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Federico di Francesco, attaccante del Bologna, lo sport e i social

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Il calciatore Federico di Francesco ci spiega come usare internet, la play, e lo sport senza rinunciare a nessuna di queste tre passioni.

Cos'è il benessere? Lo dice la parola, è lo stare bene con se stessi ed è importante fare tutte quelle cose che ci permettano di raggiungere il nostro benessere psico-fisico: fare sport, mangiare bene, divertirsi, leggere... C'è però un altro tipo di benessere altrettanto importante: quello "digitale":. Si perché la dipendenza dal web può giocare brutti scherzi ai giovani (ma anche agli adulti). Il MIUR (Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca), insieme alla Lega Serie A ha organizzato una serie di incontri proprio su questo tema. In uno di questi è intervenuto anche Federico di Francesco, attaccante del Bologna F.C. 1909.  Lo sport infatti può davvero essere un mezzo per poter vivere in modo più consapevole i social e le nuove tecnologie.

Abbiamo quindi intervistato Federico per raccontarci meglio cosa ne pensa (e ne abbiamo approfittato anche per fargli qualche domanda personale).

 

Ti è mai capitato di pubblicare la foto di un tuo gol sui social?

Si,  quando ho fatto gol in Nazionale e quando ho segnato con la maglia del Bologna. Un'altra foto, a cui sono affezionato, è quella della vittoria contro il Chievo, qui allo stadio Dall’Ara in cui ho fatto un gol e un assist. E’ una foto che mi ritrae con il mio compagno Simone Verdi che esultiamo come fanno i giocatori di basket.

Lo sport secondo te può aiutare chi sta troppo davanti al cellulare o seduto a giocare con la play? 

Secondo me se usati nel giusto modo, con equilibrio, i social e le tecnologie possono essere un’ottima risorsa. E poi anche lo sport é social: pubblichi la foto della tua squadra, della partita, e condividere quei momenti ti unisce agli altri. 

Hai avuto più difficoltà o soddisfazioni durante la tua carriera fino ad ora?

Più soddisfazioni, ma i momenti di difficoltà mi hanno fatto crescere e mi hanno portato ad ottenere dei bei risultati che voglio continuare ad ottenere. Ho tanti sogni da raggiungere.

A che età hai iniziato a giocare a calcio e quando hai proprio sentito che era la tua strada?
Ho iniziato a cinque anni, ricordo che mio padre giocava alla Roma. In realtà quando ero più piccolo mi piacevano le macchinine, seguivo tanto la Formula 1. Però poi andando a vedere le partite di mio padre mi sono innamorato del calcio e ho capito che era la cosa che volevo fare. Mi immaginavo di giocare in serie A e sentivo quelle emozioni che mi hanno portato a rincorrere questo sogno.

I tuoi genitori ti hanno appoggiato?

Mi hanno sempre sostenuto lasciandomi libero di scegliere così come hanno fatto con i miei fratelli che non giocano a calcio. Ci hanno lasciati liberi di fare quello che desideravamo.

Un consiglio da dare ai genitori dei figli che vogliono fare il calciatore?

Lasciare liberi i figli di esprimersi nella loro maniera e di non trasferire su di loro i propri sogni. Quando ci si diverte e si mette passione in quello che si fa, credo che i risultati arrivino senza forzare.

Com’è avere un papà allenatore e pure avversario? Io lo vedo sempre come mio  padre, un padre speciale perché era un calciatore che giocava in serie A, quindi l’ho sempre visto come un esempio da seguire. Ora sono contento che sia un allenatore perché è una cosa  che gli riesce molto bene. Forse è più forte come allenatore che come giocatore perché negli anni si è dimostrato molto bravo e a me piace molto. Averlo come avversario è stata un’emozione particolare, non solo per me ma per tutta la famiglia. Sono sicuro che in futuro ci saranno tante altre sfide tra di noi, spero in serie A.
L'obiettivo più importante che deve raggiungere un ragazzo che gioca a calcio qual è? Quello di divertirsi mettendo amore e passione in quello che si fa perché  soprattutto da ragazzi è importante che il calcio rimanga prima di tutto un gioco.

 Il segreto per diventare un bravo calciatore. Quello di mettere passione, non mollando mai davanti agli ostacoli ma soprattutto divertendosi perché il calcio  è un divertimento. Poi bisogna sempre credere nei propri sogni.

Com'è sentire i tifosi in tribuna, ti agita o ti carica? E’ una bella sensazione che dà tanta carica sia in casa che in trasferta. Quando i tifosi di casa ti esaltano dopo una bella giocata o dopo un gol è impagabile ma anche quando fai un gol in trasferta e senti il silenzio dello stadio ti senti quasi uno che decide le sorti di migliaia di persone che sono alla partita.

Tre ingredienti per inseguire i propri sogni. Passione, perseveranza e divertimento

Tre segreti per staccarsi dalla playstation o comunque vincere la pigrizia dello stare in casa. Campetto, un libro e una passeggiata con gli amici

Materie preferite a scuola. Ero bravo in storia e geografia.

Quelle che non ti piacevano? Faticavo in matematica.

 

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