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FocusJunior.itAnimaliIl gatto Kauzo: la vera storia del felino senza occhi, ma che vede… con il cuore

Il gatto Kauzo: la vera storia del felino senza occhi, ma che vede… con il cuore

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Il micio Kauzo ci racconta la storia di un grosso handicap fisico che però viene compensato dal grande amore della sua famiglia.

Il mio nome è Kazou, sono un gatto dalla pelliccia bianca e rossiccia. La mia storia ha inizio due mesi dopo la mia nascita, quando una pericolosa influenza mi ha debilitato e ha colpito anche i miei occhi. Quando sono stato ritrovato in una fattoria in Stiria (Austria) da persone che soccorrono gli animali in difficoltà, gli occhi erano già irrimediabilmente compromessi e così i veterinari hanno deciso di rimuoverli con un intervento chirurgico. Hanno poi cucito le palpebre fra loro, per evitare possibili infezioni.

Una famiglia che mi adora

Potrebbe sembrare una circostanza molto triste, ma in realtà da quel momento è iniziata una nuova vita per me. La ragazza che mi ha accudito durante la convalescenza, infatti, ha deciso di presentarmi a una sua cara amica, Sabine, che inizialmente era un po’ preoccupata per la mia condizione particolare. Quando mi ha conosciuto, però, ogni sua paura è scomparsa e ha deciso di adottarmi. Posso dire che tra noi è scoccato il classico “colpo di fulmine” e appena mi sono rimesso dall’intervento chirurgico, mi sono trasferito nella casa della mia nuova famiglia. Così, da novembre 2014 vivo con Sabine, suo marito e diversi altri gatti. Qui ho trovato uno spazio totalmente adatto a me, dove ho potuto dare libero sfogo alla mia natura.

UN TIPO ESUBERANTE

Nonostante all’inizio tutti pensassero che avessi un carattere calmo, infatti, io sono pieno di energie e non sto mai fermo. Secondo gli umani con cui vivo il dolore che avevo agli occhi mi limitava parecchio, ma dopo l’intervento chirurgico sono letteralmente rinato ed è esplosa tutta la mia voglia di vivere.

Da quando sono stato adottato, infatti, passo le mie giornate a giocare ed esplorare tutto ciò che mi circonda, dedicandomi anche ad attività che qualcuno potrebbe pensare non siano adatte a me. In realtà, io rimango sempre un felino e nel mio DNA è forte l’istinto predatorio, fatto di appostamenti e agguati. Mi piace, perciò, cacciare topi e uccelli e devo dire che me la cavo abbastanza bene. Una volta sono riuscito anche a prendere una talpa: purtroppo, però, nonostante i miei sforzi per catturarla, Sabine l’ha liberata subito!

VITA...DA GATTO

Come tutti i gatti dedico molto tempo alla pulizia del pelo: un lavoro importante perché un mantello ordinato mi protegge meglio dal caldo, dal freddo, dai parassiti... Con la mia lingua ricoperta da piccoli dentelli, mi spazzolo regolarmente: sono un tipo ordinato! E non disdegno certo di “farmi le unghie”, considerando il significato che ha per noi felini.

Quando, infatti, graffiamo alcuni oggetti che ci circondano, lo facciamo sia per affilare gli artigli, sia per segnalare la nostra presenza agli altri gatti della zona. Stiamo, quindi, marcando la nostra area, grazie anche a delle piccole ghiandole presenti tra le dita che rilasciano delle secrezioni. Tutto perché siamo animali territoriali e non perdiamo occasione per dimostrarlo.

NON VEDO, MA SENTO!

Insomma, riesco a fare tutto quello che fanno gli altri gatti, anche se con qualche piccola differenza. Per esempio, quando mi trovo in un luogo sollevato da terra e devo scendere verso il basso procedo con più cautela e più lentamente perché ho bisogno di sentire qualcosa di “concreto” sotto le zampe prima di avventurarmi. Inoltre, ronzii e rumori persistenti mi infastidiscono più della norma, poiché interferiscono con il mio senso dell’orientamento.

Noi gatti (proprio perché predatori), infatti, abbiamo udito e olfatto particolarmente sviluppati e i miei lo sono ancora di più. Ad aiutarmi molto sono anche i baffi, le vibrisse, con cui riesco a percepire spostamenti d’aria anche leggerissimi, oltre a eventuali ostacoli. Persino i cuscinetti sotto le zampe, sensibili alle vibrazioni, mi aiutano a muovermi come se avessi gli occhi e alla fine mi oriento con più facilità di quanto non si potrebbe pensare. Sabine addirittura dice che a volte si dimentica della mia cecità!

Mi piace molto giocare con lei e mi ha insegnato diversi esercizi, come rotolare su me stesso, dare il cinque (con entrambe le zampe), stare dritto sulle zampe posteriori... Tutti i giorni le ricordo il momento dedicato al nostro allenamento!

UN ESEMPIO PER TUTTI

Mi piace molto anche la compagnia degli altri gatti di casa: in tutto siamo cinque, ma io in particolare ho stretto amicizia con Odean, che ha due anni e mezzo e un occhio solo (ha perso l’altro sempre per colpa dell’influenza felina). Noi due stiamo sempre in giardino: qui ci rincorriamo, mangiamo l’erba, ci rilassiamo, sentiamo i profumi nell’aria e schiacciamo pisolini al sole.

Sabine, che è una fotografa, si diverte a immortalarmi nelle mie varie attività; chi mi conosce rimane colpito dalla mia vivacità, dalla mia curiosità, dal mio desiderio di provare tutto senza paura e dalla mia forza di volontà. Io posso solo dire che a giugno compirò cinque anni e, anche se non ho quasi mai usato i miei occhi, ho una vita intensa e soddisfacente, perché si può essere felici anche se si hanno caratteristiche diverse dai propri simili. Io ne sono la prova vivente!