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Scuola attiva: come gestire una classe con livelli diversi

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Scuola attiva: come gestire una classe con livelli diversi
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Per venire incontro alle esigenze dei propri alunni gli insegnanti devono adottare due modalità di lavoro: una, prioritaria, nella quale gli alunni lavorano insieme; l’altra per dedicare tempo a ogni bambino, prendendosi cura dei suoi punti deboli e forti.

Profondi cambiamenti hanno mutato la nostra scena educativa. E se ieri era inaccettabile, oggi è anche impossibile imporre un modello d'apprendimento standard, uguale per tutti. Ci vuole una scuola attiva, dedicata all’apprendimento fondato su esplorazione e cooperazione tra tutti i bambini di una classe, ma che abbia anche un tempo dedicato a ciascuno.

È un impegno difficile. Per questo molte maestre si chiedono come organizzare il lavoro quando, in una stessa classe, vi sono bisogni educativi, tempi di apprendimento e livelli di competenza molto differenziati. L’esperienza ci suggerisce di lavorare, lungo i cinque anni di scuola primaria, su più fronti.

PAZIENZA E DISPONIBILITÀ

È importante “dare tempo” ai bambini e osservarli molto, soprattutto nelle prime classi, annotando i momenti di sviluppo e cambiamento. Infatti a quest’età le evoluzioni sono spesso repentine, e a fasi di apparente stasi seguono improvvisi balzi in avanti con grandi potenzialità di recupero.

Per questo si sconsiglia di arrivare a facili conclusioni su bambini “indietro” o “lenti”. Al contempo, l’individuazione precoce di bisogni educativi speciali è oggi meglio guidata proprio da aggiornati strumenti di osservazione.

LA NECESSITÀ DI UNA DIDATTICA SU PIÙ LIVELLI

Molti bambini entrano in prima con un buon uso della lingua italiana e competenze acquisite grazie alla scuola d’infanzia e agli stimoli dati a casa e anche da un uso precoce ma equilibrato delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT). Molti altri hanno situazioni di partenza più difficili.

C’è, poi, un campo di sapere precoce, a monte della scuola - fatto di abilità sociali e di un sistema di regole e limiti condivisi, nonché di una base minima di capacità d’attenzione – che non possiamo proprio più dare per scontato.

Dunque, è oggi indispensabile recuperare una dimensione educativa da affiancare alla competenza didattica centrata su come imparano i bambini. E per farlo è importante il quotidiano riconoscimento da parte delle maestre del “io ho imparato” che ogni bambino porta anche da fuori dalla scuola per poter svolgere, poi, un’opera di costante richiamo tra questo serbatoio individuale, il lavoro insieme e gli obiettivi e i contenuti definiti dalle Indicazioni Nazionali.

APPROCCIO "BI-FRONTE"

Per poter fare questo e garantire apprendimento per tutti e ciascuno, si possono adottare, integrandole, due modalità di lavoro: una, prioritaria, nella quale gli alunni lavorano tutti insieme e/o per gruppi disomogenei per livelli di competenza, organizzati in banchi-isole di quattro-sei alunni: si possono avere attese diverse per ognuno, ma ci si concentra sul lavoro di esplorazione cognitiva e di pieno consolidamento dei “fondamentali” in ogni area disciplinare e in modo trasversale ad esse; una (20-30% del tempo) nella quale – mentre la classe lavora su consegne gestibili da soli (completamento del lavoro avviato o “come se stessero facendo compiti a casa” o momenti di lavoro autonomo) – le maestre dedicano attenzione a ciascuno, magari a un tavolo che si chiama “tempo per me”, dove a ogni alunno (a volte proprio uno a uno, altre volte a gruppi di due o tre) viene data cura alle parti deboli e da recuperare, alle parti forti da sviluppare, alle parti ancora poco esplorate di ognuno.

Così ogni alunno (e ogni genitore) sa che a scuola c’è un tempo per imparare cooperando tutti insieme e uno per l’attenzione “per me proprio per me”.