Conosci una persona con qualche tipo di disabilità (sensoriale, motoria...) e non sai bene come comportarti? Ecco i consigli che ci ha dato Fabiola Beretta volontaria di ATLHA onlus (www.atlhaonlus.eu) - Associazione per l’integrazione dei disabili attraverso il tempo libero (se vuoi leggere anche le altre interviste clicca sui link in fondo alla pagina).
La cosa più importante è la curiosità , che non va mai repressa per paura o imbarazzo . A scuola, ad esempio, uso delle forbici che hanno 4 buchi nell'impugnatura, in modo da poterle usare insieme a un'altra persona per imparare a tagliare. Quando la vedono i bambini sono incuriositi perché non sanno che cos'è ma quando lo capiscono fanno a gara per usarle. E lo stesso vale per l'altalena accessibile in carrozina che abbiamo qui nel parco: non è un gioco solo per disabili, è un gioco per tutti.
Parlando con i ragazzi disabili che frequento, infatti, viene fuori che una delle cose che proprio non sopportano è l'evitamento . L'esempio classico è quello del bambino che, invece di rivolgersi direttamente al ragazzo disabile chiede a una terza persona (un adulto, il genitore...) di parlargli. Invece, per la persona che ha un problema, ha un significato importante che gli altri si rivolgano e chiedano direttamente a lui. Anche se non parla basta abituarsi a prestare attenzione al linguaggio non verbale (gesti, espressioni...), proprio come facciamo quando comunichiamo con una persona straniera che parla un'altra lingua.
L'altra cosa che può essere fastidiosa, al contrario, è l'eccesso di aiuto , che è un comportamento abbastanza frequente, soprattutto in alcuni bambini che tendono ad attaccarsi fin troppo ad altri bambini disabili soffocandoli di attenzioni. In realtà è sbagliato perché crea un rapporto non alla pari, in cui uno dei due si sente superiore come fosse la mamma o il papà. La cosa importante invece, superata la paura e l'eccesso di attenzioni, che sono comunque due fasi normali, è trovare un equilibrio .
Per questo è molto importante evitare anche il pietismo . Se un bambino disabile fa qualcosa che ci infastidisce meglio dirglielo come faremmo con chiunque altro che fare finta di niente. Altrimenti è come dare per scontato che lui, tanto, è diverso e, "poverino" , non ce la può fare. Poi, magari non ce la fa davvero ma non bisogna darlo per scontato.
Infine anche l'età conta molto, e questo è un consiglio che mi sento di dare soprattutto agli adulti . Non puoi trattare come un bambino piccolo un ragazzino di 11 anni, come fosse eternamente alla scuola materna. E questo vale anche e soprattutto per le attività e i giochi da fare. Faccio l'esempio della manipolazione : bellissima attività ma se non è finalizzata e adeguata alla propria età alla fine diventa noiosa e sempre uguale a se stessa. Un bambino di 3 anni non è uguale a uno di 11 anche se disabile; il bambino anche disabile ha bisogno di giocare, di divertirsi e di avere degli amici della propria età, non tutto può ridursi a terapia.
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