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Come riscrivere le fiabe classiche

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Come riscrivere le fiabe classiche
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La riscrittura delle fiabe classiche permette ai bambini di sperimentare libertà espressiva e coerenza narrativa. Ecco come fare: tecniche ed esercizi.

In bocca al lupo, di Fabian Negrin (Orecchio Acerbo), è una rivisitazione di Cappuccetto Rosso dal punto di vista del lupo che, in questo racconto, non ha mai incontrato una bambina e, vedendo la fanciulla vestita di rosso, ne resta incantato; quando il lupo nota che la bambina ha uno specchio nel cestino e che lo sta portando alla nonna, pensa: «Questa nonna, che non può stare un giorno senza specchio, dev’essere ancora più bella: devo vederla!». E corre via per una scorciatoia, diretto dalla nonna. Il finale è simile a quello della fiaba tradizionale: il lupo muore, Cappuccetto Rosso e la nonna sono salve, ma ci si arriva attraverso particolari invenzioni narrative e la suggestione di nuovi significati ed emozioni.

Questo è solo uno dei numerosi libri usciti negli ultimi anni e dedicati alla rivisitazione di fiabe classiche. Le fiabe rivisitate fanno perno su cambiamenti di trama, di punti di vista, di stile, genere e tono e, di conseguenza, sul senso e l’emozione che generano nei lettori. Un piccolo cappuccetto rosso, di Marjolaine Leray (Logos), è una storia esilarante in cui Cappuccetto Rosso, davanti alla bocca aperta del lupo, dice: «Ehi, hai l’alito che puzza, tieni una caramella!» (non sveliamo il finale); La vera storia di cappuccetto rosso di Antonio Rodríguez Almodóvar (Kalandraka) con i suoi disegni tra cubismo e scarabocchio artistico, ricorre a parole che riprendono le più arcaiche versioni della fiaba e ne rigenerano il senso. Le fiabe, dunque, sembrano avere ancora molto da dire e da far dire a chi abbia voglia di riscriverle.

Le fiabe sono come scheletri. «Le fiabe sono una sorta di scheletro dal quale i muscoli e la pelle sono stati tolti» dice Marie Louise Von Franz, psicanalista che ha esplorato il legame tra architettura delle fiabe e struttura della personalità.

Le fiabe hanno, infatti, uno stile scarno, rapido, cronologico, basato sull’azione e sul simbolo: ogni elemento del racconto è essenziale, indispensabile e ridotto all’osso; le descrizioni non esistono, le introspezioni sono quasi azzerate, sappiamo pochissimo di tutto e di tutti ma ogni frammento è carico di potenzialità.

La fiaba può respingere proprio per questo suo carattere asciutto o – ed è questa l’ipotesi creativa alla base della loro rivisitazione – attrarre nuove parole, nuovi modi di raccontarla che esplicitano i non detti ed esplorano le possibilità.

Perché riscrivere le fiabe? Aprendo ai bambini e alle bambine uno spazio per scrivere a partire dalle fiabe, per ascoltarle e poterle reinventare, si permette loro di sperimentare libertà espressiva e coerenza narrativa. E, soprattutto, si cura la capacità dei giovani di forgiare il proprio sguardo sul mondo e su di sé e di sentire ciò che le fiabe hanno, ancora, da dire su temi che li riguardano: come si diventa indipendenti, che cosa significa essere liberi, come ci si difende dalle forze oscure che abitano dentro e intorno a noi, come essere protagonisti di una storia di crescita.

