Ciao Claudia, tu mi scrivi che ti prendono in giro perché sei napoletana. Ma c’è anche Lilly96summer, pugliese, che non sopporta sentir parlare di “ terroni ” e “ terronia ”. E che dire di Cmis00: ha un’amica che non vuole mangiare una pizza se l’ha fatta una donna del Burkina Faso . C’è anche Tutenstein007?: le rubano la merenda perché è egiziana; oppure Marcus@: va in una scuola privata dove prendono in giro una ragazza perché è meticcia; oppure ancora Sofia, ragazza nera italiana: a volte, mi scrive, le sembra di essere ritornata all'epoca di Martin Luther King …
Ne ricevo tante di queste lettere e mi danno sempre una gran tristezza. Anche a me, come a Sofia, sembra di essere tornato indietro . Soprattutto quando sento persone che dovrebbero rappresentare il nostro Paese e dare l'esempio a tutti noi proporre di prendere le impronte digitali ai bambini di una particolare etnia (Roberto Maroni, Ministro dell’Interno nel 2008) o suggerire di creare vagoni riservati della metropolitana solo per i milanesi (Matteo Salvini, deputato e segretario della Lega Nord) o dire che "i Rom sono la feccia dell'umanità (Gianluca Buonanno, Europarlamentare della Lega Nord). Anche di queste ne ho sentite a decine e, oltre che tristezza, mi fanno anche un po’ schifo. La risposta migliore che posso darti è riportare un’altra lettera di un altro lettore, Gabriel, che dice “Ciao Andrea, vivo a Trossingen, in Germania. A scuola una volta mi hanno detto " Italiano di m***a ". Io l'ho detto al prof. Lui non ha fatto niente. Adesso la storia è finita ma un altro amico mi dice sempre: "Tu sei italiano. Fallo tu!". Non vorrei che riprendessero a dirmi di nuovo dietro di tutto. Che cosa devo fare?”.
Tu pensa… pure i tedeschi son razzisti ! Solo che stavolta la vittima siamo noi italiani . E che dire dei belgi che, dal dopoguerra, iniziarono a ospitare migliaia di minatori dal nostro Paese: fuori dai bar potevi trovare cartelli con scritto " VIETATO AI CANI E AGLI ITALIANI" (foto a sinistra) .
Forse, allora, il problema è solo che l’idiozia non ha paese, regione, città, quartiere, colore politico. Anzi, la cosa più pericolosa del razzismo è che può contagiare tutti . Anche me, che magari ho subito un torto da una persona di colore e inizio a pensare che me l’ha fatto perché È di colore . O Francy, che razzista non è ma ha un compagno indiano che puzza e magari inizia a pensare che puzza perché È indiano .
Il razzismo può essere ovunque, anche in un breve pensiero. Però i razzisti, quelli veri, che fanno di quel pensiero sbagliato, motivo di vanto e bandiera politica, hanno nomi e cognomi. Conviene segnarseli: loro non meritano il nostro silenzio e noi meritiamo di meglio delle loro parole.