Il parkour è una vera e propria disciplina sportiva, che coinvolge il corpo a livello fisico e mentale. All'inizio si chiamava Art du deplacement (ADD), cioè arte dello spostamento, perché è nato con l'obiettivo di muoversi nello spazio, soprattutto quello urbano, in modo efficiente, veloce e senza farsi fermare dagli ostacoli.
«All'inizio, per noi, era soprattutto un modo per stare insieme, per sentirsi parte di un gruppo e per praticare uno sport che fosse accessibile a tutti e non richiedesse attrezzature costose e iscrizioni a palestre», spiega Laurent Piemontesi, co-fondatore dell'ADD e membro del gruppo Yamakasi, che ideò questa disciplina alla fine degli anni 80 in Francia e la lanciò in tutto il mondo. «Per questo abbiamo cominciato a usare la città come palestra, con tutti i suoi ostacoli: muretti, panchine, alberi, ringhiere: tutto era utile per compiere le nostre imprese!».
In realtà l'idea di questo “percorso urbano” viene da più lontano, e più precisamente da un ufficiale francese che agli inizi del 900 si inventò il “natural method”, un metodo di allenamento che fu poi adottato dall'esercito e trasformato nel “parcour du combattant” basato sul superamento degli ostacoli, reali o ricreati, con corsa, arrampicata, ecc. «Fu questo, insieme alla cultura hip hop e al diffondersi della thai boxe, che influenzò molto all'inizio me e i miei amici del gruppo Yamakasi, che abitavamo in un piccolo paese alle porte di Parigi» continua Laurent. «Per noi era anche un modo di dimostrare quello che valevamo, una sfida con noi stessi e con la società. Certo non ci saremmo mai immaginati che sarebbe diventato una disciplina amata e praticata in tutto il mondo!»
In effetti oggi il parkour è un fenomeno mondiale, e i traceurs (gli atleti che praticano il parkour) compiono imprese sempre più spettacolari e rischiose (soprattutto quelli che, staccandosi dal parkour, hanno dato vita al freestyle, in cui le evoluzioni e i salti sono più acrobatici). La regola base è sempre quella: spostarsi da un punto all'altro seguendo un percorso non stabilito e usando gli ostacoli come un mezzo per acquisire velocità ed efficienza, imparando a saltarli, ad arrampicarsi e ad atterrare sfruttando al massimo le proprie capacità atletiche.
Ma nonostante possa sembrare impossibile arrivare a compiere a queste evoluzioni, Laurent non la pensa così: «Il parkour è uno sport adatto a tutti, si può cominciare già da 5-6 anni a praticare e non c'è limite d'età» spiega. «L'importante è fare le cose in modo graduale, senza strafare e senza pretendere troppo dal proprio corpo: il trucco è fare quello che si riesce con i mezzi che si hanno a propria disposizione, poi col tempo si impara a valutare i pericoli e ad affrontare gli ostacoli gestendo la paura e lo stress. In poche parole si diventa più consapevoli delle proprie capacità e si cerca sempre di migliorare le proprie prestazioni non imitando sequenze stabilite, ma inventando un proprio stile. Il bello del parkour è proprio questo!». Questo insegna anche nella vita di tutti i giorni a non arrendersi mai davanti ad un problema ma, al contrario, sfruttarlo per proseguire in modo ancora migliore la marcia verso il proprio obiettivo finale.
Ecco i consigli per avvicinarsi a questa disciplina, che dal 2017 è stata riconosciuta dal Coni come sport ufficiale e che era stata proposta come nuova disciplina alle olimpiadi di Parigi del 2024:
-non avere fretta e fare le cose in maniera graduale
-proteggere il corpo (quindi allenare il fisico per preparare "l'armatura" del corpo)
-cominciare giocando nei parchi, provando prima con ostacoli semplici
-creare un proprio stile, non imitare nessuno
-non farsi influenzare dalle performance degli altri
-se ci si vuole iscrivere a un corso, farsi accompagnare dai genitori per fare capire loro che non è per niente una disciplina pericolosa!