“Vola come una farfalla, pungi come un’ape” è una frase del più grande pugile di tutti i tempi: Muhammad Ali. E sembra fatta apposta per la nuova campionessa italiana dei pesi leggeri, Pamela Malvina Noutcho Sawa, 31 anni, bolognese. Il nome Pamela significa proprio “dolce come il miele”. «I miei genitori si aspettavano una figlia dolce» ride adesso. E lo è, Pamela, ma anche fortissima, infatti l’8 settembre scorso ha affrontato la talentuosa Nadia Flalhi e si è portata a casa il titolo italiano dei pesi leggeri di boxe. Memorabile il consiglio di suo cugino prima del match: «Le donne della tua famiglia sono combattenti, se ce l’hanno fatta loro puoi farcela anche tu». Eppure, quando la incontriamo a Palazzo Mondadori, Pamela sembra molto emozionata. «È che non mi aspettavo un’intervista da Focus Junior» spiega. E poi aggiunge ridendo: «Non si direbbe, ma sono una ragazza romantica».
Noi, un po’ sorpresi: una pugile romantica?
«Certo, non per niente la boxe viene definita la “nobile arte”. Avete mai visto un incontro? Se osservate come i pugili si muovono sul ring, sembra che stiano danzando. Io posso anche perdere un match, ma se mi dicono che “si sono innamorati” ho vinto».
E tu quando ti sei innamorata della boxe?
«A 24 anni. Studiavo da infermiera, ho fatto tirocinio in un centro di accoglienza. Lì c’era una piccola palestra e mi chiesero di provare. Ho cominciato ad allenarmi con la corda, poi a provare i colpi... È scattato il colpo di fulmine».
Spiegaci meglio...
«Durante gli allenamenti ammiravo una mia compagna che era molto agile, sal- tellava come una rana! Io invece essendo muscolosa non riuscivo a fare quel tipo di boxe. Con il tempo ho capito che il mio stile era diverso: sono una pugile che attacca sempre, non lascio il tempo all’avversaria di colpirmi»
I tuoi genitori che cosa pensano di questa passione?
«Mia mamma ha un po’ paura, lei è una mamma camerunense tutta d’un pezzo e ora che mi sono laureata vorrebbe che mettessi su famiglia. Le ho promesso di farlo, ma solo dopo aver vinto un titolo. Così quando sono diventata campionessa mi ha telefonato: “Sei soddisfatta tesoro? Possiamo pensare ad altro?”. Non molla!».
A che età sei arrivata in Italia?
«A 8 anni abbiamo raggiunto mio papà a Perugia, da una piccola città del Camerun che si chiama Bangou. Un bello shock: in Camerun le case erano piccole e c’era tanta natura. La prima settimana poi è stato strano vedere tante persone bianche intorno, a parte la mia famiglia».
Avresti voluto ritornare in Camerun?
«In realtà no, perché oltre a essere qui con i miei fratelli, in un ambiente sicuro e che conoscevo, ero un sacco curiosa, nuovo mondo, nuove cose da provare, nuovi vicini, nuovo cibo da scoprire, nuovi giochi, nuovi suoni, ero super curiosa.
Quale cibo italiano ti ha incuriosito di più?
«Posso dire che c'è una cosa che ancora adesso faccio fatica a mangiare: le acciughe. Ricordo che un’amica di mia madre le portò a un pranzo, io le assaggiai e facevo fatica a mangiarle, non mi piaceva il sapore, ma per educazione ho dovuto mangiarle e guardavo mia madre chiedendo aiuto…Una cosa invece che amai da subito: la lasagna che ancora oggi adoro».
Una domanda, un po’ bizzarra: avresti mai voluto vivere in un’altra epoca?
«Mi piace vivere nel mio tempo e mi sento molto fortunata a essere nata in quest’epo- ca, perché altrimenti non avrei potuto fare quello che faccio: essere un’infermiera, e una pugile».
Da bambina quale sport avresti voluto praticare?
«Desideravo giocare a pallavolo ma non ho mai avuto occasioni, un po’ perché era costoso e i miei non avevano possibilità, e un po’ perché era più facile fare l'atletica. Tutti noi fratelli abbiamo praticato l'atletica, tranne mio fratello piccolo che fa calcio».
Qual era la tua materia preferita a scuola?
«Alle medie matematica, alle superiori invece la matematica per me era incomprensibile, in qualsiasi modo la studiassi, a memoria ecc. niente! Sì, alle superiori era la letteratura. Ho frequentato il liceo scientifico».
Qual era il tuo autore preferito?
