L’educazione di genere dovrebbe essere parte integrante ed essenziale del progetto educativo di ogni famiglia e di ogni scuola, ma negli ultimi anni è stata oggetto di molte controversie e polemiche. Che cosa significa educare alla differenza di genere per aiutare a trasformare questa differenza in risorsa per la vita? Questo tema è di importanza focale in ogni percorso di educazione affettiva e sessuale, ma è oggigiorno affrontato anche in molte attività di educazione emotiva, civica e di prevenzione primaria.
Crescere maschi o femmine nel terzo millennio significa, infatti, aiutare i nostri alunni a confrontarsi in modo critico e consapevole con gli stereotipi culturali e sociali che spesso impongono a chi sta crescendo di aderire ad aspettative e modelli predefiniti.
USCIRE DALLE LOGICHE IMPOSTE DALLA SOCIETÀ
Il mercato si è impossessato del concetto di identità di genere e lo ha “impacchettato” in merce da vendere e comprare.
La femminilità è spesso trattata nei media alla stregua di un prodotto, un attributo (e non una dimensione) di sé che necessita di essere vestito, truccato, imbellettato. Si tratta spesso di operazioni di marketing che insegnano alle bambine a individuare il proprio essere “femmine” in funzione delle merci che comprano e non delle competenze che mettono in gioco nel loro percorso di crescita. E questo succede sin dall’età più precoce. Questo rischia di rendere le bambine sempre più insicure rispetto al loro corpo, ma anche verso i propri sogni. Se diventare donna significa preoccuparsi soprattutto del proprio aspetto e declinare il successo di crescita nella costruzione di un’identità centrata sul valore della seduzione e dell’essere sexy, il pericolo è che l’obiettivo di crescita si focalizzi solo sull’apparire e non sull’essere.
Allo stesso modo, ai maschi viene tuttora presentato un modello declinato sui principi della forza fisica e del machismo. Infatti, nella cultura popolare il genere maschile rappresenta l’azione rispetto alla relazione. E la mascolinità è spesso considerata come una dimensione che deve portare a esercitare potere sugli altri, assumere un ruolo di prevaricazione, disinteressandosi delle emozioni (proprie e altrui). L’aspettativa della crescita al maschile è che i ragazzi acquisiscano potenza ma non competenza e che sappiano agire, senza badare ai sentimenti, senza coltivare il saper essere.
Fare educazione di genere già a partire dalla scuola dell’infanzia significa compiere un progetto a sostegno dei bambini e delle bambine e della società tutta. Si tratta di porre le basi per permettere a ogni futuro uomo e donna di vivere pienamente la propria esistenza e di realizzare il proprio progetto di vita senza condizionamenti e limiti, nella prospettiva di promuovere un percorso di crescita in cui il dentro e il fuori di ogni individuo possano sintonizzarsi con i bisogni di crescita e con una promozione del proprio pieno benessere.