Vincenzo Schettini ha 47 anni ma davvero non si direbbe! Forse per via dei suoi capelli stravaganti o, più probabilmente, per la quantità pazzesca di energia in tutto quello che dice e fa. Ma soprattutto, Vincenzo Schettini è un super-prof, che insegna fisica alle superiori ed è diventato una star dei social con La fisica che ci piace. Non solo: da anni dirige un gruppo gospel chiamato Wanted Chorus e collabora con il programma di
formazione per docenti italiani (Italian Teacher Programme) al CERN. Noi lo abbiamo incontrato al Teatro Manzoni di Milano, prima del suo ultimo spettacolo…
Ciao prof! Siamo molto felici di incontrarti.
«Grazie, fantastici lovvini di Focus Junior».
Possiamo cominciare quest’intervista con David Bowie? Abbiamo visto che lo citi nel tuo ultimo libro, “Ci vuole un fisico bestiale”…
«Che bello cominciare un’intervista con David Bowie! Era un personaggio pazzesco a metà fra la scienza e l’arte… Nel libro spiego il perché. Io l’ho sempre ammirato molto, forse perché sono anche un musicista, suono il violino… Ma il vero motivo è che da piccolo adoravo un film in cui recitava anche lui. Si tratta di Labyrinth - Dove tutto è possibile, uscito nel preistorico 1986!».
Scienza e arte. Sembrano mondi lontanissimi, invece tu ne parli come se fossero molto vicini…
«Perché lo sono! Faccio un esempio partendo proprio dal mio amato violino. Le note scaturiscono dalla vibrazione di un corpo, la corda, per un determinato numero di volte al secondo: è quella che la fisica chiama frequenza. Ed è grazie alla fisica se noi possiamo ascoltare la musica! I grandi scienziati sono anche grandi creativi… E Einstein, per esempio, amava suonare il violino proprio come me».
Da come parli di fisica si capisce che è la proprio una tua grande passione… L’hai sempre amata anche da studente?
«A dire la verità alle superiori mi ero innamorato della filosofia, una materia molto affascinante. Di cosa parla? Del pensiero di una serie di figure meravigliose che hanno immaginato il mondo e l'universo utilizzando il potere della mente. I primi scienziati sono stati filosofi come Talete e Democrito. Ed è stata proprio la professoressa di filosofia che mi ha fatto scoprire per prima la scienza. Le sarò sempre grato. Una brava insegnante».
E tu che insegnante sei, oggi?
«Spero di essere un prof interessante. Le mie lezioni sono sempre differenti e voglio che, quando spiego qualcosa, i ragazzi possano non solo capire i concetti ma anche farli propri. Per questo sono molto attento agli sguardi dei miei studenti. Possono dirmi che hanno capito anche se non è vero ma gli occhi… Quelli non mentono mai».
Beh, magari ti dicono che non hanno capito perché hanno paura di dire qualcosa
di sbagliato…
«Appunto! Sapete che nella fisica esiste un argomento che si chiama “misure ed errori”? Chiunque inizi a studiare la scienza, scopre che non esiste misurazione senza l'errore. L'errore è fondamentale. Non bisogna vergognarsi degli sbagli perché ti portano a fare meglio. La scienza è paziente, la scienza è lenta, al contrario della velocità alla quale siamo abituati oggi. Siamo abituati ad avere le risposte in un minuto, ma nella scienza le risposte buone non arrivano velocemente».
Che consiglio daresti agli alunni?
«Durante il percorso da studenti troverete insegnanti molto differenti nel modo di porsi e di spiegare una lezione. A volte avrete delle professoresse, dei professori, dei maestri molto allegri e divertenti, altre volte meno. Accogliete sempre il vostro insegnante e sintonizzatevi con lui con la vostra presenza in classe. Sembra una banalità, ma non lo è affatto. Oggi voi fate i conti con il telefonino e la Rete che molto spesso vi portano fuori dalla scuola. Non è giusto, perché la scuola è dentro.
Ricordate che, anche l'insegnante “più noioso”, ha sempre qualcosa di bello e di interessante da raccontare. Bisogna solo avere la pazienza di sintonizzarsi. Ed è un bell'esercizio. Più diventerete capaci di aprire la vostra mente, le vostre braccia, di accogliere il linguaggio dell'altro, più sarete capaci, da grandi, di capire meglio il mondo degli adulti, perché il mondo degli adulti è un po’ strano. Da adulti smettiamo di guardarci negli occhi, smettiamo di sorridere. A volte smettiamo anche di dirci la verità. Invece voi bambini siete capaci di dirla sempre, vivete sempre in maniera spontanea. Lo vedo durante i miei spettacoli quando chiamo un bambino sul palco, immediatamente si butta, da adulti invece perdiamo la spontaneità. Allora se saprete ascoltarli bene quegli insegnanti, non perderete quella spontaneità».
Un consiglio agli insegnanti.
«Siate pazienti perché è un periodo scolastico di continui cambiamenti, molto difficile, dove alla scuola si chiede troppo. Si chiede continuamente di cambiare e di essere al passo con i tempi. In passato, quando la scuola non era al passo con i tempi, era comunque una scuola efficace. Quindi, auguro ai docenti di trovare il loro personale equilibrio. La scuola è pazienza, è ritmo, è sintonia con gli alunni, ognuno dei quali è un mondo differente dall’altro. Hanno la loro timidezza, hanno le loro chiusure, bisogna imparare a prenderli per mano, a portarli avanti. Non è facile, non è facile per niente».
Com’è la tua scuola ideale?
