A Chichimilá, grosso villaggio al centro della Penisola dello Yucatán, di fronte alle difficoltà incontrate
dai bambini nell’apprendimento dei fondamenti della matematica con i metodi tradizionali, alcuni insegnanti hanno pensato di guardare al passato. E hanno riportato in vita l’antico sistema che aveva consentito ai Maya
di essere tra i matematici e gli astronomi più avanzati al mondo.
D’altronde Chichimilá si trova a meno di un’ora d’auto da Chichén Itzá, uno dei più spettacolari siti archeologici della civiltà maya, diffusasi nel Messico Meridionale e in America Centrale a partire dal 2000 a.C. Gli studiosi datano il culmine del suo splendore tra il 250 e il 950 d.C., circa 600 anni prima di essere spazzata via dai conquistadores spagnoli.
La scuola elementare “Ignacio Ramírez Calzada” ha cominciato a usare il metodo maya a settembre dell’anno scorso. Il nuovo preside, José Manuel Cen Kauil, voleva infatti migliorare le competenze matematiche di base dei giovani alunni.
TRADURRE I SIMBOLI IN OGGETTI
I sostenitori del metodo maya affermano che i suoi benefìci sono enormi: perfino i bambini dell’asilo, non appena diventano in grado di contare, riescono facilmente a fare le addizioni. Anche operazioni più complicate, come le moltiplicazioni, le divisioni e le radici quadrate, possono essere eseguite usando il tablero, la griglia dei Maya. Con questo metodo, che rende concreti i concetti matematici astratti, i bambini imparano senza accorgersene a pensare in modo analitico. Capire, per esempio, che se A è maggiore di B e B è maggiore di C allora A è maggiore di C, è un passaggio fondamentale nello sviluppo del pensiero logico.
Le regole della matematica maya sono semplici: un fagiolo rappresenta l’unità, un bastoncino di legno vale
5 fagioli, la conchiglia di pasta è lo 0. I numeri si leggono in verticale, dall’alto in basso. La riga in basso nella griglia rappresenta le unità (da 0 a 9), quella sopra le decine, quella ancora sopra le centinaia e così via.
Pertanto se un fagiolo si trova alla base della griglia vale 1, se è al livello superiore vale 10, poi 100 e
così via. Analogamente, un bastoncino sulla riga di base vale 5, sulla seconda riga 50, sulla terza 500 ecc.
Quando, nell’eseguire una somma, si arriva ad avere 5 fagioli in una casella della griglia, li si sostituisce con un bastoncino. E quando si hanno due bastoncini, li si sostituisce con una conchiglia per lo 0 e si aggiunge un fagiolo nella riga superiore.
RISCOPERTA CASUALE
Se oggi la scuola di Chichimilá può usare la matematica maya è grazie a una scoperta fatta per caso quarant’anni fa.
Nel 1979 Luis Fernando Magaña, un Fisico matematico che oggi insegna all’Università nazionale autonoma del Messico (Unam), si imbatté in una copia della Relación de las cosas de Yucatán, un’opera della metà del Cinquecento sulla cultura e le tradizioni dei Maya così com’erano state osservate dal vescovo spagnolo Diego de Landa, un ex inquisitore e tra i primi missionari francescani ad arrivare nello Yucatán.
Magaña aprì casualmente il libro al capitolo che conteneva una descrizione del metodo di calcolo maya, e ne rimase folgorato.
I Maya utilizzavano un sistema vigesimale (cioè a base 20 anziché 10), sviluppato probabilmente a partire dal numero delle dita delle mani e dei piedi. Quindi originariamente la base del tablero arrivava a 20, la seconda riga era costituita da multipli di 20, la terza da multipli di 400, la terza da multipli di 8.000 e così via.
A Magaña venne l’idea di adattare il metodo al sistema decimale, per renderlo più comprensibile agli studenti moderni. Ma fu solo una decina d’anni fa che si rese conto che la matematica maya avrebbe potuto essere d’aiuto ai bambini con difficoltà di apprendimento. E pensò di sperimentarla nella regione per lui più ovvia, lo Yucatán, dov’era nato.
METODO ESPORTABILE
Oggi ci si domanda se questo metodo d’insegnamento della matematica potrebbe avere un futuro anche
al di fuori delle locali scuole indigene. Secondo gli esperti di didattica, il sistema potrebbe tranquillamente essere esteso a tutto il Messico e persino oltre i con fini nazionali. Gli studenti che hanno difficoltà a comprendere un concetto con la matematica tradizionale, sostengono, con quella maya lo capiscono subito.