Che cosa abbiamo realmente vissuto nei mesi del lockdown? Anche se a questa domanda molti di noi ancora non sanno rispondere, durante la didattica a distanza, per insegnanti, studenti e genitori, è stato importante tenere una traccia del grande racconto della Storia, una storia molto diversa da quella che siamo abituati a leggere sui manuali, dunque viva e soprattutto collettiva.
«L’origine del fatto - scriveva lo storico francese Fernand Braudel nella Storia, misura del mondo - non implica necessariamente che si tratti di un fatto rilevante. D’altra parte, come potremmo saperlo nell’istante in cui avviene? A decidere la sua importanza non è il rumore che suscita intorno a sé sul momento, sono invece le conseguenze che produrrà o non produrrà in seguito». Nella velocità dei cambiamenti sociali ed emotivi ai quali ci siamo dovuti adeguare è stato ancora più difficile aspettare di capire questo flusso incandescente di eventi. Noi non ci accontentiamo mai dell’avvenimento e la storia stessa ce lo insegna: la sua narrazione è anche una spiegazione, perché descrivere i fatti significa vedere il particolare, cogliere la vita nella sua immediatezza.
In sostanza, arrivare a un barlume di verità che ci riguarda. La scrittura, come testimonianza di memoria, ne è la sua traduzione. Non stupisce infatti venire a conoscenza di tante realtà didattiche nelle quali l’esercizio della penna sia stato un ottimo compagno per ricostruire, seppur parzialmente, la realtà circostante ed esplorare nuove risorse interiori in grado di tenere a bada paura e confusione.
UNA NOVELLA PER AMICA
Da un’esperienza di collettività quale un laboratorio creativo, ideato dalla docente Sofia Medè della scuola secondaria di primo grado dell’IC di Basiglio (Milano) e diretto dalla preside Samantha Filizola, è nato un progetto letterario dal titolo “Decameron 2020-Covid19”, che, secondo le suggestioni dell’opera di Giovanni Boccaccio, ha coinvolto un gruppo di alunni dell’istituto nella scrittura di una personale novella.
Dall’incipit, che riproponeva il titolo di un classico della letteratura internazionale (per esempio: Se una notte di inverno un viaggiatore), racconta la docente e scrittrice Sofia Medè, la mente traeva un importante spunto per stimolare e soprattutto far volare la fantasia, lontano da un presente incomprensibile ed estraneo.
Fondamentali, in una fase preparatoria di approfondimento, sono state le letture, le riflessioni storiche e letterarie e anche i confronti etimologici sul lessico della pandemia (epidemia, pestilenza, eccetera) per aiutare i ragazzi a «leggere il presente tramite il passato», per ricostruire un contesto che nella storia si è riproposto più volte: dalle numerose analogie tra “l’isteria generale” che lo scrittore Alessandro Manzoni racconta nei Promessi sposi e i mutamenti sociali dovuti al coronavirus, alla peste nera del Trecento, che è stata d’aiuto per stimolare la curiosità degli alunni nell’indagine del numero di morti in Europa e della diffusione del virus, oggi come allora.
«Una prima novella è stata stesa tutti insieme nel laboratorio digitale in modalità sincrona. A turno gli studenti
dovevano inventarsi qualcosa e formularlo adeguatamente, sotto la mia guida e tecnica di scrittura» spiega Medè. Il continuo stimolo del docente e dei compagni di classe in collegamento, per esempio nel confronto sulla descrizione di un luogo o di un personaggio immaginario, ha permesso di disinnescare il blocco che colpisce molti ragazzi nel processo di scrittura, spesso convinti in partenza di avere idee sbagliate o di non riuscire a tradurle con parole adeguate.
A seguire, il compito consisteva nella stesura individuale di una novella, secondo il metodo acquisito dall’insegnante e con la possibilità di coinvolgere anche tutta la famiglia, questa volta senza monitor né microfoni accesi.
LA REALTÀ È PIÙ FORTE DELLA FANTASIA
Anche se la scrittura per molti studenti è diventata la dimensione privilegiata per evadere dalla realtà, grazie anche al suo effetto catartico, come ricorda Sofia Medè, il contesto della zona rossa, degli ospedali e
di questo nemico invisibile nelle loro novelle si è quasi sempre palesato in modo preponderante.
Le suggestioni letterarie dei classici e il genere dell’avventura proposto dalla consegna hanno permesso infatti ai giovani scrittori non solo di trovare una chiave di interpretazione della storia – la Milano deserta che tutti abbiamo visto in televisione non è tanto diversa da quella in cui si imbatte Renzo del Manzoni – ma anche di riuscire a descrivere la loro condizione di attesa: insomma, la Storia che stavano vivendo in prima persona.
Direttamente o indirettamente in alcune novelle sono state raccontate le realtà di alcuni genitori medici che hanno lavorato con pazienti Covid, oppure il famoso Assassinio sull’Orient Express è diventato Assassinio nella zona rossa, la storia di un killer con disturbi mentali che intende sterminare i cinesi in quanto creduti diretti responsabili della diffusione del virus. È chiaro che molte suggestioni, più che dai grandi classici di riferimento, provenivano dalla comunicazione mediatica e dai cambiamenti politici che ogni giorno offrivano nuove riflessioni sulla società. Per questo, nell’attività dei ragazzi, è stata importante la partecipazione della classe e di tutti i componenti del proprio nucleo familiare.
Come è riportato nella sinossi del volume di prossima uscita, “la consapevolezza che nella solidarietà e condivisione si possono trovare preziose risorse umane ha consentito di trasformare una contingenza storica drammatica in una opportunità di crescita didattica e civica”.
Focus Scuola è il nuovo mensile per gli insegnanti del Gruppo Mondadori, un magazine rivolto a tutti i docenti delle scuole primarie e secondarie di primo grado, per aiutarli ad affrontare le nuove sfide dell’insegnamento nell’era digitale. La rivista propone approfondimenti sugli ultimi studi scientifici e pedagogici, ma anche idee di buone pratiche sperimentate in Italia e nel resto del mondo dai singoli insegnanti e fornisce spunti su didattiche innovative e sull’uso della tecnologia in classe