec. Raffigura il mito di Paride, che consegna a Venere la mela d’oro. E suggerisce così che la dama del dipinto è... bella quanto la dea.
 

 

Il ratto delle Sabine

Questa grande tela, del pittore barocco Luca Giordano, racconta un episodio leggendario della nascita di Roma: per popolare la nuova città, in cui le donne scarseggiano, i Romani rapiscono le figlie dei loro vicini, i Sabini. L’opera, appena tornata dal laboratorio di restauro, è finalmente libera dalle numerose ridipinture che coprivano le figure femminili, rappresentate nel tentativo di liberarsi.

 

Assedio di Lisbona

Sulla volta del salone del primo piano nobile, il pittore Lazzaro Tavarone ha dipinto, attorno al 1614, un episodio storico: l’assedio di Lisbona da parte dell’esercito spagnolo, a cui si era unito Francesco Grimaldi, il nobile che costruì il palazzo a fine Cinquecento. Con questo tipo di soggetti, la famiglia si autocelebrava agli occhi degli ospiti, evidenziando il proprio potere.

 

Cucina storica

Tra primo e secondo piano nobile si trova la cucina, di inizio Ottocento. Per l’epoca era modernissima e dotata di tutte le ultime novità: il “ronfò” (antenato dei nostri fornelli), una caldaia per avere l’acqua calda dai rubinetti e un montacarichi che faceva salire il cibo direttamente alla sala da pranzo.

 

Le tentazioni di S. Antonio

Come descriveresti questa scena? Un corteo di uomini grotteschi attraversa una valle dove anche le cose sembrano prendere vita, mentre il cielo è solcato da una creatura a cavallo di uno strano animale. È un quadro ricco di simboli, tradizionalmente attribuito a Pieter Brueghel il Giovane: mostra S. Antonio nel deserto, tormentato dal demonio.

 

La Giustizia

Stai guardando il pezzo più antico di Palazzo Spinola, opera del più grande scultore gotico italiano, Giovanni Pisano. Si tratta di un frammento dello straordinario monumento funebre che l’imperatore Arrigo VII fece realizzare per l’amata moglie, Margherita di Brabante, morta di peste nel 1311.

 

Archivio storico

Durante la visita si incontra l’archivio storico del palazzo: più di 700 volumi e migliaia di altri documenti in cui si trovano informazioni sulle attività commerciali e finanziarie che hanno reso ricchissima la nobiltà genovese tra metà Cinquecento e metà Seicento.

 

Vergine orante

È un dipinto su tavola di piccole dimensioni, realizzato dal pittore fiammingo Joos van Cleve all’inizio del Cinquecento. Che cosa ti colpisce di quest’immagine? Per prima cosa si può notare l’abilità dei pittori del Nord nel riprodurre ogni minimo dettaglio, come le tantissime pieghe del velo della Madonna. Ma anche la capacità di rendere una sensazione di morbidezza, espressa dal bordo delle maniche in pelliccia.

 

Galleria degli Specchi

È stata costruita nel Settecento al di sopra del loggiato del primo piano, già trasformato nel secolo precedente in una galleria per quadri di piccolo formato. Gli invitati a palazzo percorrevano i suoi scintillanti ambienti per recarsi nella sala da pranzo, anch’essa decorata con stucchi e arredi in stile neoclassico.

 

Console e specchiera

Nel 1734 Maddalena Doria rinnovò gran parte degli arredi del palazzo, tra cui inserì questa console. Per avere uno specchio così grande, lo ordinò addirittura a Parigi, facendolo portare su un carro fino a Cadice, in Spagna, e poi da lì a Genova via nave.

 

Sezione tessile

Il sottotetto del palazzo, dove un tempo c’erano gli alloggi della servitù, oggi ospita la collezione tessile: velluti, broccati, damaschi, lampassi, mezzari genovesi, sete ricamate, bustini e un abito nel tessuto “di Genova”, cioè “jean’s”, molto simile a quello di oggi.

 

Ritratto di Gio Carlo Doria

All’inizio del Seicento, Peter Paul Rubens era un pittore molto richiesto e negli anni che soggiornò a Genova i nobili della città fecero a gara per avere un ritratto fatto da lui. Solo Gio Carlo Doria, però, si fece raffigurare a cavallo: una posa che di solito era riservata ai re!

 

Amore sacro e profano

Questo quadro, opera di uno dei più grandi maestri del periodo barocco, il bolognese Guido Reni, è ancora nella sua collocazione originaria e testimonia quanto fossero ricche di capolavori le dimore genovesi. Raffigura l’Amore sacro (l’angelo adolescente) che brucia le frecce dell’Amore profano (il bimbo alato legato e bendato). È un dipinto allegorico, che simboleggia il dominio degli istinti e delle passioni grazie alla fede religiosa.

 

Lo scalone

Uno scorcio dal monumentale scalone di fine Cinquecento, che conserva il rivestimento in pietra nera detta “di promontorio”, proveniente dalle cave (oggi esaurite) della collina che si trovava di fronte alla Lanterna di Genova. Alle pareti ci sono carte geografiche olandesi, dipinte ad acquerello, della seconda metà del Seicento.

POLO MUSEALE DELLA LIGURIA GALLERIA NAZIONALE DI PALAZZO SPINOLA Piazza di Pellicceria, 1 – Genova Tel. 010 2705300

 

Barriere architettoniche: i piani principali si raggiungono tramite ascensore. Ammezzati e ultimo piano sono accessibili solo con le scale.

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