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Quando dico che non credo in Dio mi guardano tutti male

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Lo ammetto, questo più che un “problema” è una curiosità. Perché, sai, quando a scuola salta fuori l’argomento Chiesa , categoricamente mi viene rivolta la domanda: “Ma tu in chiesa ci vai?”. Ed io naturalmente: “ No, io non credo in Dio ”. Solitamente mi guardano tutti male , ma ormai sono abituata a riderci su. A te è mai capitato? Non ti è venuta voglia di dire un bel NON ROMPERE a tutti quelli che parlano tanto di libertà e poi non ti rivolgono più la parola appena scoprono che non sei “dalla loro parte” in fatto di religione (e parlo soprattutto di adulti)? Essence

Sì, è capitato anche a me quando andavo alle medie. C’era un prete che, durante l’ora di religione, ci faceva leggere Il gabbiano Jonathan Livingston , un libro che parla, appunto, di libertà . Non è uno dei miei libri preferiti ma, allora, mi aveva colpito. E anche il prete mi piaceva: mi sembrava in gamba, diverso dagli altri, perché non si limitava a “fare il catechismo ” in classe, ma cercava di dialogare su temi che ci coinvolgevano. Lo stimavo e avevamo un bel rapporto. Almeno finché non mi chiese di andare a un ritiro spirituale e rifiutai. Lui ci rimase male. E io molto di più per il suo esserci rimasto male. Probabilmente è una missione ufficiale di tutti i preti quella di “salvare le pecorelle smarrite”. Ma è un atteggiamento che non sopportavo e non sopporto. Si può essere atei (cioè “senza Dio”) ma non per questo si è anche senza senso (senso della giustizia, senso della comunità, senso della vita...). E si può insegnare senza convertire . Anzi, secondo me si inizia a insegnare proprio quando si smette di voler convertire (cioè portare dalla propria parte). Quindi che dire: sì, penso anch’io che sia un po’ stupido chi non ti rivolge più la parola perché “non sei dalla sua parte”.

 

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