"Non chiuderti a riccio!" ti dicono quando ti isoli e non ti vuoi schiodare da casa. Infatti, quando si sente in pericolo o cade in letargo, il riccio si appallottola su se stesso.
Ma quali sono le caratteristiche di questo animale così timido e allo stesso tempo "pungente"?
Per incominciare è un mammifero della famiglia Erinaceidae ed è un animale notturno: riesce a dormire fino a 12 ore durante il giorno.
Ha un corpo minuto e orecchie grandi e rotonde appena visibili. Il muso è molto appuntito. Grazie a particolari muscoli dorsali riesce nella "mossa" per cui è famoso: appallottolarsi e rizzare gli aculei in caso di pericolo. Sebbene sia timido, non è difficile da manipolare se si usa una grande delicatezza. La durata media della sua vita, oscilla tra gli 8-10 anni.
Ha una dieta molto varia, tanto da essere considerato un onnivoro. È, però, l'unico insettivoro che va in letargo. Si accorge che è l'ora di andare a "dormire" quando avverte le variazioni climatiche che preannunciano i primi freddi, ma anche grazie variazioni metaboliche stagionali.
Il suo letargo è dettato dall'ipofisi, una ghiandola a secrezione interna che stimola il pancreas a secernere in maggior quantità l'insulina, un ormone che agisce sul tasso glicemico (ovvero il livello degli zuccheri nel sangue).
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Saranno gli zuccheri nel sangue la riserva che garantirà al riccio la sopravvivenza durante il lungo sonno invernale.
Per prepararsi al letargo, in autunno, mangia a più non posso perché non ama far provviste di cibo. Quando si sente pronto, il riccio imbottisce il nido di erba e foglie secche e si ritira, raggomitolato con gli aculei eretti, nel suo comodo lettino.
Ma il suo sonno non è continuo, circa una volta al mese il riccio si risveglia , anche se riesce a fare lunghi riposi da sei settimane consecutive!
Durante il letargo i suoi processi metabolici si rallentano: la temperatura del corpo scende fino a quella dell'ambiente esterno (ma non sotto i 4 gradi), le pulsazioni si riducono a circa 20 al minuto e le respirazioni a 10 al minuto.
Se la temperatura esterna si fa troppo bassa scatta un meccanismo di autoregolazione termica che fa sì che la temperatura corporea si alzi e il congelamento sia evitato. In alternativa, il sistema di autoregolazione termica provoca il risveglio. Il metabolismo così si riattiva e il riccio è salvo.