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Pakistan: la scuola clandestina

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Pakistan: la scuola clandestina
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In Pakistan le classi all’aperto sono spesso l’unica occasione di istruzione per i bambini poveri.

Il 50% della popolazione è ancora analfabeta e l’ultimo rapporto di Human Rights Watch (Hrw) ha rivelato che quasi 22,5 milioni di bambini non vanno a scuola, di cui la maggioranza sono ragazze.

Siamo in Pakistan, il quinto Stato più popoloso al mondo, il secondo con la maggioranza musulmana più popolosa. Parlare di sistema d’istruzione non è facile; lo dimostrano le fotografie che vi mostriamo in questo servizio: quella che vedete in questo parco di Islamabad, capitale del Pakistan, è una scuola clandestina. La chiama così Paul Bhatti, medico, figlio di missionari cristiani ed ex ministro dell’Armonia, in un Paese in cui chi professa la sua stessa fede è ancora perseguitato.

La sua storia è legata a quella del fratello Shahbaz Bhatti, nominato ministro per le Minoranze (unico cattolico a far parte di un governo) e ammazzato del 2011 dal gruppo terroristico Tehrik-i-Taliban Punjab.

Il dottor Bhatti conosce bene quei quartieri dove le scuole sono fatte all’aperto, nei parchi. Nascono da persone che in maniera volontaria, nelle zone più povere della città, decidono di dedicarsi ai più giovani per dare loro una speranza grazie a un libro e a una matita. Studiano senza sedie né banchi, seguono le lezioni sotto una pianta per poi fare gli esami da privatisti in qualche scuola statale.

«Siamo di fronte a un sistema d’istruzione complesso» spiega l’ex ministro che oggi vive in Italia. «Andare a scuola è obbligatorio ma nessuno verrà mai a cercarti se resti a casa. Lo Stato assicura la scuola primaria e secondaria seguendo il modello inglese: sei classi per la primaria e cinque per la secondaria. L’accesso è gratuito ma i libri devono essere acquistati dalle famiglie».

Alla primaria c’è solo una maestra per ogni classe, le materie che si studiano sono: urdu, matematica, inglese, geografia, storia, scienze. Le lezioni cominciano alle 8 e finiscono alle 13, hanno la durata di un’ora e la ricreazione di 30 minuti. Mentre alle medie ci sono tanti professori come in Italia e le lezioni cominciano alle 9 per finire alle 14. «Per un cristiano non è facile andare in una scuola statale. Mia figlia» spiega l’ex ministro «a 12 anni ha scritto il nome del profeta in maniera errata e ha subito delle gravi conseguenze. Si rischia di essere accusati di blasfemia».

CARENZA DI SCUOLE STATALI

In Pakistan c’è un clima di odio verso i non musulmani. Bambini e ragazzi cristiani e indù sono vittime degli studenti musulmani ma anche dei docenti: la forte denuncia la fece nel 2017 all’Agenzia Fides, Anjum James Paul, professore cattolico pakistano e presidente della Pakistan Minorities Teachers’ Association (Pmta).

Anjum James Paul è stato compagno di scuola di Shahbaz Bhatti e ne ha condiviso l’impegno per i diritti umani e per la promozione delle minoranze religiose nel Paese. Ancora più difficile frequentare una scuola statale in un villaggio: lì le condizioni degli istituti sono pessime, mancano laboratori, computer e spesso anche gli insegnanti non sono i migliori perché chi può preferisce lavorare in un istituto privato che garantisce uno stipendio migliore.

«Quest’ultimi sono un vero business in Pakistan. Sono scuole a cui accedono i gli del ceto medio-alto. In questi istituti» sottolinea Bhatti «si fanno ripetizioni,è assicurato il doposcuola ma sono pochi a poterli frequentare».

L’ex ministro cita anche le scuole coraniche frequentate dagli islamici, dove si studia solo il Corano e le scuole degli istituti missionari spesso frequentate dai gli dell’élite. Il sistema d’accesso in quest’ultime non è facile: esiste un esame per poterle frequentare e a entrare sono persone di rango elevato, figli di politici.

Il risultato: da decenni in pochi hanno la possibilità di avere un’istruzione di qualità. Il Pakistan resta tra le ultime 10 nazioni al mondo per la scolarizzazione delle bambine.

E i numeri sulla dispersione scolastica sono alti: coloro che proseguono gli studi a livello superiore sono meno del 2% e sono meno dell’1% coloro che frequentano l’università. Da ex ministro Paul Bhatti aveva innescato un sistema per dare una mano alle famiglie più povere: «Avevo messo a disposizione 4 mila borse di studio per dare la possibilità a tutti di frequentare la scuola. Ora» conclude «il mio sogno è quello di offrire un doposcuola a tutti in modo da rendere accessibile l’istruzione a ogni bambino pakistano».

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