Potresti essere incappato/a di recente in questa parola: dismorfia. Magari ne hai sentito parlare in casa, oppure hai letto la storia di Marco Mengoni, il vincitore del Festival di Sanremo 2023, che ha raccontato di soffrirne, così come alcune persone della sua famiglia. Se vuoi saperne di più e soprattutto capire come fare per riconoscerla, ecco alcune informazioni importanti.
La parola dismorfia deriva dal greco e significa “deformità” o “anomalia della forma”, e fa riferimento al corpo e quindi al fatto di vedere una parte di sé grande fuori misura e soprattutto orribile. Può essere il naso, le cosce, il mento, la testa, le mani, il fondoschiena: qualsiasi parte del corpo, per chi soffre di dismorfia, può essere visto con occhi esageratamente critici. Ma attenzione: non significa semplicemente non piacersi, o notare che il proprio naso è un po’ più grande della media, o pensare che potremmo avere le gambe più magre. Si tratta di un vero e proprio disturbo mentale classificato e diagnosticato, che viene riconosciuto all’interno del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, il cosiddetto DSM5.
Non è quindi un capriccio, e non significa semplicemente ritenersi insoddisfatti del proprio corpo che non è conforme agli standard troppo rigidi della nostra cultura: è qualcosa che può impattare in maniera molto significativa la qualità della vita e per questo non va sottovalutato.
Il dismorfismo rientra nel capitolo del DSM5 che parla dei disturbi ossessivo compulsivi, e non deve essere confuso con il disturbo dell’immagine corporea che, più solitamente, è associato ai disturbi alimentari. Non soffre quindi di dismorfia chi, per esempio, è preoccupato di avere le cosce troppo grosse perché la società vuole che siano magre, ma piuttosto chi vede una parte del proprio corpo esageratamente grande e disgustosa.
Secondo il Manuale MSD, una delle più grandi enciclopedie di medicina consultabili online, tra i sintomi del disturbo dismorfofobico rientra:
Allo stesso modo, secondo gli studi è più frequente che chi soffre di questo disturbo concentri la propria ossessione sul viso o la cute (per esempio, il naso troppo grosso, l’acne o anche qualche brufoletto), o ancora sui capelli o sul tono muscolare.
Ma non basta essere insoddisfatti di sé: il disturbo da dismorfismo corporeo è altamente invalidante perché compromette il normale svolgimento delle giornate, compromettendo qualsiasi attività e pensiero.
Se arrivando fin qui ti sembra di avere molti dei sintomi elencati, e se credi che la tua vita sia impattata da una precisa ossessione per una tua parte del corpo, non devi continuare a tenere per te questa paura. Perché di questo si tratta: per combattere fobie e malesseri è necessario parlarne con qualcuno di competente. Il primo step potrebbe essere condividere le tue difficoltà coi tuoi genitori, ma a volte sono proprio loro che sottovalutano il problema, magari dicendoti che stai esagerando. Non c’è niente di peggio di sentir sminuito quel che ci fa soffrire: ma purtroppo i genitori non sempre riescono a dire o fare la cosa giusta, per questo potrebbe essere utile parlare con altri adulti di cui ti fidi, come un insegnante, un altro parente o ancora lo psicologo della scuola.
Spesso, il disturbo da dismorfismo viene trattato con la psicoterapia, in modo da lavorare sia sull’ossessione che su quei comportamenti ripetuti che ti portano a concentrarti continuamente su quella parte del corpo. In alcuni casi, può essere necessaria una terapia farmacologica di supporto, che prescrive lo psichiatra.
Sappi, in ogni caso, che capita a moltissime persone di ossessionarsi per un proprio “difetto” fisico. A volte è solo temporaneo, altre volte diventa un ostacolo per vivere serenamente. Anche le persone che consideriamo bellissime (come Marco Mengoni!) possono soffrire di dismorfia e stare molto male: il primo passo per stare meglio è riconoscere di avere bisogno di aiuto, proprio come ha fatto il vincitore di Sanremo 2023!