Focus.it

FocusJunior.it

FocusJunior.itAnimaliAnimali selvaticiLe locuste e le loro invasioni

Le locuste e le loro invasioni

Stampa

Il Corno d'Africa sta affrontando una delle peggiori invasioni di locuste degli ultimi decenni. Ma come mai questi insetti voraci provocano tanta distruzione?

Le locuste sono cavallette… giramondo, note per le abitudini migratorie e perché, quando si spostano, lo fanno in gruppo, in sciami di proporzioni bibliche (come quello della famosa Piaga d’Egitto descritta nell’Antico Testamento).

Le locuste del deserto (Schistocerca gregaria) sono insetti extralarge che raggiungono i 6 cm di lunghezza e abitano nei paesaggi semidesertici del continente asiatico e africano. La loro stazza e il loro colore cambiano in base alle abitudini sociali: di norma queste creature vivono un’esistenza solitaria, ma quando diventano gregarie, cioè iniziano a vivere in grandi gruppi con molti esemplari, si fanno più tozze e muscolose per prepararsi a una vita da viaggiatrici, e cambiano livrea passando dal marroncino al giallo-nero. Questo cambio d’abito segnala ai loro predatori che sono tossiche e non buone da mangiare.

Sono le condizioni climatiche dell’ambiente in cui le locuste vivono a determinare il passaggio dalla fase solitaria alla vita gregaria. Le locuste del deserto depongono le uova unicamente nel suolo umido, per evitare che si secchino. Dopo i periodi molto piovosi, si verificano per questi insetti le condizioni ideali per “mettere su famiglia”: le locuste allora emettono un feromone - una specie di messaggero chimico - che le fa sembrare molto attraenti, iniziano ad accoppiarsi e riempiono le sabbie del deserto di uova, anche un migliaio per metro quadrato: una femmina può deporre fino a 160 uova per volta! Alla schiusa, le giovani locuste (neanidi) avranno cibo in abbondanza: le stesse piogge che hanno favorito la moltiplicazione di massa avranno infatti fatto crescere la vegetazione. Questi insetti molto voraci non buttano via niente, della pianta: mangiano foglie, fiori, germogli, frutti e semi.

Ma quando le loro aggregazioni si fanno un po’ troppo numerose, arrivando a milioni di esemplari, il cibo inizia a scarseggiare: è questa la molla che spinge le locuste a migrare. Se rimanessero tutte nello stesso luogo, finirebbero rapidamente tutto il cibo disponibile: invece, ognuna di esse deve consumare l’equivalente del suo peso in cibo ogni giorno! Ogni locusta può compiere in volo anche 150 km al giorno. Per sostenere queste migrazioni epiche, deve fare incetta di carboidrati, e sfortunatamente, le sue fonti alimentari preferite sono le stesse che servono all’uomo: riso, orzo, mais, sorgo, canna da zucchero, palma da dattero. Moltiplicate questo appetito per i milioni, i miliardi di locuste di uno sciame e si capisce perché, anche un piccolo gruppetto di locuste arrivi consumare in un giorno le scorte di cibo che potrebbero nutrire 35 mila persone.

Di locuste si sente molto parlare, in queste settimane, perché nel Corno d’Africa (la parte orientale del continente africano) è in corso la peggiore invasione di locuste del deserto da decenni; la più massiccia in 25 anni, per Etiopia e Somalia, e la peggiore degli ultimi 70 anni, per il Kenya. Centinaia di miliardi di locuste in sciami estesi come intere città stanno devastando i raccolti di comunità già alle prese con scarsità cronica di cibo e già piegate dai capricci delle stagioni dovuti ai cambiamenti climatici. L’invasione è iniziata nei deserti dell’Oman nel 2018, complici due cicloni che hanno riversato forti piogge sulla penisola arabica. Nel corso dei mesi, sciami di locuste sempre più massicci si sono spostati a nord, verso l’Iran, e a sud verso lo Yemen in cerca di cibo.

Durante la scorsa estate, gli insetti hanno volato sopra l’Oceano indiano e sono approdati in Somalia e in Etiopia. Secondo la FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per il Cibo e l’Agricoltura, l’invasione di locuste in Africa minaccia di provocare una crisi umanitaria e di aggravare il problema, già molto serio, della sicurezza alimentare. In un pianeta sempre più esposto al riscaldamento globale e ad eventi climatici estremi, animali che ben sopportano le alte temperature e che si rafforzano con l’umidità sono favoriti: possiamo immaginare che eventi come questi diverranno sempre meno insoliti.

CATEGORY: 1