Ogni volta che mi imbarco per un’escursione di whalewatching al largo di Imperia, nel Ponente Ligure, spero di incontrare le piccole e agili stenelle (Stenella coeruleoalba), i delfini più rappresentativi di queste acque, e magari, con un po’ di fortuna, la balenottera comune (Balaenoptera physalus), il secondo animale più grande del Pianeta dopo la balenottera azzurra, e perfino il capodoglio (Physeter macrocephalus), che è grande come una balena ma ha i denti come i delfini.
Incontrare questi straordinari cetacei è un’esperienza indescrivibile, di quelle che non si scordano. Ma quando oltre a decine di stenelle, cinque balene e un capodoglio, con i binocoli si avvistano anche delle piccole macchie nere all’orizzonte, sulla torretta di avvistamento della Corsara, la barca della Golfo Paradiso specializzata in whalewatching, esplode la gioia: sono i globicefali (Globicephala melas)!
Li abbiamo trovati: il giorno prima era stato avvistato in zona un clan di 150 individui, qualcosa di più unico che raro. Questi grandi delfini dalla pelle scura, infatti, sono una presenza poco comune nelle acque del Ponente, e il loro avvistamento rappresenta una preziosa testimonianza della grandiosa biodiversità del nostro Mediterraneo.
La domenica li avvistiamo a undici miglia al largo di Capo Mele. I globicefali sono una quarantina, curiosi e confidenti come solo loro sanno essere tra tutti i cetacei del Santuario Pelagos, l’area marina protetta estesa tra Italia, Principato di Monaco e Francia. Non appena li raggiungiamo si sparpagliano intorno all’imbarcazione, così vicino che possiamo sentire il loro respiro a ogni sbuffo, oltre ai suoni di socializzazione. Alcuni, poi, si girano su un fianco per guardarci meglio, occhi negli occhi!
Durante gli incontri del weekend con i globicefali abbiamo notato che avevano un comportamento anomalo. Secondo Jessica Picozzi, la biologa e ricercatrice a bordo di Corsara, «di solito questi animali durante il giorno restano in superficie a riposare e limitano gli spostamenti, mentre di notte vanno a caccia negli abissi, ma questi globicefali erano su di giri! Saltavano, facevano i tuffi tra le onde, nuotavano veloci sotto il pelo dell’acqua per poi emergere sparati oltre la superficie a respirare». È la prima volta che osserviamo questo comportamento nel Santuario, ma è più comune nelle acque oceaniche, dove gli animali si agitano se in zona si aggira un predatore oppure se sono in corso delle nuove nascite. «In questo clan abbiamo contato sette cuccioli di poche settimane – continua la biologa – ma nessun parto in atto, né tantomeno predatori nei paraggi». Chissà cosa ha creato scompiglio in questi globicefali? Di certo vederli così attivi ha reso l’incontro ancora più emozionante!
Le foto di questo servizio illustrano l'eccezionale incontro.