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Junior reporter, il progetto per la Base Spaziale

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Una pericolosa missione integalattica con alieni e robot nel racconto fantascientifico del focusino Giuseppe
 

Ero a casa mia, nella mia cameretta, quando la mia mamma mi chiamò: "Giuseppe, ci sono dei signori che vogliono parlare con te!"

Io mi alzai domandandomi chi fossero quelle persone; erano così importanti da interrompere la mia lettura pomeridiana?

Quando mi avvicinai vidi che tutti e due erano vestiti con una camicia a righe blu e bianche con un gran fiocco viola, delle bretelle rosse e pantaloni gialli a pois verdi.

Avevano capelli colorati e un naso finto, grosso e soprattutto… rosso!

Chiesi loro: "E voi chi sareste, dei pagliacci?"

Mi risposero: "Sì, ma non siamo pagliacci normali: noi collaboriamo con gli Stati Uniti per il progetto che prevede di costruire una base spaziale sulla luna. Ti vorremmo chiedere di fare parte di questa missione intergalattica…"

A metà discorso io esclamai: "Come intergalattica? Vuol dire che comprende anche alieni?!"

Loro annuirono e mi portarono in aeroporto, diretti negli Stati Uniti con un'automobile talmente veloce da farmi sbattere contro il sedile ogni volta che frenavano.

Nella base segreta in cui arrivammo un soldato mi disse: "Hi, I am the leader of Secret Base".

Io non capivo niente di quello che diceva, sapevo solo di essere super emozionato!

Mi fecero vestire con una tuta spaziale pesantissima e mi condussero ad un razzo.

Ero così affaticato che, non appena dentro, mi buttai subito sul letto: e sì, nel razzo c'era davvero un letto! Partì diretto alla Stazione Spaziale Internazionale. Ebbi solo un attimo per guardare la Terra perché subito mi portarono attraverso uno strettissimo corridoio all'interno di un'astronave.

All'improvviso il corridoio si chiuse, la navetta si staccò dalla base e io dissi:

"Arrivo luna!"

Il viaggio stava andando bene, quando vidi dirigersi verso i motori un robot e un alieno.

Il robot faceva: "Bip-bip!" mentre l'alieno urlava: "Andiamo catorcio metallico!" Il primo era "metallico" e arrugginito mentre il secondo era basso, magro, rosso e aveva due occhi neri.

Io li seguii di nascosto e così capii perché la missione era "intergalattica": mi avevano scelto per sorvegliare l'astronave e proteggerla dagli intrusi come loro.

Poi rabbrividii: l'alieno aveva detto di voler distruggere il motore e, così, fluttuando per l'assenza di gravità, avvertii il comandante del nostro mezzo spaziale: "There are an alien and a robot".

Immediatamente arrivarono tantissimi soldati fluttuanti che, non appena la gravità venne attivata, corsero verso i motori. All'improvviso, però i motori si spensero, i nemici ce l'avevano fatta:

eravamo bloccati lì, nello spazio profondo!

Tuttavia i soldati riuscirono ad aggiustare l'astronave e ad acciuffarono l'alieno e il robot.

Gli intrusi spiegarono che volevano proteggere la Luna e che essa era il loro pianeta.

Dopo aver discusso molto invitammo loro a venire ad abitare la Terra, ma essi risposero di no, perché questa era molto inquinata. La trattativa sembrava fallire fino a quando il comandante della nave non fece una proposta: noi li avremmo lasciati in pace a condizione che loro non rovinassero più le missioni spaziali.

Accettarono.

A quel punto, alieni e terrestri non ebbero più problemi tra loro.

 

Giuseppe Ieraci

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