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Intervista a Pitagora!

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Intervista a Pitagora!

La focusina Alice ha immaginato un'intervista con Pitagora, il famoso matematico e filosofo greco che ha un Teorema che da secoli porta il suo nome, ma che forse non ha postulato lui. Chissà cosa ha detto il buon Pitagora alla nostra Junior Reporter?

Non si sa bene come abbia fatto, ma la nostra focusina Alice è riuscita a viaggiare nel tempo e a intervistare uno dei personaggi più affascinanti dell'antichità: il filosofo e matematico Pitagora!

L'INTERVISTA

ALICE- Buongiorno signor Pitagora, volevo farle qualche domanda: dov’è nato?

PITAGORA- Sono nato a Samo, un’isoletta del Mar Egeo, da mamma Partenide e papà Mnesarco, che in realtà era fenicio, precisamente della città di Tiro.

A- Si dice che da giovane abbia partecipato alle Olimpiadi, ma potevano partecipare solo atleti grechi, giusto? Quindi come ha fatto a iscriversi se era fenicio?

P- Sì, partecipai alle Olimpiadi, visto che non ero greco al 100% misi in giro la voce di essere discendente del dio Apollo, anzi di essere la reincarnazione di suo figlio Etalide. Ero bravo nella corsa, nel salto in lungo, nel lancio del giavellotto, ma più di tutto eccellevo nel pugilato, ero molto bravo e mi fecero gareggiare anche contro gli adulti. Tutti mi chiamavano “Il chiomato di Samo” perché avevo i capelli lunghi.

A- Quando è tornato dalle Olimpiadi che cosa ha fatto?

P- Ho deciso di accrescere la mia cultura e di essere amico solo di persone sagge. In questo periodo viaggiai molto: prima andai a trovare Ferecide, il saggio greco più popolare del momento, poi navigai fino a Mileto dove incontrai Talete un altro amante della sapienza, successivamente mi diressi a Tiro(la città di origine di mio padre ) dove i saggi mi consigliarono di andare in Egitto dove le porte dei templi del dio Horus sono aperte agli amanti della conoscenza come me, così partii nuovamente e rimasi 20 anni nella terra dei faraoni.

Un greco giramondo!

A- E poi?

P-E poi l’Egitto venne conquistato dai Persiani e io venni deportato a Babilonia. E alla fine del dominio persiano tornai a Samo dove aprii una scuola che divenne molto rinomata, i miei alunni erano chiamati i pitagorici e le pitagoriche . Alla fine decisi di lasciare definitivamente la mia isola e di trasferirmi in Italia, a Crotone dove aprii una nuova scuola.

A- Avevi una famiglia?

P- Sì, mia moglie e una figlia.

A- Come sei morto ?

P- Sono morto a causa dei Crotonesi più potenti che mi detestavano perché non erano stati ammessi alla mia scuola, così diedero inizio ad una rivolta contro i pitagorici, di tutti i miei alunni se ne salvarono solo 2: Archippo e Liside, vengo avvertito del pericolo e scappo nella vicina Locri, ma i Crotonesi mi trovarono e mi uccisero.

A-Qual è stata la tua più grande delusione ?

P- Quando un mio alunno, Ippaso di Metaponto scoprì un numero che non si può misurare con un numero finito (incommensurabile) e che non finisce mai, sconvolgendo tutta la mia vita. Il numero in questione era la radice quadrata di 2, ovvero: 1,414213562373095048801…

E ora la domanda delle domande

A- È vero che non è lei il vero autore del teorema che porta il suo nome ?

P- Beh, in realtà è vero, accadde tutto a Babilonia quando mostrai, a modo mio, ai saggi di quella zona un teorema che conoscevo benissimo suscitando il loro interesse. Non immaginavo lontanamente che quel teorema avrebbe preso il mio nome come se lo avessi inventato io. Comunque ho fatto altre scoperte tra le quali il fatto che la terra sia rotonda e che gli angoli interni di un triangolo diano come somma sempre 180°.

A- Grazie mille signor Pitagora di averci onorato con la sua presenza e arrivederci!

P- Arrivederci a tutti, ma prima di andare vorrei ricordare a tutti i focusini interessati di leggere Pitagora e il Numero Maledetto di Luca Novelli , che racconta la mia storia sia col testo normale che anche qualche fumetto.

Alla prossima e ricordate “TUTTO È UN NUMERO!!!”

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