La paleontologia non vive solo di dinosauri. Esistono infatti ritrovamenti che anche se non coinvolgono direttamente gli affascinanti lucertoloni preistorici, possono dirci molto su come si sia sviluppata la vita sul nostro pianeta.
Negli ultimi anni, i rinvenimenti fossili hanno portato alla luce una gamma di creature ed organismi primordiali che la comunità scientifica riteneva "impossibili". Tali straordinari reperti rappresentano il punto di partenza per piante e animali (incluso l'uomo) che poi si sono evolute fino alle forme che oggi tutti conosciamo.
Il Saccorhytus coronarius, ad esempio, è un fossile scoperto in tempi recenti e rappresenta il nostro più antico progenitore. Da questo organismo imparentato con i ricci di mare infatti, si sono sviluppati i primi vertebrati che poi hanno intrapreso diversi percorsi evolutivi. Niente male per un esserino di un millimetro appena!
Ancora più curiosa è stata la scoperta di una sottospecie di antico millepiedi che per muoversi doveva issarsi sulle molteplici zampe e ondulare i tentacoli anteriori come fanno i fan più scatenati durante il concerto del loro idolo. Proprio per questa postura bizzarra, la creatura è stata rinominata Ovatiovermis cribratus (ovatio= ovazione, acclamazione). Un piccolo tifoso di oltre 500 milioni di anni fa!
L'elenco continua con il Pentecopterus decorahensis, uno scorpione di mare vecchio di 476 milioni di anni, e il Metaspriggina walcotti, pesce del periodo Cambriano superiore (500 milioni di anni fa) dotato di mascella e dal quale si sono evoluti tutti gli attuali rettili, anfibi, uccelli e mammiferi.
Il padrone del Cambriano
Quando la vita non si era ancora spostata sulla terraferma però, il signore dei mari preistorici era il Tamisiocaris borealis, un colossale mostro marino di 520 milioni di anni fa il cui aspetto era simile ad un gambero, ma senza esserne un diretto antenato.
La forma di questo animale lungo 2 metri era così particolare che per mesi la sua classificazione è stata un vero rebus per gli scienziati che ne hanno scovato i resti nella fredda Groenlandia.
Accanto alla bocca infatti, il Tamisiocaris presentava due strane strutture lunghe 12 centimetri che potevano avvolgersi come una proboscide; esse servivano per filtrare il microplancton che componeva la dieta principale della creatura, più o meno come le balene odierne.