Insulti, offese, minacce, atteggiamenti violenti ripetuti nel tempo: se si è vittima di questi comportamenti ci si potrebbe trovare in presenza di un caso di bullismo. Non scherzi o giochi esagerati, ma azioni che vengono compiute con l’intenzione di fare del male senza alcuno scopo se non quello di far soffrire qualcuno o di dimostrare la propria forza. Ma dove si possono verificare gli atti di bullismo? Ne abbiamo parlato con la dottoressa Serena Costa, psicologa dell’Infanzia, che ci ha spiegato come purtroppo qualunque luogo può diventare scenario di brutti episodi di bullismo.
Chi sono i bulli
Partiamo innanzitutto dal capire chi sono i bulli. «Si tratta di bambini o ragazzi, maschi o femmine, che agiscono con prepotenza e con violenza nei confronti di uno o più compagni considerati deboli, presi di mira per qualche caratteristica come ad esempio il colore della pelle, l’orientamento sessuale, la forte sensibilità. Parliamo quindi di bullismo quando c’è una disparità tra bulli e vittima: questa disparità può essere fisica, psicologica, ma anche di età e di numero. In pratica, i bulli scelgono come vittime dei bambini o dei ragazzi sui quali potranno facilmente prevalere».
Il bullismo: come riconoscerlo
Come capire che si è vittime di bullismo e non di uno scherzo esagerato da parte di un compagno? «Le azioni compiute dai bulli innanzitutto si ripetono nel tempo e sono mosse da un’aggressività che potremmo chiamare "gratuita", cioè senza uno scopo di alcun tipo se non quello di far soffrire la persona che ne è oggetto. Chi è vittima di bullismo comincia a stare male fisicamente, con frequenti mal di pancia e mal di testa, e psicologicamente, rifiutandosi ad esempio di andare a scuola, di partecipare alle gite e alle feste di classe».
I luoghi del bullismo: scuola, pullman e Facebook
«I luoghi del bullismo sono purtroppo molteplici: a scuola durante la ricreazione, soprattutto nei cortili e nei bagni, negli spogliatoi delle palestre e delle piscine, nei parchi pubblici, sull’autobus o nel tragitto casa-scuola, in pullman durante una gita, sui social network. Vediamo insieme alcuni esempi:
Ad accomunare questi luoghi è il fatto che, nella maggior parte dei casi, i comportamenti violenti nei confronti di uno o più bambini da parte di compagni e coetanei si verificano lontano dalla presenza degli adulti, ma può capitare che avvengano anche sotto gli occhi di genitori e insegnanti che, purtroppo, non sempre sono in grado di riconoscere il problema o di intervenire».
Le violenze dei bulli: fisiche, verbali e psicologiche
Non solo fisiche ma anche verbali: le violenze dei bulli non colpiscono soltanto il corpo. «Alle azioni dirette di tipo fisico come botte, calci e pugni, bisogna aggiungere anche quelle di tipo verbale come parolacce, prese in giro, minacce. Ci sono poi le azioni indirette psicologiche che si manifestano ad esempio nell’esclusione da un gruppo, dall’utilizzo di smorfie, da pettegolezzi che mettono in cattiva luce il bambino o la bambina preso di mira».
Vittima di bullismo: come chiedere aiuto
«Può essere difficile per chi è vittima di bullismo chiedere aiuto, prima di tutto perché c’è la paura di essere considerato una spia. Ma è davvero importante comunicare e non rimanere in silenzio, altrimenti si rischia di fare proprio il gioco dei bulli, e soprattutto non reagire con la violenza: bisogna promuovere i propri diritti ma senza abbassarsi al livello dei bulli.
Un primo passo può essere quello di confidarsi con un amico, anche un coetaneo, e raccontare cosa sta succedendo per trovare sostegno e conforto. Il consiglio è comunque quello di parlarne con un adulto di cui ci si fida, come un genitore o un insegnante: si può fare anche non facendosi vedere e rimanendo nell’anonimato. Insieme sarà più facile trovare il modo giusto per contrastare gli atti di bullismo».
Fonti:
Dottoressa Serena Costa (www.serenacosta.it - FB Connettiti alla psicologia)
La guida "Tutti insieme contro il bullismo"