I cani preferiscono le voci femminili. Un'analisi delle scansioni cerebrali condotta da ricercatori dell'Istituto di neuroscienza e psicologia cognitiva e dell'Università Eötvös Loránd, in Ungheria, ha suggerito che i cani ascoltano davvero quando parliamo con loro.
Lo studio, pubblicato il 18 agosto sulla rivista Communications Biology, mostra che il cervello dei nostri quattrozampe sembra reagire in modo più pronunciato alle voci femminili.
Una possibile spiegazione di questo fenomeno è che le donne tendono a parlare con una tonalità più acuta e melodica quando si rivolgono ai cani, come quando si rivolgono ai neonati, il cosiddetto "baby talk". Diversi studi scientifici hanno dimostrato che i neonati sono molto sensibili a questa modalità di comunicazione e che questa forma di discorso può contribuire positivamente allo sviluppo cognitivo, sociale e linguistica.
Tuttavia, i cani, a differenza dei neonati, non sono esposti alle voci femminili umane nell'utero e la comunicazione tra cani non coinvolge il linguaggio vocale melodico. Perché i cani reagiscono positivamente alle voci femminili?
Il gruppo di ricerca ha iniziato a indagare. Per lo studio sono stati reclutati diciannove cani domestici (Canis familiaris) di otto razze diverse, di età compresa tra 2 e 10 anni.
Questi volontari a quattrozampe sono stati sottoposti a una risonanza magnetica funzionale mentre gli scienziati riproducevano tre diversi tipi di discorso umano preregistrato:
Le conversazioni sono state registrate utilizzando le voci di dodici donne e dodici uomini durante le normali interazioni nella vita reale.
I risultati hanno mostrato che i cani manifestano maggiore attività nella corteccia uditiva quando ascoltano voci acute, spesso utilizzate quando ci si rivolge ad animali domestici o ai neonati, soprattutto se pronunciate da donne.
La neuroetologa Anna Gábor dell'Università Eötvös Loránd ritiene che «La preferenza potrebbe essere dovuta al fatto che le donne parlano più spesso ai cani con una cantilena esagerata rispetto agli uomini» riferendosi a elementi del discorso come il tono, l'accento, il ritmo e l'emozione.
Nelle scansioni del cervello dei cani le voci umane sono state elaborate in una parte secondaria della corteccia uditiva del cane, nota come polo temporale, così come in un'area tra il lobo temporale e i lobi frontali e parietali chiamata fissura silviana.
Proprio come è stato dimostrato da precedenti studi condotti da neuroscienziati, che una parte simile del cervello si "accendeva" nei neonati quando ascoltavano voci acute e cantilenanti parlare.
Per quanto riguarda il modo in cui i nostri cani da compagnia potrebbero aver sviluppato questo tratto simile a quello umano, gli scienziati hanno ipotizzato due possibilità principali:
È possibile, spiega Gábor e i suoi colleghi, che i cani pre-addomesticati «fossero più propensi a stare vicino agli umani e a prestare attenzione ai loro segnali vocali».
Altre ricerche hanno mostrato che i lupi sono più reattivi ai discorsi con tono vocale più basso, mentre come abbiamo visto qui, i cani sono più reattivi ai discorsi con toni più acuti.
Gli scienziati comunque affermano che sono necessarie ulteriori ricerche, ma vale la pena esplorare ulteriormente le somiglianze riscontrate tra il modo in cui i cani e i bambini umani rispondono alle voci degli adulti. Forse i nostri animali domestici si riveleranno un modello davvero utile per come eravamo prima che potessimo parlare.