«L’ingestione della plastica ormai è un problema molto comune e il 90% delle tartarughe di cui ci prendiamo cura defeca regolarmente frammenti di plastica. Sì, hai capito bene: nella cacca delle nostre tartarughe troviamo plastica». Parola di Sandra Hochscheid, responsabile del Centro Ricerche Tartarughe Marine di Napoli (turtlepoint.it). Un pronto soccorso per le tartarughe in difficoltà.
Spesso sono i pescatori a trovarle, in mare o spiaggiate sulla costa, e a portarle in questo ospedale speciale dove al posto dei letti ci sono vasche per la convalescenza delle povere tartarughe che hanno bisogno di cure perché hanno ingerito plastiche, ami, lenze o sono gravemente ferite.
«Quando arrivano in ambulatorio» spiega la biologa marina «vengono visitate: prelievo del sangue, esame radiologico...». La radiografia serve a svelare la presenza di un amo da pesca o altro ancora nello stomaco. «E una volta individuato il problema, prescriviamo il trattamento: l’antibiotico a chi ha la polmonite, la stecca a un arto in caso di frattura, l’intervento chirurgico se bisogna rimuovere una lenza ingerita e bloccata nel tratto intestinale…». L’obiettivo è curarle per poterle rilasciare in mare.
Tra le loro pazienti ci sono state anche Fortunella, Ottavia, Federica e Aprea: tartarughe Caretta caretta, la specie più comune nel Mediterraneo. Sono piuttosto longeve: vivono oltre 60 anni, forse addirittura 100. «Quando sono giovani, fino ai 15 anni circa, si avventurano in mare aperto per mangiare» racconta Hochscheid. Plancton e meduse sono i loro piatti preferiti! Poi crescendo, da adulte, si aggirano sui fondali in acque basse a caccia di granchi e molluschi: «Hanno infatti delle mandibole molto forti con cui riescono a rompere conchiglie anche molto grandi».
«Molti ragazzi e ragazze che vengono a visitare il nostro Centro della Stazione Zoologica Anton Dohrn, mi dicono che anche loro da grandi vorrebbero aiutare le tartarughe marine» racconta entusiasta Sandra Hochscheid.
«Il consiglio che do loro e do anche a voi focusini è di coltivare la passione e il rispetto per la natura e studiare. Biologia marina, zoologia, medicina veterinaria. Io, per esempio, ho una laurea in biologia marina e il dottorato di ricerca in zoologia e prima di arrivare a Napoli, ho studiato le tartarughe marine in giro per il mondo: Scozia, Sud Africa, Regno Unito».
Le tartarughe marine, ma non solo, hanno bisogno anche di noi e della nostra solidarietà! «Cominciamo tutti a rispettare di più l’ambiente e a non inquinare. Perché in mare vogliamo vedere tartarughe, pesci e meduse e non buste, tappi e bottiglie, insomma rifiuti!»
A proposito, se dovesse capitare anche a te di trovare una tartaruga bisognosa di cure, contatta la Guardia Costiera al 1530 che provvederà ad allertare il centro più vicino.