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Siamo tutti disABILI: vedere con orecchie e mani

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Siamo tutti disABILI: vedere con orecchie e mani

a cura di Andrea Minoglio

È  vero che i ciechi hanno un sesto senso? E come fanno a cucinare, pagare il conto al ristorante e usare il telefonino? Lo abbiamo a chiesto a  Cristian Bernareggi, un programmatore non vedente cofondatore della società EveryWare Technologies . Ecco la sua intervista completa  (se vuoi leggere anche le altre clicca i link in fondo alla pagina).

 

È vero che i ciechi hanno un sesto senso?

Non c'è alcuna evidenza scientifica dell'esistenza di un sesto senso. È vero però che i non vedenti, soprattutto chi lo è dalla nascita, sono abituati a prestare molta più attenzione agli altri sensi e a rielaborare in maniera velocissima alcuni segnali (acustici, tattili...) che provengono dall'esterno. Può sembrare magico, ma in realtà è solo abitudine. Io, ad esempio, se mi avvicino a una parete e schiocco le dita, riesco a capire  dal suono se ci sono delle aperture (ad esempio le scale in metropolitana, una cancellata lungo un muro...). Un altro esempio è quello della camminata. Tutti noi siamo in grado di riconoscere le persone che conosciamo dalla camminata, solo che spesso non ci prestiamo attenzione. Io, a volte, mi faccio un'idea delle persone a cui chiedere delle informazioni per strada proprio dalla camminata. In pratica, attraverso il tatto e il suono riesco a crearmi una rappresentazione mentale dello spazio circostante. Per questo, in ambienti molto rumorosi, per me è molto più difficile muovermi, ad esempio quando per strada ci sono i lavori in corso ma anche quando piove o nevica la percezione cambia. 

 

[Come fanno i ciechi a cucinare?

Non è così difficile come può sembrare: io cucino sia per me sia per altri. Basta sapere dove sono le cose (pentole, cibo...). Anche tagliare non è difficile, basta tenere come riferimento il coltello e usare l'altro dito senza andare troppo vicino alla lama. Poi, certo, ci sono ricette che sono più difficili da fare, come i dolci dove magari bisogna aggiungere qualcosa in vari momenti della cottura. Anche in questo caso, in base all'odore o inserendo una forchetta per controllare la consistenza, si riesce a cavarsela. E lo stesso vale per i liquidi. Un trucchetto che a volte insegnano per versare l'acqua è quello di tenere un dito dentro il bicchiere per capire quando si arriva al livello giusto. Secondo me, però, non è una buona idea, soprattutto se ci si trova in un luogo pubblico. Io preferisco tenere il bicchiere in mano e regolarmi con il peso oppure con il suono, che cambia man mano che il bicchiere si riempie. Il vero problema è con la birra, perché non sai mai quanto spazio occupa la schiuma!

 

Perché i ciechi vanno al cinema o alle mostre?

Innanzitutto perché, come tutti, mi piace socializzare e uscire con gli amici. Al cinema, poi, si ha una percezione del suono che è generalmente migliore di quella che si ha a casa. E attraverso il suono e il parlato molti film si riescono a capire senza problemi. In alcuni cinema, come lo Spazio Oberdan a Milano, è anche possibile seguire i film con degli auricolari che, quando non c'è parlato o suono, descrivono le varie scene. In generale, però, andrei lo stesso al cinema. E lo stesso vale per le mostre. In una galleria d'arte, quando è possibile, mi piace farmi raccontare i quadri dal pittore stesso. Altrimenti uso le audioguide. Ovviamente, nel caso della scultura, quando c'è la possibilità di toccare le opere o una loro riproduzione, per me è più divertente.

 

Come fanno i ciechi a distinguere i soldi?

Con gli euro è abbastanza semplice: sia le monete, sia le banconote hanno dimensioni e consistenza diverse. Basta usare qualche trucchetto, ad esempio arrotolandole intorno alle 4 dita per capirne la lunghezza oppure usando scomparti diversi nel portafoglio per i vari tagli. Con i dollari è più difficile perché sono tutti uguali. Però esistono applicazioni per smartphone in grado di riconoscerle inquadrandole.

 

Come fanno i ciechi a usare pc e telefono?

Per il computer si utilizzano il sintetizzatore vocale e uno speciale display che, rispettivamente, riproducono a voce o in caratteri braille tutto quello che c'è sullo schermo. Stessa cosa per i telefonini, soprattutto gli smartphone di ultima generazione: facendo scoorrere il dito una voce ti legge, più o meno rapidamente, tutto quello che tocchi.

 

Quali sono le cose che trovi ancora difficili da fare?

Sicuramente spostarmi, che è spesso ancora difficile e impegnativo. Poi pulire: per quanto cerchi di farlo bene non sei hai mai la certezza di non aver lasciato una macchia, sia sui vestiti che per terra. Infine leggere alcuni tipi libri, con molti simboli, ad esempio quelli di musica o di matematica o in generale i testi a carattere scientifico: proprio quelli che, per passione e per studio, ho usato di più. 

 

Quali sono i vantaggi nel non vedere?

Be', intanto riesco ad avere una maggiore attenzione al contesto e a sentire cose che gli altri non sentono, semplicemente perché non ci fanno caso: ad esempio i commenti bisbigliati durante una riunione o una lezione. E poi la memoria: per necessità mi ricordo ogni dettaglio di un percorso che ho fatto e, spesso, riesco a dare indicazioni per strada molto più precise rispetto a un vedente.

 

Qual è il modo migliore per rapportarsi a una persona che non vede?

La cosa migliore, secondo me, è non considerare la sua disabilità: se ne ha bisogno sarà lei a dirlo e a spiegare che cosa può o non può fare. Con i miei compagni di università studiavamo insieme o andavamo a fare rafting e altre attività senza problemi. Bisogna partire da quello che si ha voglia di fare insieme, solo poi semmai ci si pone il problema se si può fare e come farlo. Un non vedente che deve attraversare la strada può avere bisogno di aiuto esattamente come una persona carica di borsoni della spesa: non c'è alcuna differenza.

 

Quali app avete sviluppato con la società, Everywhere Technologies?

Ne abbiammo fatte diverse, tutte pensate per persone con disabilità visive. Math Melodies è un'app per tablet che permette ai bambini di fare esercizi di matematica attraverso un racconto arricchito da suoni e musiche. Light Detector sfrutta la telecamera dell'iphone per riconoscere e misurare, emettendo un suono più o meno intenso, l'intensità delle luci. È stata usata per i compiti più diversi: c'è chi è riuscito a trovare un albergo puntando il telefono verso l'insegna luminosa e chi la usa abitualmente per capire se ha spento le luci o i vari elettrodomestici in casa.  IMove, invece, sfrutta il gps e segnala tutti i luoghi di interesse intorno a te, lasciandoti la possibilità di aggiungere note audio legate ai vari luoghi. Abbiamo sviluppato anche altre app, che però sono ancora dei prototipi, per riconoscere se ci sono o meno le strisce pedonali e orientarsi nel modo giusto per attraversarle oppure per rilevare il colore del semaforo. 

 

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