A parole, un mucchio di gente ti dice di essere “dalla parte dei più giovani”. Poi, però, quando si tratta di mettere in pratica... Ecco perché ci siamo stupiti tanto durante l’ultimo festival di Sanremo, quando abbiamo visto un coro di ragazzi vestiti da angeli arrivare sul palco. Insieme a loro c’era Mattia Baraldi, classe 1991, in arte Mr. Rain. Altissimo, sorriso sincero e un berrettino nero che copre i capelli biondo platino: «Ho iniziato a tingermi a 16 anni, ispirandomi al mio idolo Eminem, da allora non ho più smesso». Mattia ha conquistato il terzo posto di Sanremo con la canzone Supereroi e il brano è in vetta alle classifiche. Racconta dell’importanza di chiedere aiuto quando si vive un momento di difficoltà. Perché se siamo uniti, tutti noi possiamo diventare supereroi.
Ciao Mattia, ci ha colpito la tua scelta di portare un coro di bambini sul palco. È un elemento che torna spesso nelle tue canzoni... Come mai?
«Perché una cosa detta da un bimbo ha un peso maggiore. Quindi il coro è una specie di amplificatore dei messaggi che voglio comunicare. Nel brano Supereroi ho voluto inserire un
coro di voci bianche per sottolineare il concetto che non ci si deve vergognare delle proprie fragilità né si deve aver paura di chiedere aiuto nei momenti bui».
Supereroi è proprio una canzone che parla di fragilità. Prima di salire sul palco hai spiegato ai bambini del coro il significato?
«Hanno ascoltato la canzone un po’ di volte, poi abbiamo parlato dell’importanza di restare puri e di non aver paura di mostrare le proprie debolezze. In Supereroi c’è la figura dell’angelo con un’ala sola, è forse l’immagine che rappresenta meglio questa canzone perché non possiamo volare da soli, dobbiamo imparare a fidarci di qualcun altro per superare un periodo difficile».
Sei un rapper, ma nei testi delle tue canzoni non ci sono parolacce.
«Esatto, cerco di non dare il cattivo esempio. La radice della mia musica è rap, ma le basi sono orchestrali... Infatti ho imparato a suonare il pianoforte, la chitarra e ora studio violino. Insomma, possiamo dire che il mio, più che vero rap, è un “genere alla Mr. Rain”».
Già, Mr. Rain. Perché hai scelto questo strano nome d’arte?
«Perché scrivo solo nei giorni di pioggia, sarà per la tristezza, la malinconia… Quando piove riesco a dire cose che normalmente faccio fatica solo a pensare».
È così da sempre? Come eri da bambino?
«Non ricordo molto... Ero timido. E vivace».
Quando hai deciso che volevi fare musica?
«A 16 anni ascoltando Eminem, che è ancora il mio preferito. Mi piace anche Macklemore».
Qual è il tuo sogno nel cassetto?
«Ne ho tanti: vorrei scrivere colonne sonore, girare un film, mi piace tutto ciò che ha a che fare con i video».
Ci sveli un segreto che non hai mai detto?
«So fare il pane! Mio padre è fornaio e ho lavorato con lui...».