I film horror ci fanno paura per una serie di ragioni. La prima è l'abilità del regista, che deve essere capace di suscitare emozione e suspense utilizzando tecniche di regia studiate per suscitare empatia verso la vittima, ossia far entrare lo spettatore nello stato d'animo o nella situazione che il protagonista del film sta vivendo sullo schermo.
TUTTA COLPA DELL'AMIGDALA
Al resto della paura da horror pensa... l’amigdala, una formazione a forma di mandorla che sta nel nostro cervello e che gestisce le emozioni, in particolare la sensazione di paura. L'amigdala si attiva quando viviamo una situazione che risveglia le nostre paure più antiche, di quando noi esseri umani vivevamo nelle caverne e sottoposti a ogni pericolo: violenza, dolore e perfino la morte.
I neuroscienziati hanno dimostrato che la paura, nel cervello, segue due percorsi distinti. I nostri sensi trasmettono l’informazione paurosa al talamo (è una struttura del sistema nervoso centrale). Lì, la paura compie due percorsi: uno più corto che dà l’allarme, addirittura prima che noi riusciamo ad avere coscienza di che cosa stia accadendo, e raggiunge l'amigdala. Un altro percorso è un po' più lungo, raggiunge la corteccia cerebrale e ci fa avere coscienza che c'è un pericolo reale.
È questo meccanismo duplice che, da sempre, ci salva la vita. Al cinema, per esempio, l’inquadratura di un coltello che colpisce innesca nello spettatore il segnale della paura. Questo segnale fa il percorso breve verso l’amigdala e lo ha dimostrato uno studio scientifico, che ha verificato i movimenti degli occhi degli spettatori di un film horror.
Il risultato è che le sensazioni di paura dipendono da quale porzione di schermo stanno osservando: ecco perché, al cinema, un coltello che colpisce di solito fa più paura dello stesso coltello riposto nel cassetto...