Clementino: «Ciao a tutti, è arrivato il papa! Sapete che facevo il mini-club per bambini nei villaggi turistici? Io mi vestivo da Pokémon e loro... mi picchiavano». Clementino inizia a parlare, ancor prima di sedersi, con Alessandro e Giovanni e Matteo, 12 anni, aspiranti rapper e suoi fan.
A proposito, che bambino eri?
Clementino: Un passaguai, vivacissimo, ma non uno di quelli violenti che litigano. Per esempio, se andava via la maestra io salivo in piedi sul banco e, facendo finta di tenere in mano un microfono, che poi era la matita, cantavo, raccontavo barzellette: ero l’animatore.
E che musica ascoltavi?
Clementino: Nel 1988, a 6 anni, mia mamma mi comprò una cassetta di Jovanotti, dove c’era la canzone Sei come la mia moto: ascoltavo sempre quella e Pino Daniele. Poi, alle medie, musica bruttissima da discoteca. Già allora avevo pochi capelli in testa, ora sembro Gigi D’Alessio.
Quando hai deciso di fare rap?
Clementino: Al primo anno di liceo linguistico: vedevo sempre ragazzi coi pantaloni larghi, cappellini, bombolette; facevano i murales e mi piacevano. Un giorno uno di loro inizia a fare delle rime e ho pensato: è bravissimo, come fa? Anch’io volevo far parte di quel mondo così colorato.
Come fai a parlare così veloce?
Clementino: Ci sono varie tecniche di rap: c’è il testo un po’ più lento per far capire quello che dici e c’è il testo che non ha senso ma dici veloce, in modo che quelli che ti sentono pensino: “Mamma mia hai sentito quante ne ha dette quello?”.
Chi è il tuo rapper preferito?
Clementino: Per quanto riguarda il rap italiano... sono io. Vabbè, mi piace anche Marracash per esempio; come straniero Snoop Dog. Lo conoscete? Mi piacerebbe anche rappare con Eminem. Dai Alessandro, chiamalo!
Vuoi ringraziare qualcuno per quello che sei?
Clementino: I genitori e gli amici che ti stanno vicini nei momenti difficili, da quando non stai bene, a quando ti lasci con la ragazzina. Con il loro amore puoi uscire da qualsiasi momento brutto: basta rialzarsi e rimboccarsi le maniche. Il primo giorno stai una schifezza, ma poi ti rialzi sempre. Per la musica, credo di essere l’unico rapper amico di tutti. Jovanotti, Fabri Fibra, Madman, Marracash, Salmo: amici nella vita e al microfono.
Perché ci sono tanti rapper napoletani e nessuno, tipo,
genovese?
Clementino: In effetti Napoli è quella che lavora di più sul dialetto, perché è una lingua riconosciuta dall’Unesco e dopo un po’ che senti le parole le capisci. (Gli squilla il telefono). Questo vi manda al manicomio, mettetelo in modalità aereo almeno 2 ore al giorno. Altro che social, è ANTI-social. Ultima domanda!
Ci segui su Instagram?
Clementino: Ecco appunto. Ma certo, come vi chiamate?
Ale: a.s._....
Clementino: Come come!?
Pillole
Il suo vero nome ?è Clemente Maccaro: «Come mio nonno! ?I miei volevano soprattutto che studiassi e l’ho fatto: ero più bravo in italiano. In matematica... lasciamo stare. Però mi hanno anche appoggiato: prima volevo fare l’attore, quindi andavo a fare i provini e allo stesso tempo facevo rap».
Clementino: «Col rap napoletano facciamo capire che non c’è solo la Napoli violenta, ma anche la parte buona»
Iena Soccer Academy
Clementino: «Focus Junior, scrivilo: ho fondato una squadra di calcio di bambini, la Iena Soccer Academy; ha anche una pagina Facebook. Gli ho dato le maglie arancioni e facciamo le partite, per esempio per la Giornata nazionale contro il maltrattamento dei bambini. Mi vieni a vedere mentre mi alleno? Faccio paura oh! Guarda le foto: qua ci sono tutti i miei bambini )».