«Nella letteratura latina, Catullo. Mi ha sempre affascinato. Avevo una insegnante molto brava che lo amava e ci ha fatto leggere molto. Mi piaceva molto il suo modo di scrivere e di descrivere l’amore».
Come definisci il tuo stile di fare boxe?
«Sono una pugile che attacca, quindi non do modo al mio avversario di boxare ma cerco di rientrare sui suoi colpi, sono sempre lì, "soffoco" quasi la boxe dell’avversaria. È una tattica e l’altra deve essere abbastanza brava da aggirarmi e riuscire a liberarsi».
Studi l'avversario prima di un incontro?
«Io no, lo fanno i miei allenatori che mi preparano per il match, poi inizio la prima ripresa e vediamo come va e poi moduliamo le riprese in base a come sta andando».
Hai due nomi, ti senti più Pamela o più Malvina?
«Quando ero piccola ho fatto delle ricerche e ho scoperto che Pamela significa ragazza dolce come il miele e Malvina ragazza dalla fronte dolce, quindi sono una ragazza dolce (ride), i miei genitori dandomi quei nomi lì avrebbero voluto una figlia dolce (ride)».
E tu come sei? Come ti descriveresti?
«Testarda, tanto, determinata e anche dolce a momenti».
Cos'è che ti fa arrabbiare?
«La mancanza di rispetto. in ospedale quando mi mancano di rispetto perdo le staffe e devo lasciar perdere, il rispetto è alla base della convivenza. Sul ring è più facile che al pronto soccorso dove lavoro».
Quando erti bambini cosa sognavi di fare da grande?
«La maestra perché mi piaceva l’idea di insegnare».
Che musica ascolti?
«Dipende, ascolto musica in base all’umore che ho, ascolto un po’ di tutto, musica italiana, straniera, della Nigeria, del mio paese di origine. Mi piace molto Yemi Alade una cantante nigeriana, ma ascolto anche pop e di tutto anche le sigle dei cartoni animati…anche quando mi alleno».
Un campione cosa mangia?
«Tante verdure, tanta carne, tanti legumi pochi carboidrati».
Prima di un match come ti concentri?
«Due o tre giorni prima abbandono il telefono, voi lo fate prima di una verifica? Abbandonate i telefoni? Cerco di distrarmi giocando a carte o facendo giochi da tavolo con gli amici, mi piace giocare a sette e mezzo e a briscola. Il mio gioco preferito è machiavelli ma nessuno ci vuole mai giocare. Ascolto musica. Sono molto religiosa e mi aiuto pregando. Sono cattolica»
Che genere di libri preferisci?
«Adoro i romanzi rosa, l’ultimo libro letto è Kitchen di Banana Yoshimoto, super!».
In qualche modo la boxe ti ha cambiata? E come?
«Assolutamente, intanto nella concentrazione perché ero sempre molto distratta. Poi, nell’accettare le mie caratteristiche fisiche e nell’apprezzarle anche fuori dal ring, e ad accettare il colore della mia pelle perché quando combatto non si vedono i lividi sul viso perché sono nera, gli altri hanno sempre lividi e graffi io sembro sempre bella e perfetta anche se ho un mal di testa assurdo».
Fare boxe è uno sport sicuro per una bambina o un bambino?
«Sì, certo. Primo perché una volta all’anno vengono fatti i dovuti controlli; secondo perché la boxe da piccoli è uno sport molto protetto, casco, guantoni super imbottiti antiurto; terzo perché al bambino non è permesso affondare il colpo, cioè i colpi vengono dati a una certa distanza e si guarda più come si tira, come si schiva, come stai sulle gambe, si mette in pratica la pre-pugilistica. È uno sport sicuro per i ragazzini e non è uno sport solo da maschi, anzi il pugilato femminile è molto più bello».
Quanto durano gli incontri?
«3 riprese da 3 minuti, con 1 minuto di riposo nei dilettanti. Nella boxe dei professionisti per gli uomini si parte da 4 round da 3 minuti fino ad arrivare a 10 round. Nella boxe si può colpire dalla fronte alla vita e non si può colpire dietro. Non puoi dare gomitate, colpi e calci.I round si vincono in base a: numero di colpi messi a segno, precisione di colpi e chi ha dominato il round».
Quanti tipi di colpi esistono?
«Tre: il diretto, jab, il gancio.
I round si vincono in base a: numero di colpi messi a segno, precisione di colpi e chi ha dominato il round.
Hai mai avuto un animale domestico da piccola?
«No, purtroppo. Mi piacerebbe molto avere un gatto. Io viaggio molto e il gatto è più autonomo».