Come si riscrivono le fiabe? La riscrittura della fiaba può avvenire cambiando il punto di vista narrativo ed entrando quindi nelle ragioni e nel cuore dei diversi personaggi; mutando il tempo e lo spazio narrativi, come in Cappuccetto Rosso a Manhattan di Carmen Martín Gaite (Salani); variando il genere (una Biancaneve comica come sarebbe? E una horror?); capovolgendo i ruoli tra principe e principessa (e se il principe intercettasse la mela avvelenata prima di Biancaneve e cadesse nell’incantesimo al posto suo?); scrivendo un rap per Cenerentola che la faccia ballare su note e ritmi diversi da un valzer; compilando il diario di Gretel, quello di Hansel e uno della strega e alternandoli nella narrazione per conoscere meglio le forze in campo.

Infine, la condivisione ad alta voce in classe permette di vedere quanti e quali volti siano stati dati allo stesso scheletro narrativo. E sono tanti, quante sono le bambine e i bambini che sono stati liberi di giocare e di scrivere.

Esercizio per la scuola primaria: una settimana di scuola con Cappuccetto Rosso (ma si può usare qualsiasi fiaba), due ore al giorno.

  • LUNEDÌ. Si legge Cappuccetto Rosso nelle tre versioni: Grimm, Perrault e quella più arcaica, riportata in La vera storia di Cappuccetto Rosso di Antonio Rodríguez Almodóvar (Kalandraka). Ogni bambino sceglie quella che ama di più.
  • MARTEDÌ. Si guardano e leggono gli albi illustrati raccontati nell’articolo. Ogni bambino sceglie uno stile per illustrare il proprio Cappuccetto Rosso.
  • MERCOLEDÌ. Si divide la fiaba in parti (5 o 6) e la si riscrive in forma di filastrocca. Per ogni parte ci saranno più filastrocche.
  • GIOVEDÌ. Si leggono altre due fiabe e si immagina un incontro tra Cappuccetto Rosso e questi altri personaggi. Alcuni bambini diventano per esempio Pollicino, Hansel o Gretel e gli altri strutturano un’intervista breve per conoscerli meglio e “usarli” nelle loro fiabe.
  • VENERDÌ. Si leggono le fiabe nate dagli incontri nel bosco.

Esercizio per la scuola secondaria di primo grado

  • Leggete la fiaba di Barbablu nella versione dei fratelli Grimm.
  • Dividete la fiaba in paragrafi: se avete 20 studenti, in 10 paragrafi numerati. Date una copia di ogni paragrafo a due studenti diversi: 1A, 1B, 2A, 2B ecc.
  • Cerchiate, in ogni paragrafo, una parola corrispondente a un elemento della fiaba (può essere un personaggio ma anche un paesaggio, un oggetto, una parte della casa: la porta, la chiave, Barbablu, la fanciulla, la sorella, il castello...).
  •  Chiedete a ogni studente di riscrivere quel paragrafo dal punto di vista dell’elemento cerchiato, che ne racconti i fatti ma anche le emozioni (paletti: può far riferimento a ciò che è accaduto prima ma non dopo). È, in sostanza, una pagina di diario.
  •  Ora si avranno due nuove storie: leggetele tutte di fila, prima la versione A, da 1 a 10 e poi la versione B, da 1 a 10.

Libri utili per la riscrittura delle fiabe

  • Topo dopo topo, di Bruno Tognolini (Fatatrac): abbina prosa e rime notevolmente belle per rinarrare la storia del pifferaio di Hamelin. Con un finale inedito. Dai 6 anni.
  • La regina nel bosco, di Neil Gaiman (Mondadori): immagina un incontro tra un'impavida Biancaneve, sul punto di sposarsi e Rosaspina, il cui sonno sta per contagiare o regni attigui. Dai 10 anni.
  • Blu, di Beatrice Masini (Pelledoca): è una rivisitazione di Barbablu in forma di romazno breve e a più voci: a ogni capitolo corrisponde un punto di vista diverso. Da 11 anni.
  • La vera storia di Cappuccetto Rosso, di Antonio Rodriguez, Almòdovar (Kalandraka): nasce dalle versioni arcaiche della fiaba, con un gatto al posto del cacciatore e una bambina assai scaltra. Dai 6 anni.
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