«È una scuola senza burocrazia, le scartoffie tolgono l'entusiasmo. È una scuola con i quaderni cartacei e piena di oggetti con i quali fare fisica e dare la possibilità agli studenti di realizzare esperimenti, per esempio con una bottiglietta, con una macchina fotografica, con quello che c’è a disposizione. È, inoltre, una scuola bilingue in cui si parla italiano e inglese indifferentemente. Io parlo inglese come seconda lingua I would like to create something that allows people to switch from Italian to English, being aware that a language is a language and it is just something you use to communicate with others. È una scuola con i voti, perché il voto è un ottimo confronto e insegna a crescere. Auguro a tutti di prendere un 4, perché se prendete tutti 10 a scuola vi sentirete dei geni, ma appena vi confronterete nel mondo dei grandi sareste come dei fuscelli al vento. Basterà un soffio, e cadrete. Invece bisogna crescere anche attraverso i voti brutti. Nella mia scuola ci sono i voti, anche quelli negativi.
Perché hai scelto di fare lezione su YouTube?
«Insegnare è sempre stato il mio sogno, fin da piccolo. La mia idea era continuare le lezioni che facevo la mattina, in classe. Non mi aspettavo di raggiungere tanta gente, tante generazioni, bambini inclusi».
Sui social, qual è il commento più strano che hai ricevuto?
«Vai dal parrucchiere. Questo lo trovo proprio strano, perché invece i miei capelli sono belli. Poi c’è che mi vuole sposare o che si vuole fidanzare con me. Mi chiedono molto spesso “ma che succede se ci buttiamo in un buco nero?”. Ma che ne so? Non lo so. Io non mi voglio buttare in un buco nero, è tanto bello stare qua. Nel mio spettacolo La lezione show, rispondo a questa domanda con qualcosa di speciale, qualcosa di… molto musicale. Questa domanda arrivava talmente tanto che a un certo punto ho dovuto rispondere, ho trovato la risposta in maniera artistica. Qui lascio la suspense, non svelo nulla».
Il tuo fan più giovane e quello più grande
«La più giovane una bambina di cinque anni, che con il libro tra le braccia è venuta a chiedermi l'autografo. Mentre, a Trento, a un firma copie, è venuto un nonno di 94 anni, il mio lovvino più grande».
Come scegli gli argomenti di cui parlare nelle live?
«Spesso mi vengono suggeriti dai lovvini. Altre volte, invece, mi lascio ispirare dalle lezioni che svolgo in classe. Se l’argomento in programma è il moto rettilineo, faccio una live in classe su quello».
Chi segui sui social o quale personaggio ti affascina?
«Sono attratto dalla figura di uno scienziato che non conoscete probabilmente. Si tratta di Richard Feynman, uno scienziato interessante capace di spiegare le teorie più incomprensibili senza per questo essere approssimativo. Amava divertirsi, suonava i bongos ed era un ritrattista. Girava con un furgone e si vestiva un po’ stravagante, non esattamente come uno scienziato che immagini. È stato un grande genio, ha realizzato i diagrammi di Feynman: andate a vederli, sono strepitosi! Attraverso dei disegnetti fa capire come le particelle interagiscono tra loro».
Se tu avessi un potere, quale sarebbe e cosa cambieresti subito?
«Se avessi qualche potere da supereroe, mi piacerebbe avere il potere del volo. Vorrei volare. Mamma mia, che meraviglia! Quando guardo gli uccelli li invidio, è bellissimo! Se invece avessi il potere di poter cambiare qualcosa, cambierei quella cosa che si chiama invidia. Attenzione, non è sbagliato provare invidia perché, alla fine, tutti abbiamo invidiato qualcuno o qualcosa. Anche io. Mi piacerebbe cambiare l'invidia, che fa diventare le persone cattive, e regalargli una vita migliore».
Qual è stato l’esperimento più strano o divertente che hai fatto sia a casa sia sui social?
«Il più divertente sicuramente quello dei quaderni incastrati, lì mi è venuto proprio da ridere. Gli studenti erano convinti di staccarli e di prendere quel 10 che avevo promesso a chi ce l’avrebbe fatta, ma non ci sono riusciti. Invece, ce n’è uno che vorrei realizzare, ma è difficile trovare il generatore di Van Der Graaf, una specie di pallottola elettrostatica. Se tu metti le mani su questa pallottola, moltissime cariche attraversano il corpo. Queste cariche si distribuiscono anche attraverso i capelli e, siccome sono cariche dello stesso segno, si allontanano tra loro e, come conseguenza, i capelli si allargano. È molto simpatico. Io non l'ho fatto perché non ho trovato il generatore e perché per i miei capelli non c'è bisogno, giusto?».
Hai un animale preferito?
«Sì, il gatto. I gatti mi fanno ridere, sono buffi, si ficcano dappertutto. Assomigliano a tutti gli stati della materia perché sono liquidi e gassosi, entrano nei contenitori e ne prendono la forma come i liquidi. E poi vabbè, c'è anche il fisico Erwin Schrodinger che era affascinato dai gatti e ha fatto un esperimento chiamato “Il paradosso del gatto di Schrödinger”».
E invece il tuo piatto preferito?
«Linguine con le vongole. Lo so anche cucinare molto bene».
Possiamo farti un’ultima domanda? Ma i tuoi capelli quale legge della fisica
sfidano?
«Sono assolutamente antigravitazionali. Per l’asciugatura e la piega entrano in gioco diverse leggi della fisica come l’aerodinamica e la forza di gravità… ma anche lacca e gel!».