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Filosofia: ecco perché si può insegnare già alle elementari

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Filosofia: ecco perché si può insegnare già alle elementari
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Abitua al pensiero critico, educa alla tolleranza, aiuta a vivere nella complessità. Ecco perché studiare la filosofia già da piccoli

  • Filosofia alle elementari, uno strumento di crescita
  • Che cosa fa un filosofo?
  • Portare la filosofia in classe
  • Lab: Socrate Tze-tze

FILOSOFIA ALLE ELEMENTARI, UNO STRUMENTO DI CRESCITA

Sono moltissimi i pensatori che hanno sottolineato come la filosofia sia lo strumento più idoneo all’introspezione e alla cura di sé. Purtroppo fino a pochi anni fa in Italia la filosofia è stata esclusivo appannaggio del sapere scientifico universitario e fino alla comparsa di Luciano De Crescenzo nessuno aveva mai pensato a renderla una materia divulgativa e fruibile al grande pubblico. Oggi sono davvero numerosi i testi che raccontano la filosofia a bambini e ragazzi. Oltre a rappresentare uno strumento di auto osservazione e di cura, la filosofia è anche la disciplina che favorisce lo studio del pensiero logico sequenziale, abituando chiunque la pratichi all’arte del ragionamento strutturato, dove niente viene lasciato intentato e improvvisato.

Date queste premesse, uno dei motivi principali per cui l’introduzione della filosofia nelle scuole elementari e medie possa giovare alle nuove generazioni (e al mondo del futuro) sta nel fatto che abitua i giovani a pensare con la propria testa. Stimola quel sano anticonformismo che mette in dubbio molte verità standardizzate proposte dai social network.

In un mondo digitale volto all’iper- semplificazione, la filosofia ci aiuta a vivere nella complessità, a tenere dentro di noi sentimenti ed emozioni contrastanti, ad approfondire ogni aspetto di ogni questione, con dedizione e cura. La filosofia educa alla tolleranza perché ci spinge a chiederci: «Che cos’è la realtà e come possiamo conoscerla?»; mostra che su di essa si possono avere diversi punti di vista. I quesiti filosofici sono
sempre aperti; si tratta di domande di ricerca e di analisi, e non conclusive chiuse a cui si risponde per togliersi il pensiero e passare all’argomento successivo. Vogliono essere strumenti di ascolto e di riflessione. In particolare, la domanda per eccellenza è: “Perché?”. Questa indirizza il pensiero verso la ricerca delle cause sia degli eventi sia dei comportamenti andando naturalmente in profondità.

Il ragionamento filosofico è un ragionamento logico che si basa sul principio di non contraddizione e che insegna e aiuta ad argomentare senza aggredire, a dubitare senza offendere e a ricercare progredendo per passaggi cognitivi solidi e

CHE COSA FA UN FILOSOFO?

Come descritto nel libro La filosofia raccontata ai ragazzi (Salani Editore), un filosofo fondamentalmente fa tre cose.

  • La prima è osservare con profondità: pone nell’oggetto dell’indagine la massima attenzione e dedizione. Il filosofo desidera andare a fondo delle cose, la sua mente è sempre alla ricerca di risposte alle domande più profonde dell’esistenza.
  • In secondo luogo, processa con astrazione: cioè non si limita ai singoli eventi, ma cerca lo schema che connette tutti i passaggi.
  • Infine, struttura il pensiero in una teoria: inserisce tutti i passaggi in un sistema chiaro che sia comprensibile anche a chi verrà dopo di lui. Un filosofo vuole lasciare un “modello” del proprio pensiero.

PORTARE LA FILOSOFIA IN CLASSE

Ci sono due percorsi paralleli e integrati che possiamo proporre agli studenti. Uno riguarda l’introduzione dei singoli filosofi raccontandoli secondo l’evolversi dei proprio pensiero. L’altro, invece, consiste nell’affrontare i grandi temi della filosofia, indipendentemente dal filosofo.

Per esempio: si potrebbe fare un incontro su Socrate, oppure sul valore della domanda filosofica. Sono due approcci entrambi validi che ogni insegnante potrebbe adattare al meglio alla propria scelta didattica. In entrambi i casi la cosa importante e imprescindibile, affinché si possa far amicizia con la filosofia, è che siano lezioni applicate in cui si deve creare una connessione forte tra teoria e vita quotidiana ricorrendo all’ausilio di racconti, esempi concreti, laboratori creativi, domande aperte e restituzione di esperienze “reali”.

LAB: SOCRATE TZE-TZE

Materiale

Alcuni cartoncini colorati per costruire mosche, mosconi e tafani (Socrate paragonava se stesso a
un tafano perché faceva domande fastidiose).

Svolgimento

La classe elegge due protagonisti: uno sarà Socrate e l’altro l’amico di Socrate. L’amico di Socrate afferma una cosa apparentemente ovvia e condivisibile da tutti (per esempio: chi arriva in ritardo è sempre maleducato). Lo studente che interpreta Socrate, attraverso le domande, dovrà portarlo ad affermare che non è sempre così perché ogni caso è un caso a sé.

Esempi di domande socratiche:

  • «Può esistere un caso in cui una persona arriva in ritardo e non è maleducata?»;
  • «Mettiamo il caso che si sia fermato ad aiutare una persona che aveva bisogno di lui: questo cambia la tua opinione sulla sua maleducazione?».

Alla fine della tranche, quando l’amico di Socrate arriva a rivedere la sua generalizzazione iniziale,
gli studenti invece di applaudire lanciano le mosche che hanno costruito come indice di gradimento.

A COSA SERVE?

A capire che le generalizzazioni (le frasi che contengono le parole: SEMPRE, MAI, OGNI VOLTA, TUTTE LE VOLTE) portano il pensiero a conformarsi e non prevedono la complessità.

COSA SI NOTERÀ?

  • Che chi fa le domande è fastidioso, ma molto utile.
  • Che ogni giorno diamo tantissime cose per scontate.
  • Che diamo istintivamente giudizi affrettati e che possiamo imparare a smettere.
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