Perché scrivere un diario segreto?
“Quando il mondo gira così velocemente come sta succedendo ai giovani oggi, è importante non tanto conoscere tutto in anticipo, ma conoscere molto bene sé stessi ed essere continuamente in viaggio con sé stessi e allora leggere libri è sicuramente qualcosa che ti aiuta a capire e a trovare le parole per dirti e credo che anche scrivere sia fondamentale, scrivere di sé, anche un racconto diaristico non tanto narcisistico, ma come tracciatura del proprio viaggio”.
Queste parole sono di Stefano Laffi, sociologo, intervistato per il portale di Rai Scuola in occasione dell’ultima edizione di Tempo di Libri: in una società accelerata e mutante, in cui anche gli strumenti di narrazione e i mezzi di comunicazione e di condivisione (in tre parole: il web, i social e gli smartphone) permeano la vita di tutti fin dall’infanzia e incidono sul modo in cui si stabiliscono le relazioni umane, alcune domande cruciali diventano ancora più urgenti: quale legame c’è tra il racconto di sé e lo sviluppo della personalità e della socialità dei bambini e delle bambine? Può la scrittura accompagnare da vicino la capacità di esprimere se stessi e di esplorare la propria personalità in divenire? La scrittura di sé può aumentare il benessere interiore e, indirettamente, porre le basi per una migliore relazione con gli altri?
Una scuola che ha a cuore le abilità comunicative ma anche introspettive di bambini e bambine, non può eludere queste domande e può favorire la scoperta di una dimensione della scrittura anche intima e personale, che favorisca il dialogo interiore e il rispetto di sé, garantendo riservatezza, e aprendo uno spazio espressivo senza valutazioni e correzioni.
Che cosa si scrive su un diario segreto
Senza valutazioni e senza correzioni non vuol dire senza guida e apprendimento. Per invitare gli alunni e alunne a scrivere un diario può essere utilissimo partire dalla lettura di diari, reali o fiction, pubblicati.
Perché? In generale perché ogni esperienza di scrittura si nutre di lettura e anche perché, oggi, a parte alcuni casi editoriali, come Il diario di una schiappa o I diari di Nikki, questo genere letterario non è molto noto. Se ne è perso il senso e la conoscenza e davanti al foglio bianco l’esclamazione: “non mi è successo niente di speciale, quindi non so che cosa scrivere!”, è sempre in agguato.
In realtà esiste una bibliografia ricchissima per costruire un viaggio tra i diari, cucito sugli interessi e sull’età della classe e propedeutico alla scrittura.
Se ogni volta che si propone un’esperienza espressiva scritta è importante fornire molti esempi diversi, in modo che ciascuno possa sentire che c’è spazio per la propria voce diversa e unica, per il diario questo passaggio è fondamentale; esempi e modelli diaristici diversi stimolano la libera espressione di sé sulla carta e danno suggerimenti per sviluppare il dialogo interiore, ricorrendo a tutti i livelli di scrittura: quello descrittivo e la cronaca, quello emotivo, quello riflessivo e filosofico, per un discorso personale che si crea sulla pagina, seguendo il flusso di coscienza, l’associazione di idee e le parole.
Qual è il linguaggio di un diario: poesia, racconto, canzone, lettera...
Tenere un diario vuol dire anche parlare di sé con linguaggi espressivi diversi: la poesia, il racconto breve, la canzone, ma anche visivi, come i disegni, la lettera, la fotografia, i colori, il collage. Ed è tutto “giusto”, va tutto bene e nulla è da escludere.
Gli ingredienti essenziali per una buona esperienza diaristica sono:
Scrivere un diario genera molti effetti interessanti: i bambini imparano a dare valore al proprio sentire, a come risuona in loro ciò che vivono e il rapporto con gli altri, a esprimere bisogni, desideri, frustrazioni, emozioni e a vedere dove va la scrittura (e quindi il filo della loro interiorità) quando lo seguono per un po’, perdendo tempo, prendendosi il tempo e familiarizzando con una modalità di scrittura dalle enormi potenzialità.
Proponete alla classe una selezione di libri scritti in forma diaristica, adatti all’età e diversi fra loro per tono e trama.
Potete presentarne autore e trama, leggerne stralci e poi, insieme, decidere quale diario vi farà compagnia per un po’ di tempo, almeno un mese. Leggetene una, due tre pagine al giorno a seconda della lunghezza e del tempo che avete a disposizione.
Poi, invitate bambini e bambine a scrivere le loro pagine di diario dando la libertà di scegliere se esprimere ciò che desiderano e hanno nel cuore quel giorno, o scrivere suggestionati dalla pagina di diario del libro che si sta leggendo ad alta voce; è importante lasciare la possibilità di disegnare, di non scrivere sempre, di scrivere solo dopo alcuni giorni.
La classe può essere uno spazio in cui sperimentare, ogni giorno, per un anno intero o per almeno un trimestre, 15 minuti di scrittura personale, silenziosa e privata e non valutata.
Successivamente, senza deciderlo a priori e senza caricare di aspettative i bambini e le bambine, si può compiere un altro passaggio e proporre alla classe di estrapolare dalla scrittura privata alcuni brani, da condividere con gli altri. Interessantissima, in proposito, l’esperienza coordinata da Luisa Mattia, Sono contento che sono un bambino, e diventata un libro, un’antologia di brani che i bambini hanno scelto di condividere a partire dai loro scritti, per Rizzoli.
Un diario per iniziare, ricco di variazioni stilistiche, toni e temi: Diario di La, di Roberto Piumini, Einaudi Ragazzi.
NOTA: Il sito Liberweb mette a disposizione un elenco commentato con trame e temi, di più di centocinquanta titoli di diari fiction e non fiction e autobiografie commentate, tra i quali scegliere per elaborare una proposta alla classe.