Sei sotto i riflettori fin da quando eri piccola: ci sono stati momenti in cui avresti voluto spegnere le luci? Cosa si prova?
Quando le telecamere di “Ginnaste – Vite Parallele” hanno iniziato a seguirmi, non avevo idea di cosa significasse essere al centro dell’attenzione e soprattutto non avevo idea che le persone avrebbero analizzato e commentato ogni mio movimento. Avrei preferito che certi sfoghi e certi momenti “no” rimanessero privati, ma non è stato così. Adesso sono più
consapevole di cosa vuol dire essere sotto i riflettori e tendo a non mostrare troppo le mie insicurezze o la mia vita privata in modo che rimanga tale.
Com'è stato staccarsi dalla tua famiglia di origine così presto? Sono state più le difficoltà e i momenti di tristezza o più i lati divertenti;, tipo la libertà o zero controllo dei genitori?
Quando mi sono trasferita da Catania a Lissone (e poi a Milano) per continuare a praticare ginnastica artistica, avevo 12 anni ed ero super emozionata. Stavo seguendo il mio sogno quindi non facevo caso alla lontananza di mamma e papà o ai sacrifici che avrei dovuto fare. Ho imparato a crescere in fretta: sapevo che per andare avanti dovevo essere più forte delle difficoltà ed è proprio in questi momenti che sentivo di
più la mancanza della famiglia vicino. Ma i miei sono stati veramente bravi a non farmi mai mancare il loro supporto e quando potevano venivano a trovarmi. Non sono mai mancati ad una gara (nazionale o internazionale) a cui ho partecipato.
Ricordi un episodio divertente legato alle Olimpiadi disputate? Tipo una gaffe che ancora oggi ti fa sorridere?
La cosa più bella delle Olimpiadi è vedere quanto unisce discipline diverse e soprattutto atleti differenti e provenienti da tutte le parti del mondo: ricordo ad esempio a Londra 2012, stavo aspettando l’ascensore a Casa Italia e una volta aperte le porte mi sono trovata Federica Pellegrini e tutta la nazionale di nuoto che mi hanno subito salutata e iniziato a parlare come fossimo amici da sempre. Questo spirito è la cosa più bella che ricordo delle
Olimpiadi.
Avevi dei nomignoli da piccola?
Il nome Carlotta si presta a tantissimi soprannomi: Carly, Totta, anche Carlo. Nella mia prima palestra a Catania mi chiamavano Duracell perché dicevano che avevo sempre energie e non mi stancavo mai di saltellare da una parte all’altra. Invece mia sorella è la sola che mi chiama Cappy, nome che abbiamo preso da un film che entrambe amiamo.
Secondo te è più importante l'allenamento, per raggiungere un obiettivo, o contano anche la fortuna e gli incontri con persone giuste? In percentuale quanto incidono questi due fattori?
Sicuramente la fortuna ha un ruolo importante in qualsiasi evento della vita. Ma nessun obiettivo si raggiunge senza allenamento e sacrificio. Se dovessi esprimermi in percentuale direi 85-90% allenamento e 10-15% fortuna.
I tuoi programmi personali per il futuro?
Al momento ho tantissime idee in testa e sogni che mi piacerebbe realizzare, ma devo focalizzarmi su uno solo e prendere quella strada. Sono una perfezionista e non inizierei mai una cosa senza sapere di riuscire a portarla a termine. Per il momento sono tornata in palestra dopo un periodo di stop post Olimpiadi e mi sto preparando per le prossime gare.
La colazione tipo della campionessa Ferlito: come inizia la giornata?
Una cosa che non può ASSOLUTAMENTE mancare è il cappuccino, caldo e con tanta schiuma. Il resto è variabile, dipende dalle giornate. Ad esempio, mio papà mi vizia quindi ogni sabato mattina, prima dell’allenamento, va a comprarmi un cornetto appena sfornato. Altrimenti yogurt, cereali, frutti rossi. Alimenti che mi diano la giusta energia per affrontare la giornata.
Una giornata da campionessa: a che ora ti svegli, a che ora vai a dormire, quanti allenamenti…
Anche in questo caso dipende dai giorni, dagli impegni quotidiani e dalla vicinanza o meno di gare importanti. In genere, la sveglia suona alle 7.45, poi via in palestra per il primo allenamento che finisce intorno alle 13.00, dopodiché fisioterapia. In media vado a dormire intorno alle 23 – 23.30.
Hai tanti amici o è difficile mantenerli, se si deve allenarsi tanto?
Per me un amico non è solo una persona con cui andare al cinema una sera, ma qualcuno cui raccontare tutto, che mi conosca bene e che voglia solo il meglio per me. Di AMICI veri ne ho 5-6, per il resto ho tanti conoscenti: sono una persona abbastanza solare ed espansiva quindi faccio amicizia molto facilmente.
Come ci si sente alle Olimpiadi? Qual è il sentimento che più ti pervade?
Alle mie prime Olimpiadi da senior nel 2012 a Londra, mi ricordo solo di essere entrata in campo gara ed essermi presentata alle giurie. Per il resto blackout totale: è la cosa che sognavo da tutta la vita, non si può descrivere l’emozione che si prova ad averla finalmente raggiunta. A Rio 2016 ho provato a godermela di più infatti ero molto più rilassata e gasata.
Cosa diresti a un ragazzo preadolescente che sta tutto il giorno seduto sul
divano per incitarlo a muoversi?
Direi che ci sono molti altri modi più divertenti per passare la giornata. Avrai tutta la vita per stare seduto sul divano.
Come ti vedi a 40 anni?
AIUTO! Non so neanche cosa farò l’anno prossimo, figuriamoci a 40 anni. Mi piacerebbe aprire una palestra, un’attività tutta mia che possa gestire come meglio credo.
Progetti sportivi per il futuro?
Al momento mi sto allenando per i campionati assoluti di Perugia il primo weekend di settembre. Poi ci saranno i Mondiali individuali in Canada. Nel frattempo sono molto contenta di continuare la mia attività di Ambassador del progetto Happy Meal Sport Camp di McDonald’s, per me è importante offrire la possibilità di fare attività sportive ai più piccoli con le loro famiglie perché dai valori dello sport si può imparare e crescere tanto. Incontrare tanti fan e far provare loro la mia specialità, poi, è sempre un’emozione unica
che mi fa ricordare quando muovevo i primi passi nel mondo della ginnastica.
Se un ragazzo o un ragazzo volesse intraprendere la tua carriera come deve iniziare? Qual è la cosa più importante da fare?
La cosa che consiglio a tutti è di divertirsi: avvicinarsi allo sport che piace e vederlo come uno sfogo, come un momento in cui dimenticarsi di tutti gli altri problemi. La parte agonistica verrà dopo, alcuni hanno quella voglia di raggiungere determinati livelli, altri no, ma va bene in entrambi i casi.
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Raggi X
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