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Espressione libera in classe: il circle time (o tempo del cerchio)

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Espressione libera in classe: il circle time (o tempo del cerchio)
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Un rapporto difficile tra compagni di classe può trovare soluzione con la tecnica del "circle time", uno spazio relazionale diverso.

È lunedì e, come ogni inizio settimana, gli alunni di quinta sanno che faranno “il tempo del cerchio”. Per noi maestre è il circle time, ma con loro chiamiamo così questo spazio di libera espressione, dove le parole danno forma a pensieri ed emozioni.

I bambini spostano in fretta i banchi ai lati dell’aula e dispongono le sedie in cerchio. Ognuno si siede dove desidera. Dopo averli salutati, ricordo loro che questa attività durerà circa 30 minuti.

Chiedo a Elena di estrarre un bigliettino dalla scatola in cui sono contenuti i temi scelti da loro a inizio anno. Sul “pizzino” di carta c’è scritto: scuola media. A quel punto si ricordano insieme le regole: «se un compagno sta parlando e un altro interviene su di lui non va bene, non bisogna parlarsi sopra»; «si rispetta il proprio turno»; «le cose che si dicono nel cerchio restano nel cerchio, non si usano per fare pettegolezzi né per offendere»; «l’ultima regola è che non si commenta».

Diritti e doveri sono stati ben appresi: i bambini hanno imparato a non fare commenti negativi, intervengono per sostenere i compagni o per chiedere un chiarimento. Non usano più un “testimone” per passare la parola, lo fanno con uno sguardo.

VIA AGLI INTERVENTI

A iniziare sono io, che declino il tema in una frase che serva da incipit: «Quando penso alla scuola media...».

Emanuele interviene per primo, in maniera seria: «Chimica. Vorrei studiarla». Giulia è più spensierata: «Felicità, perché potrò incontrare di nuovo i miei amici di scuola». Ma c’è anche Daniele, che dice solo «paura e preoccupazione».

Carla non parla a causa della sindrome da cui è affetta. Le chiedo di esprimere comunque il suo pensiero: i compagni intervengono per facilitarla, e quando le domandano se vorrebbe restare in questa scuola, lei annuisce. Il giro continua.

Prosegue Melissa: «Sono contenta perché visiterò una nuova scuola. Felice perché sarò nella sezione F e alcuni miei compagni saranno con me. Preoccupata per le regole, sono abituata a quelle di questa scuola, so che sarà dura. Triste perché vorrei portarmi tutte le maestre». Henry invece è «felice e triste. Triste perché sarò nella sezione H e non ci sarà nessun compagno, dicono che lì i professori sono cattivi e ci sono i bulli. Felice perché durante l’intervallo potrò incontrare i miei amici».

Il giro continua. Tutti prendono la parola fin quando tiro le conclusioni. Esprimo una mia riflessione, faccio una sintesi delle emozioni e dei pensieri che sono emersi e propongo ai bambini di affrontare la prossima volta il tema che preoccupa alcuni compagni: il bullismo alla scuola media, che cosa sanno e come ci si può attrezzare per affrontare il problema.

COSTRUIRE UN BUON CLIMA

La tecnica del circle time fa parte del Metodo integrato per l’educazione socio- affettiva nella scuola, ispirato agli studi e ai costrutti della psicologia umanistica, di cui sono inizialmente venuta a conoscenza attraverso la lettura del libro Star bene insieme a scuola, di Francescato, Putton e Cudini (Carocci, 2001). È un ottimo strumento per la costruzione e il mantenimento di un buon clima in classe.

Durante il circle time ogni giudizio viene sospeso, è il tempo dell’ascolto. A volte è anche quello del silenzio: accade raramente che un bambino non se la senta di parlare, ma se succede sa che può farlo. Con la disposizione in cerchio tutti sono visibili, ci si può guardare negli occhi, tutti sono sullo stesso piano.

Il cerchio contiene, rassicura, facilita lo scambio e fa sentire alla pari.

L’argomento di cui si parla, in genere, è scelto dagli alunni, ma può anche essere richiesto dall’insegnante quando si ha la necessità di gestire una situazione relazionale particolare o per affrontare una tematica significativa per lo sviluppo emotivo della classe.

È la maestra a condurre il cerchio, a garantire lo spazio di parola, a richiamare le regole se necessario, così come a fare una restituzione, un rispecchiamento, di ciò che viene detto, e a tenere traccia scritta dell’esperienza.

Un’esperienza condivisa anche dal progetto Fuoriclasse in movimento, promosso da Save the Children per contrastare la dispersione scolastica: 150 scuole italiane in rete per favorire il benessere a scuola e sperimentare attività innovative, per valorizzare il protagonismo degli studenti, la didattica inclusiva e la comunità educante.

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