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Dinosauri italiani: quali sono le specie scoperte nel nostro Paese?

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Molti milioni di anni fa l'Italia era terra di dinosauri, alcuni dei quali mai trovati in altre parti del mondo...

Se Steven Spielberg avesse dei dubbi su dove ambientare il prossimo episodio della saga di Jurassic World, un’ottima idea sarebbe di girare il suo film in Italia: pochi lo sanno, ma anche la nostra penisola è stata terra di dinosauri e grandi rettili preistorici. Dalle montagne alle spiagge, un po’ ovunque c’erano dinosauri erbivori e carnivori, grandi e piccoli, solitari o in branchi, ma c’erano anche giganteschi rettili marini e persino rettili volanti ancora più antichi. Se non li avete mai visti è meglio che cominciate a conoscerli. Perché il prossimo fossile potrebbe spuntare anche vicino a casa vostra. La cosa strana, infatti, è che mentre i dinosauri sono stati scoperti ormai quasi duecento anni fa, per moltissimo tempo in Italia non ne è stato trovato nessuno. E molti pensavano che non ci fossero mai stati. Invece non è così! Conosciamo allora i dinosauri italiani...

UN'ERA ASSAI POPOLATA

I dinosauri hanno abitato la Terra molto a lungo. Comparsi nel Triassico (245 milioni di anni fa), dominarono il pianeta nel Giurassico e nel Cretaceo, prima di estinguersi 66 milioni di anni fa. «Se abitate dalle parti di Altamura (Bari), ma anche in altre zone della Puglia, passando di lì 80 milioni di anni fa avreste visto grandi mandrie di dinosauri erbivori pascolare e muoversi» racconta Simone Maganuco, paleontologo che studia i dinosauri italiani collaborando con il Museo di Storia Naturale di Milano.

C’erano i sauropodi dal collo lungo e dalla coda smisurata, ma anche gli anchilosauri tozzi, bassi e con corazze che li rendevano prede molto difficili, e poi gli adrosauri, con il loro becco piatto simile a quello delle anatre. E non mancavano i dinosauri carnivori, che a questi erbivori davano la caccia. Insomma, erano tantissimi: sono state identificate più di 4 mila impronte di cinque o sei specie diverse, ma gli scienziati pensano che ci possano essere più di 30 mila tracce del loro passaggio fossilizzate in aree che all’epoca erano coperte di fango. Perciò dovevano esserci pascoli sufficienti per nutrirli tutti.

ITALIA TANA "GIURASSICA"

Una cosa simile è stata scoperta anche molto più a nord, vicino a Rovereto, in provincia di Trento. «Anche lì c’erano dinosauri, e da molto prima che in Puglia» racconta Maganuco. Le impronte trovate in una località che si chiama Lavini di Marco, infatti, risalgono a più di 180 milioni di anni fa, ossia ben 100 milioni di anni prima di quelle di Altamura. In Trentino le impronte sono meno, circa un migliaio, ma non per questo sono meno varie, e comprendono anche quelle impresse dalle zampe a tre dita artigliate tipiche dei dinosauri carnivori.

C’erano dinosauri a Trieste, dove è stato ritrovato lo scheletro italiano più completo, quello di un Tethyshadros, amichevolmente battezzato Antonio. Ce n’erano nel Lazio (sono state trovate impronte a Sezze, in provincia di Latina) e a 50 chilometri da Roma è saltata fuori la vertebra di un titanosauro soprannominato Tito.

C’erano dinosauri in Abruzzo, in Liguria vicino a Lerici (La Spezia) e sui Monti Pisani in Toscana. Queste ultime impronte hanno ben due record: sono le prime che siano mai state scoperte, perché erano conosciute fin dall’Ottocento (nessuno, però, fino al 1940 aveva capito che fossero di dinosauro). E in più appartengono ad animali antichissimi, vissuti 220 milioni di anni fa, quando questi animali erano comparsi sulla Terra differenziandosi dagli altri rettili esistenti. Ce n’erano persino in Sicilia, dove pochi anni fa è stata fatta una scoperta inattesa a Capaci, vicino a Palermo: si scoprì un osso di una zampa di teropode di circa 90 milioni di anni fa.

LA NOSTRA STAR: CIRO

l record del dinosauro italiano più grande spetta a un predatore che è stato trovato a Saltrio, vicino a Varese, e che forse raggiungeva gli otto metri di lunghezza per una tonnellata e mezza di peso. Il più piccolo, invece, è Ciro (Scipionyx samniticus), che però è anche il più famoso di tutti.

Ciro visse solo pochi giorni vicino a Benevento, in Campania e forse morì affogato. Fatto sta che è diventato un fossile straordinario che ci sta svelando un sacco di cose, perché appartiene a una specie che non è mai stata trovata altrove. E poi perché ci dice come era fatto davvero un dinosauro, perché è l’unico, in tutto il mondo, del quale possiamo vedere gli organi interni. Ciro era un piccolo carnivoro, lungo quasi 50 centimetri e pesante meno di mezzo chilo e, anche se fosse diventato adulto, non avrebbe superato i due metri di lunghezza.

«Questa è una cosa strana e importante» dice Cristiano Dal Sasso, paleontologo del Museo di Storia Naturale di Milano che ha dedicato moltissimo tempo a studiare Ciro ed è uno dei suoi “papà”. «I dinosauri italiani sembrano più piccoli di quelli della stessa specie trovati altrove, spesso sono di specie nuove, come Ciro, e anch’esse di dimensioni ridotte». Il motivo per cui questi animali erano più piccoli è che l’Italia preistorica era molto diversa da quella di oggi, in pratica un arcipelago di isole che formavano un ponte tra due supercontinenti preistorici.

«Quando una specie vive su un’isola molto a lungo, spesso le sue dimensioni si riducono, per adattarsi a un ambiente più piccolo e con meno cibo», spiega Dal Sasso. Questo fa sì che l’Italia sia probabilmente la patria anche di altri esemplari unici, mai visti altrove, ancora tutti da scoprire e pronti ad arricchire il catalogo di
specie che già conosciamo.

La caccia ai dinosauri italiani e ai rettili preistorici della nostra penisola, insomma, è appena cominciata. E ci sarà bisogno di molti bravi paleontologi per continuarla.

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