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Mahmood tra miti, manga e fumetti

Mahmood è il suo nome d’arte, il cognome sarebbe Mahmoud, con la U, ma lui ha scelto di metterci una O per farlo assomigliare all’espressione inglese my mood (“il mio stato d’animo”). Nato a Milano 29 anni fa, da padre egiziano e madre italiana, è cresciuto nel quartiere di Gratosoglio (che lui chiama scherzosamente Gratosollywood). Mahmood fin da bambino ha sviluppato una grande passione per la musica, che dalla periferia lo ha portato fino all’olimpo: dal Barrio al Ghettolimpo (i titoli di due sue canzoni).

Com’eri da ragazzo? Per iniziare scegli tre aggettivi per descriverti…
«Felice, distratto e artistico, perché comunque creavo un botto di robe.

Mia mamma racconta che da bambino stavo sempre nel mio mondo, infatti le maestre, alle elementari, dicevano: “Suo figlio è bravo ma ha la testa tra le nuvole”. Ho sempre avuto molta fantasia e a casa, nello sgabuzzino, avevo creato una specie di villaggio dove passavo ore a giocare. Mi piaceva così tanto immaginare storie che, quando scendevo al piano di sotto, da mia cugina, la costringevo a fare un altro villaggio come piaceva a me… Poi adoravo la musica, cantavo le canzoni dei miei cartoni preferiti. E leggevo un sacco. Alle elementari ho sempre vinto il premio “miglior lettore”».

Sappiamo che da piccolo adoravi soprattutto la mitologia, è vero?
«Proprio così. Mia madre mi aveva comprato un’enciclopedia per ragazzi dove, alla fine, c’era il dizionario mitologico. A ogni lettera corrispondeva un nome e, accanto a ogni nome, c’era una storia. Le leggevo tutte!».

Hai vissuto solo con tua mamma. Quanto è stata importante per te?
«Moltissimo, perché in parte mi ha fatto anche da padre. Dai cinque anni ho vissuto soltanto con lei e, per non farmi mancare niente, lavorava sempre. Ha fatto tanti sacrifici. Senza di lei non sarei qui oggi».

Oggi, appunto.

Da adulto come sei diventato?
«Sempre un po’ distratto… Con il tempo sono diventato anche ritardatario. Ma sono molto attento a tutto ciò che ruota intorno alla musica».

La famiglia di tuo padre ha origini egiziane, sei mai stato in Egitto?
«Sì, due volte da piccolo, e di quei viaggi custodisco un ricordo prezioso, fatto di panorami da sogno. Consiglio sempre ai genitori di far viaggiare i loro figli, perché i luoghi che vedi da bambino ti restano nella testa per sempre».

Per questo nei tuoi video aggiungi elementi “egiziani”, come la piramide dell’ultimo disco?
«Ah, in realtà è stato girato a  Fiumara d’Arte, in Sicilia, un museo a cielo aperto, e uno tra i più grandi parchi monumentali di arte contemporanea in Europa, voluto e ideato dal mecenate Antonio Presti».

Anche se sei italiano al 100% hai voluto abbracciare temi legati all’integrazione. Perché questa scelta?
«Credo che in parte l’Italia sia ancora un Paese razzista e bisogna lottare anche per ciò che dovrebbe essere scontato e normale».

Che cosa ne pensi della parata del Pride e dei movimenti Lgbtq+?
«Fin quando c’è gente che dice che queste manifestazioni non servono, allora servono. Bisogna farle perché ci sono ancora tante cose nel nostro Paese che vanno risolte, e una di queste credo sia proprio il Ddl Zan. Purtroppo ancora oggi in Italia sentiamo ogni giorno di tante ragazze e ragazzi che vengono picchiati per motivi omofobi».

Tra le tue collaborazioni con chi ti sei trovato meglio?
«La prima “collabo” non si scorda mai… Quella a cui sono più affezionato è con Fabri Fibra nella canzone Luna: mi ha scelto quando non ero ancora nessuno e io l’ho apprezzato tantissimo».

Tra le tue passioni ci sono i fumetti manga e anche i videogiochi…
«Sono davvero un fan, un nerd, dei manga giapponesi, e così è nata l’idea della canzone Inuyasha.

Lo guardavo alle medie, su Mtv alle 23, è uno dei primi anime che ho visto e mi è rimasto nel cuore. L’ho scelto perché il protagonista rinuncia a diventare un demone completo per proteggere i suoi compagni di viaggio dal proprio lato “oscuro”, e allo stesso modo anche io in certi momenti della mia vita avrei voluto rinchiudere il male in una crisalide, per evitare di far male a un’altra persona. Così ho legato il mio mondo a quello degli anime, cercando di farli diventare una cosa sola».

È vero che ti piacciono i Pokémon? E chi è il tuo personaggio preferito?
«Sì. Il mio “prefe” è Milotic, il drago d’acqua evoluzione di Feebas. Ha i capelli arancioni!».

Se potessi scegliere, quale eroe dei manga vorresti essere?
«Attualmente mi appassiona Demon Slayer, mi immedesimo nel personaggio che piange sempre, quello che lancia i fulmini… Si chiama Zenitsu. Gli assomiglio perché, proprio come lui, mi lamento per ogni cosa che devo fare… Eppure, nonostante questo, entrambi portiamo sempre a termine le nostre “missioni”».

In effetti Demon Slayer piace molto anche a noi. Allora buone missioni, Alessandro!

UN FUMETTO D’AUTORE
In occasione del suo singolo, Inuyasha, Mahmood ha ideato un fumetto per l’editore Shockdom ispirato al proprio disco.

Il protagonista è un ragazzo che deve fare i conti con i due lati del suo carattere (un valoroso guerriero e… un lupo irascibile). La sceneggiatura è di Chiara Zulian ed Elena Toma, i disegni sono dell’artista Redjet.

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