C’è una grande confusione nel discutere del potere educativo o diseducativo delle app. A parere
nostro, sotto un’unica etichetta, "app", vengono a coesistere strumenti completamente differenti per finalità, contenuti e modalità di interazione.
Le app hanno il potere di trasformare i dispositivi mobili in strumenti di apprendimento e di intrattenimento. Al giorno d’oggi molti bambini sotto gli otto anni possiedono già uno smartphone o un tablet. Questo può comportare un effetto di retrocessione nel momento in cui il genitore affida al dispositivo il compito di tenere occupato il bambino, per esempio, in auto o al ristorante. Questi dispositivi sono spesso utilizzati come babysitter oppure come ricompensa per il buon comportamento. Nonostante ciò vorremmo fare un minimo di chiarezza.
La prima grande distinzione è tra le varie tipologie di app.
App di libri interattivi: si possono definire istruttive perché c’è un apprendimento meccanico. Per esempio, si dice di riconoscere o trovare un dato elemento legato a un feedback di correttezza. Sono applicazioni che combinano il testo con il suono, la narrazione con immagini animate.
App di gioco: sono quelle che chiamiamo manipolabili. L’apprendimento è guidato ma flessibile. Si chiede di risolvere un problema o di costruire una risposta, legata sempre a un feedback di correttezza. Sono vere e proprie app di gioco che mirano all’apprendimento di una specifica informazione attivando la memoria.
Per esempio, mostrano o richiedono la corrispondenza fra numeri o fra lettere e immagini.
App aperte: dette "costruttive". L’apprendimento è libero ed è legato unicamente alla costruzione personale. A questa tipologia appartengono le app di musica o disegno, in cui non vi è una risposta corretta, ma stimolano la creatività, come, per esempio, la costruzione di una melodia o di una nuova forma. Dal punto di vista didattico-educativo, dovremmo selezionare le app sulla base dell’obiettivo a cui vogliamo tendere: quale apprendimento si vuole potenziare nel bambino. In generale, sono consigliabili quelle che hanno un obiettivo specifico e che puntano allo sviluppo degli aspetti cognitivi come la memoria e la creatività.
Scegliere gli strumenti adeguati non è facile ma questi possono aiutare ad arricchire la didattica. Il tutto non è però esente da alcuni rischi educativi. Ecco a che cosa bisogna fare attenzione.
La sostituzione nella relazione docente-studente: il dispositivo non deve diventare l’educatore ma un mezzo utile all’insegnante per produrre un’educazione consapevole e facilitata.
La dipendenza dal digitale è il nuovo fenomeno che si manifesta nei giovani non guidati correttamente nell’educazione all’uso di questi strumenti. Da evitare il meccanismo della dipendenza dopaminergica, cioè quello della ricompensa, e quindi associato alla gratificazione e al piacere.
Bisogna infine prestare attenzione a fenomeni come il cyberbullismo che portano all’isolamento. Al giorno d’oggi provoca tanta preoccupazione il fenomeno degli Hikikomori: i giovani che decidono di non uscire più di casa.